Proposte di canti: DOMENICA 05 luglio 2020 – 1a messa Don Alessandro Basso

Inizio: INVOCHIAMO LA TUA PRESENZA

Invochiamo la tua presenza, vieni Signor. Invochiamo la tua presenza, scendi su di noi.
Vieni consolatore, dona pace ed umiltà, acqua viva d’amore questo cuore apriamo a te.

Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi. Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi.
Vieni su noi Maranathà, vieni su noi Spirito. Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi.
Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi. scendi su di noi.

Invochiamo la tua presenza, vieni Signor. Invochiamo la tua presenza, scendi su di noi.
Vieni luce dei cuori, dona forza e fedeltà, fuoco eterno d’amore questa vita offriamo a te.

 

GLORIA

Gloria, gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama,
agli uomini da sempre amati.

 D: Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, ti glorifichiamo,
U: Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa.
T: Signore Gesù Cristo, figlio del Padre.

U: Tu che togli i peccati del mondo, D: Tu che siedi alla destra del Padre
T: abbi pietà di noi, accogli la nostra supplica.

U: Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu che vivi con lo Spirito Santo.
Nella gloria del Padre, per tutti i secoli.
Rit + Amen

(D: Gloria a Dio nell’alto dei cieli… Gloria al Signore nei secoli, amen. Amen.)

 

PERCHE’ TU SEI CON ME

Solo tu sei il mio pastore: niente mai mi mancherà.
Solo tu sei il mio pastore, o Signore.

 Mi conduci dietro Te sulle verdi alture, ai ruscelli tranquilli lassù,
dov’è più limpida l’acqua per me, dove mi fai riposare.

Anche fra le tenebre d’un abisso oscuro, io non temo alcun male perché
Tu mi sostieni, sei sempre con me, rendi il sentiero sicuro.

Siedo alla tua tavola che mi hai preparato ed il calice è colmo per me
di quella linfa di felicità che per amore hai versato.

Sempre mi accompagnano, lungo estati e inverni, la tua grazia, la tua fedeltà.
Nella tua casa io abiterò Fino alla fine dei giorni.

 

ALLELUIA LODE COSMICA

Alleluia, alleluia! Alleluia, alleluia!
Alleluia, alleluia! Alleluia, alleluia!

Lodino il Signore i Cieli, lodino il Signor le Terre,
Lodino il suo nome in eterno perché è sublime.

 

Offertorio: IL SEME DEL TUO CAMPO

Per ogni volta che ci doni la Parola di luce, noi offriremo la pace.
Per ogni volta che ci nutre il tuo Pane di vita, noi sazieremo la fame.
Per ogni volta che ci allieta il tuo Vino di gioia, noi guariremo ferite.

Offriamo a Te, sinceramente, la vita. Benediciamo la tua pace fra noi.
Saremo l’eco del tuo canto, il seme del tuo campo,
il lievito del tuo perdono, il lievito del tuo perdono.

Non ci separa dalla fede l’incertezza del cuore, quando ci parli, Signore.
Non ci separa dall’amore la potenza del male, quando rimani con noi.
Non ci separa dall’attesa del tuo giorno la morte, quando ci tieni per mano.

 

RESTO CON TE

Seme gettato nel mondo, Figlio donato alla terra, il tuo silenzio custodirò.
In ciò che vive e che muore vedo il tuo volto d’amore: sei il mio Signore e sei il mio Dio.

Io lo so che Tu sfidi la mia morte. Io lo so che Tu abiti il mio buio
nell’attesa del giorno che verrà, resto con Te.

Nube di mandorlo in fiore dentro gli inverni del cuore, è questo pane che Tu ci dai.
Vena di cielo profondo dentro le notti del mondo, è questo vino che Tu ci dai.

Io lo so che Tu sfidi la mia morte. Io lo so che Tu abiti il mio buio
nell’attesa del giorno che verrà, resto con Te.
Tu sei Re di stellate immensità e sei Tu il futuro che verrà
sei l’amore che muove ogni realtà e Tu sei qui…
Resto con Te.

 

DELL’AURORA TU SORGI PIU’ BELLA

Dell’aurora tu sorgi più bella coi tuoi raggi a far lieta la terra
e fra gli astri che il cielo rinserra non v’è stella come te.
Gli occhi tuoi son più fondi del mare la tua fronte ha il profumo del giglio
il tuo viso ricorda tuo figlio. Suoi tuoi passi nascon fiori.

Bella tu sei qual sole, bianca più della luna e le stelle più belle non son belle come te.
E le stelle più belle non son belle come te.

 Ti coronano tutte le stelle al tuo canto risponderà il vento
della luna si curva l’argento si rivolge verso te.
Quando tutto d’intorno è rovina e la voce del pianto non tace
il tuo sguardo riporta la pace la concordia in fondo ai cuori.

 

MEDLEY A DON BOSCO

Padre, di molte genti padre, il nostro grido ascolta, è il canto della vita
Quella perenne giovinezza che tu portavi in cuore perché non doni a noi?
Padre, maestro e amico, noi giovani del mondo guardiamo ancora a te!
Apri il nostro cuore a Cristo, sostieni il nostro impegno in questa società.

Oh oh oh,       oh oh oh                          Oh oh oh,      oh oh oh

Ciao amico in che piazza vai?     (giù dai colli…)
Spazi immensi, libero ora sei.    (sei venuto…)
Perché le strade oggi siano meno vuote.
Perché il sorriso tuo / resti a noi sempre.

Le tue mani stringono ancora mani.
La tua vita è forte dentro noi.
Profumo di cielo aveva il pane con te mangiato
e l’infinito in terra ha con te giocato.

E tu resta ancora qui Giovanni, resta, vivi con noi per sempre,
resta nei cuori, resta tra la gente. E tu giovani orizzonti vai nel mondo libero…

Musica

Sul tuo prato è cresciuto un nero asfalto
Ma nei cortili il tuo nome risuona ancora
Nella tua Dora scorre il fango e cresce il fumo
Ma il tuo tempio parla sempre di primavera

E come dimenticare i giorni della tua festa?
E come dimenticarti?  Non andare, resta!

Il tuo amore, il tuo sorriso, ali giovani ai tuoi occhi. Tu sei vivo per le strade,
tu sei festa nella gente. Tu in cerca di futuro canta ancora libertà.  (x 2)

U: Calzoni colore del prato, un ginocchio ammaccato per un salto in più.
D: Due piante e un filo tirato, la mela sul naso e gli amici giù.
Un pezzo di pane e una fetta di cielo, sapore di festa e tu:
Giovanni dei Becchi giullare dei campi regalo alla gioventù.

Siete tutti ladri ragazzi miei, non ho più il mio cuore ce lo avete voi,
ma non mi interessa da quest’oggi in poi ogni mio respiro sarà per voi.
Siete tutti ladri ragazzi miei, non ho più il mio cuore ce lo avete voi,
ma non mi interessa da quest’oggi in poi ogni mio respiro sarà per voi…

… Io ti direi,    con cento mille ragazzi di certo ti griderei

“Rimani accanto a noi, e se vorrai, nel mio domani Don Bosco Don Bosco rimani!”

Musica

Hai immaginato la gioia di mille cortili,
reti di cuori che ancora si stringono a te!
Hai visto tutto in un sogno, però non capivi,
ma ora se guardi lontano quel sogno vola, vola ancora

Guarda che, guarda che
che sterminato mare di mani c’è!
Saranno i figli tuoi, don Bosco,
quelli che hai chiamato con te!
Basta che, basta che
diventi luce quel Mistero ch’è in te,
saremo frecce verso il cielo nell’arco del tempo!

Siamo le mani che tu aprivi,
siamo il respiro che ci dai,
siamo le frecce verso il cielo nell’arco del tempo!

Musica

Guarda che…

Saremo frecce verso il cielo nell’arco del tempo!

Io sto con Don Bosco!

Da Valdocco a Cuneo per seguire don Bosco

Chi l’avrebbe mai detto che il primo passo di questa nuova avventura l’avrei fatto proprio qui a Cuneo?

Un anno fa di questi tempi ero un giovane, contento di aver finito gli esami di maturità e voglioso di passare l’estate più bella della vita. L’estate della quinta superiore, le prime vacanze  senza pensieri, senza ansie ma con tanti desideri e incertezze sul mio futuro. Un ultimo respiro prima di immergersi in apnea nel mondo dell’università, un mondo che hai sempre ammirato ed atteso ma che pian piano che capisci di essere diventato grande, un po’ ti spaventa. Dodici mesi fa quando partivo per fare una parte del Cammino di Santiago de Compostela (primo step di una lunga estate) non mi sarei mai immaginato di trovarmi oggi qui a Cuneo.

Andiamo con ordine però, sono Pietro ho 20 anni e sono originario di Novara. Ho frequentato la scuola media e il liceo scientifico al San Lorenzo, la scuola dei Salesiani a Novara. Negli anni che ho vissuto a scuola ho iniziato a vedere quegli ambienti, quei corridoi, quei cortili quella mia classe non solo come scuola ma prima di tutto come casa, una casa dove mi sono trovato bene e che mi ha dato tanto. Ho iniziato a vedere quell’uomo, quel padrone di casa di cui tanto mi avevano parlato, don Bosco, non più solo come il nome di una grande persona protagonista di una storia vecchia ma come un padre, un esempio oggi come allora e un modello per la mia vita. Ecco allora come è iniziato il mio cammino, da casa nasce cosa, ho iniziato a fare animazione con i più giovani e a provare a vivere un po’ quello stile salesiano di don Bosco che tanto mi aveva affascinato, come potevo con i miei semplici mezzi, pronto ad ascoltare ogni consiglio e suggerimento che ricevevo da chi era più avanti di me e mi ha accompagnato in questa avventura. Ho scoperto un luogo dove potevo fare del bene, e tutto ciò inspiegabilmente mi faceva del bene e mi faceva stare bene.

Nel frattempo negli anni ho camminato sempre di più, ho conosciuto sempre meglio don Bosco, i Salesiani, tanti giovani dell’MGS (Movimento Giovanile Salesiano) e mi accorgevo che più io ci stavo in questa vita e più davvero mi sentivo contento, sereno, al mio posto. Ed è proprio quest’ultima sensazione che mi ha fatto interrogare. Non è che il Signore stia chiamando proprio me a seguirLo vivendo lo stile di don Bosco? A donare la mia  vita a Lui per i giovani? Una domanda molto scomoda, incompatibile con alcuni dei miei progetti di vita, ma una domanda talmente presente in me da non poterla nascondere. Non senza paura allora ho deciso di provare a verificare se questa cosa che mi girava nella testa potesse essere vera.

Quest’anno ho vissuto a Valdocco (proprio dove don Bosco ha fondato l’oratorio, dove ha vissuto per molti anni) in Comunità Proposta, ovvero insieme ad altri giovani che come me si stavano interrogando sulla loro vita. Un anno impegnativo, intenso ma bellissimo. Un anno nel quale ho fatto tanta verità in me e, aiutato, penso di essere riuscito ad ascoltare ciò che prima non volevo sentire. Ho messo da parte i miei programmi per guardare più in là, o meglio più in alto. Ho provato a prendere in mano seriamente la mia vita e ho provato a capire come farla diventare davvero un capolavoro. Sì, il mio posto era quello, era lì dove stavo bene, in cortile con i giovani a essere testimone di Qualcuno più grande di me provando a seguire l’esempio di quel prete che a Valdocco ha fatto miracoli per migliaia di ragazzi. Ho deciso di fare domanda per entrare nel Noviziato della Congregazione Salesiana per diventare un figlio di Don Bosco. Ed allora dopo un anno di studi, ho frequentato in questi mesi il primo anno di Filosofia all’Univeristà di Torino, sono stato mandato dai superiori qua a Cuneo per provare ancora di più a verificare e a confermare la mia  scelta. Vivere in una comunità salesiana e vivere per i giovani. In questo tempo in cui vivrò qui ai Sale non mi aspetto di vivere esperienze incredibili, straordinarie, meravigliose ma mi aspetto di vivere tanta normalità “salesiana” nella vita comunitaria, all’estate ragazzi, in parrocchia ed in oratorio con la bellezza della semplicità e dell’originalità della nostra vita ed anche di qualche piccola imperfezione o sbavatura. Alle cose indimenticabili non tocca a noi pensare, il Signore fa dei ricami bellissimi sui nostri tagli storti a noi spetta solo il compito di fidarci.

E’ vero non mi sarei mai aspettato un anno fa di essere qui, ma ora sono molto felice e contento e cercherò di dare sempre il mio meglio in quello che sarò chiamato a fare.

Questa è in sintesi un po’ la mia storia, se vedrete in cortile o in parrocchia ai Sale un giovane alto e biondo saprete che non si tratta di un giovane studente norvegese in “Erasmus” ma probabilmente sono io Pietro, giovane pre-novizio di Novara.

Ringrazio di cuore per l’accoglienza di questi primi giorni, mi avete davvero subito fatto sentire a casa.

Vi chiederei inoltre un ricordo nella preghiera per noi giovani che saremo chiamati a Settembre ad iniziare questo nuovo cammino e per i giovani che si stanno interrogando sul proprio futuro, che il Signore li sappia illuminare e doni loro coraggio per fare grandi scelte.

Pietro

Nostro figlio Alessandro diventa prete. Il nostro percorso di genitori

Già…il giorno dell’ordinazione è arrivato. Dopo 10 anni di formazione, studio, tirocinio e spostamenti vari in  diverse realtà salesiane, Alessandro è al traguardo. Però più che per lui, al quale il diventare sacerdote è sicuramente un inizio più che un arrivo, è, per noi papà e mamma, questa celebrazione pare la conclusione di un viaggio cominciato tanto tempo fa. Ha iniziato il suo cammino con don Bosco e Maria Ausiliatrice all’età di tre anni frequentando l’asilo Galimberti. Con le suore ha imparato a conoscere l’ambiente salesiano e la prima devozione alla Madonna.

Era il 20 novembre 2009 (compleanno della mamma) quando Alessandro espresse il desiderio di entrare in noviziato sorprendendoci sicuramente. Anche se Renata ancora oggi conferma che aveva sempre avuto il  sentore di un passo del genere.
Sarà che nelle nostre famiglie la vocazione al sacerdozio era già presente  (un cugino mio e un cugino e uno zio di mia moglie) e quindi lo sentivamo come un destino già scritto.

Per noi parrocchiani del Sacro Cuore, i Salesiani erano in quegli anni e in quelli precedenti il luogo dove Alessandro andava tutti i giorni al pomeriggio a giocare e ad incontrare gli amici. Conoscemmo i vari sacerdoti che all’epoca erano a Cuneo e, soprattutto, per i ragazzi di quel tempo il mitico don Pomero. Il vero artefice di questo amore che nostro figlio provò ogni volta di più in quell’ambiente giocoso e allegro ma anche severo e rispettoso nel formare i giovani.

Alessandro iniziò il noviziato, poi andò a Nave (Brescia), poi passò in diverse case salesiane (Rebaudengo, Michele Rua, San Paolo, Asti Borgomanero e Vercelli) concludendo gli studi alla Crocetta.
Una trottola, con noi ogni volta che era possibile ad inseguirlo, conoscendo posti e persone nuove, ma essenzialmente per stare qualche momento con lui. Ecco, se qualcosa è mancato a noi, è stata la sua presenza fisica, la sua stanza sempre con la musica in sottofondo e il computer acceso; lo abbiamo però sempre visto tranquillo e convinto e quindi anche noi siamo stati certi che la strada scelta fosse quella giusta.
La nostra speranza è che svolga il suo lavoro (perchè di vero lavoro si tratta) sempre al meglio, cercando di essere esempio e traino per i giovani che incontrerà.
Sicuramente lo seguiremo ovunque con affetto e amore come è giusto che sia, e visto che pochi giorni fa ha dato un esame di latino per la laurea in lettere che sta per conseguire, gli vogliamo dire AD ASTRA PER ASPERA il cui significato è la via della virtù è lastricata di difficoltà. ma don Bosco e Maria Ausiliatrice lo sorreggeranno in ogni momento difficile. Buon sacerdozio, e un abbraccio grande, mamma e papà.

XIV Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 11, 25-35

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Venite a me, affaticati e oppressi: il verbo venire indica la sequela ed esprime un invito pressante e gioioso. È anche un invito a rompere con tutti gli altri maestri per affidarsi al solo vero Maestro. «Affaticati e oppressi»: il primo termine evoca l’immagine di un uomo che lavora duro; il secondo l’uomo che cammina curvo, schiacciato sotto un carico troppo pesante. Ma quale fatica? Quale carico? Qualche autore ha pensato semplicemente alla fatica di vivere. Gesù si rivolgerebbe a tutti coloro che conducono una vita difficile e penosa. Ma la maggioranza degli interpreti pensa invece che Gesù si sia rivolto alla gente del popolo che penava sotto il peso del legalismo giudaico. «Mite e umile» sono due termini che Gesù applica a se stesso. E giustamente, perché indicano il suo atteggiamento verso Dio e verso gli uomini. Verso Dio un atteggiamento di confidenza, obbedienza e docilità. Verso gli uomini un atteggiamento di accoglienza, pazienza, discrezione, disponibilità e perdono, addirittura il servizio. E anche l’aggiunta «di cuore» non è senza importanza. Indica che le disposizioni di Gesù – verso il Padre e verso i fratelli – si radicano nella sua interiorità e coinvolgono tutta la sua Persona. «Portare il giogo» era un’espressione corrente. L’immagine suggerisce che l’uomo tutto intero deve impegnarsi nell’obbedienza al Signore, come uno schiavo è tutto impegnato nel suo lavoro. Gesù può dire «il mio giogo», perché l’ha portato personalmente per primo, a differenza dei falsi maestri che invece lo impongono agli altri senza personalmente muovere un dito. Ma se Gesù dice il mio giogo, è anche per un motivo più profondo. Si parlava del giogo del regno dei cieli, della legge, dei comandamenti. Gesù dice semplicemente il mio giogo. Prendere il giogo di Gesù non significa prendere su di sé una serie di precetti, ma subisce il fascino di una persona. Anche le esigenze di Gesù sono radicali e impegnative: come può allora dire che il suo giogo è «leggero»? Almeno per tre motivi. Gesù non ha abolito la legge, però l’ha ricondotta al suo centro, cioè alla carità, liberandola da tutta una precettistica complicata: un centro chiaro, lineare e ricco di movimenti. La legge di Gesù è impegnativa, ma è semplice. E poi un secondo motivo: Gesù non fa precedere la legge, ma la grazia, la gioia della notizia del Regno. È questa la novità di Gesù: prima lo stupore del Regno, e dopo, solo dopo – dunque come gioiosa risposta -, la legge morale. E infine una terza ragione: il giogo di Gesù è leggero perché Egli non è un maestro che insegna e poi abbandona a se stesso il proprio discepolo. (don B. Maggioni, biblista)