XXV Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 20,1-16

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Isaia (prima lettura) afferma che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri e le sue vie non sono le nostre vie. La parabola di Gesù ce ne offre un esempio. Un padrone ingaggia lavoratori a tutte le ore del giorno. Alla fine della giornata incomincia a pagare gli ultimi arrivati anziché i primi.
Già questo sorprende, ma la vera sorpresa è che il padrone dà a tutti la stessa paga, agli ultimi come ai primi.
Non è giusto, dicono gli operai della prima ora: una sola ora di lavoro non merita la stessa paga di un’intera giornata! Dio chiama ad ogni ora, quando crede e come crede. Il momento in cui arriva la chiamata, se presto o tardi, non ha importanza. Importante è essere pronti, rispondere alla propria chiamata quando giunge, afferrare la propria unica occasione. Inoltre, il padrone incomincia a pagare gli ultimi anziché i primi: «I primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi». Il Regno rovescia le posizioni capovolgendo le gerarchie di valori che l’uomo si è costruito. Dio ha un metro diverso, preferisce gli ultimi ai primi, i peccatori ai giusti arroganti, gli umili ai sapienti.
Ma questi sono semplicemente pensieri di contorno. Il centro della parabola sta nel fatto che gli ultimi furono pagati come i primi. La giustizia di Dio è completamente diversa dalla nostra.
C’è però anche dell’altro: gli operai della prima ora si lamentano perché sono convinti – nel loro intimo – che lavorare nella vigna sia una fatica e basta, non una fortuna e una gioia. E così si lamentano e reclamano una differenza. La loro lamentela mostra che non hanno capito nulla del Vangelo di Dio: sono sì dei fedeli osservanti, ma non hanno compreso che l’obbedienza al Signore è il centuplo. Sono cristiani osservanti che però applicano a Dio lo schema del comportamento dell’uomo: tanto di lavoro, tanto di paga.
Di fronte alle rimostranze degli operai, Dio spiega le sue ragioni. Se lui, il padrone, agisce come agisce, non è perché trascura chi ha lavorato di più, ma perché ama anche gli ultimi.
Non è violata la giustizia (il padrone dà ai primi chiamati quanto pattuito!), ma la proporzionalità. Lo spazio dell’agire di Dio è quello largo della bontà non quello ristretto del “tanto-quanto”. Il Dio del Vangelo non è senza la giustizia, ma non si lascia imprigionare nello spazio ristretto della proporzionalità. All’uomo la proporzionalità sembra essere una legge intoccabile, ma questo non vale per Dio. Se vuoi sporgerti sul mistero di Dio, liberati nelle tue relazioni dallo schema della rigida proporzionalità. (B. Maggioni, biblista)

Settembriadi 2020 e Ripresa delle attività oratoriane

Bella, divertente e profonda. Ecco come potrebbe essere descritta l’esperienza di queste Settembriadi 2020!

L’oratorio salesiano ha riaperto i battenti lunedì 31 agosto per accogliere gli oltre 120 iscritti di quest’anno. I ragazzi hanno potuto affrontare tematiche importanti di riflessione attraverso lo spunto fornito da due film da cui i giovani spettatori hanno saputo trarre degli insegnamenti di vita importanti. I momenti di gioco sono stati vissuti con entusiasmo e le sfide sono state condotte con una sana sportività incentrata sul valore della squadra prima ancora che del singolo. Sono state consegnate più di 120 medaglie!

L’uscita in piscina a Le Cupole Lido di Venerdì 4 è stata molto apprezzata ed è coincisa con l’unico giorno veramente caldo di settembre, grazie don Bosco! E la pioggia di questo venerdì, nonostante abbia fatto annullare la gita in montagna, non impedirà il regolare svolgimento dell’attività ai Sale. Proprio oggi vivremo il momento della Messa finale con il ringraziamento al Signore per questi giorni vissuti insieme e la premiazione delle squadre vincitrici delle Settembriadi 2020.

Il grazie doveroso, ancora una volta, va a tutti i volontari che hanno reso possibile ogni singola attività di questi giorni. L’impegno, la dedizione, l’allegria e la serietà con cui gli animatori hanno condotto queste due settimane ci fa onore ed incontra ogni giorno l’approvazione e la soddisfazione delle famiglie coinvolte.

E ora? Finite le Settembriadi potrà riaprire l’oratorio?

Probabilmente sì! È ciò che ci auguriamo. Sappiamo che dovrebbe uscire una direttiva regionale riguardo alle attività oratoriane in Piemonte. Noi ci faremo trovare pronti per iniziare il prima possibile. Continuate a seguire il sito, la pagina facebook e il profilo instagram, lì vi aggiorneremo costantemente sull’evolversi della situazione.

Vi aspettiamo Domenica a messa alle 10.30 per ringraziare il Signore e affidare l’inizio del nuovo anno scolastico.

A presto!

Lo staff

Pellegrinaggio a sant’Anna 2020: testimonianza di Elvis Younfaa SDB

Ecco una breve intervista a Elvis Younfaa, Salesiano di Don Bosco di trentatre anni originario del Ghana, da gennaio in servizio all’oratorio salesiano don Bosco di Cuneo.

Caro Elvis, ti facciamo alcune domande chiedendoti di condividere la tua esperienza del cammino di sant’Anna vissuta quest’estate. Grazie per la tua disponibilità!
Raccontaci, come sei venuto a conoscenza del Cammino di Sant’Anna?

Beh, onestamente in Ghana non ho mai sentito parlare di un pellegrinaggio dedicato a sant’Anna, non so se esista. L’ho sentito per la prima volta qui in oratorio, ai Sale, a Cuneo e sono rimasto colpito di questa devozione. Poi ho ascoltato diverse testimonianze di persone che avevano fatto in precedenza questo cammino e mi sono convinto a partecipare.

Quando avete fatto il pellegrinaggio?

Abbiamo avuto il dono di fare il pellegrinaggio a fine luglio, proprio il giorno di sant’Anna che quest’anno cadeva di Domenica con i ragazzi-animatori dell’oratorio salesiano don Bosco di Cuneo.

Una quindicina di noi è partita proprio da davanti all’oratorio e un’altra quindicina si è aggiunta da Pratolungo.

Come è andato il pellegrinaggio?

Tutto è andato bene! Quando mi hanno chiesto se avessi avuto intenzione di partecipare ho detto subito di sì perché sentivo il desiderio di affidare alcune intenzioni di preghiera a sant’Anna, attraverso la sua intercessione volevo portare alcune situazioni a Dio, è la prima volta che faccio una cosa così! “Sant’Anna intercederà per me”, questo pensiero mi ha guidato passo dopo passo. Posso dire che è stato un cammino spirituale molto bello.

La tua testimonianza ci ha colpito perché probabilmente sei il primo pellegrino che compie tutti questi Kilomentri calzando ai piedi delle ciabatte. Come mai hai deciso di affrontare così il pellegrinaggio? È per te una cosa normale e abitudinaria o c’è un significato particolare?

Quando mi sono presentato alla partenza in ciabatte tutti sono rimasti stupiti e mi hanno consigliato di cambiare calzatura, di mettere almeno le scarpe. Nessuno di loro aveva mai visto qualcuno intraprendere una camminata così lunga in ciabatte.

Io invece ero convinto di affrontare così il pellegrinaggio, per me era una cosa normale. Avevo delle intenzioni grandi da portare a sant’Anna e volevo effettuare il cammino con ai piedi qualcosa di comodo, che non mi desse fastidio e così ho indossato le ciabatte. Per me non è una cosa strana, per me sono le cose più comode che possiedo e così ero libero di pregare e camminare senza darmi pensiero per i piedi. Poi nello zaino ho portato delle scarpe, ma più che altro per rassicurare gli altri del gruppo!

In passato avevi già fatto dei pellegrinaggi?

Sì, durante i miei anni di tirocinio in Nigeria ho vissuto l’esperienza di un pellegrinaggio di due giorni, però è stato molto diverso. Facevo parte dell’organizzazione e quindi avevo dovuto compiere alcuni tratti in macchina per organizzare i punti ristoro e altri momenti simili. Qui invece, partendo da casa a piedi, ero libero di concentrarmi sul cammino, sulla preghiera e sulla condivisione con gli altri del gruppo.

Cosa hai provato all’arrivo al santuario di Sant’Anna di Vinadio?

Quando sono arrivato mi ha colpito molto vedere tanta gente così presto al mattino e in un posto così difficile da raggiungere. Ero emozionato. Vedere le persone pregare intensamente e affidarsi con slancio a sant’Anna mi ha aiutato a vivere il mio affidamento con profondità.

Consiglieresti questo pellegrinaggio ad altre persone?

Io sono da poco in Italia e non ho idea di come sono percepiti i pellegrinaggi dalla gente. Quando si vuole vivere un’esperienza di questo tipo secondo me è utile scegliere prima cosa pensare, cosa riflettere e per chi pregare durante il cammino. È fondamentale associare il cammino esteriore al cammino interiore. Il pellegrinaggio non è una scampagnata, ma è seguire la voce interiore che mi chiede di mettermi in movimento. Questo è quello che dà profondità al camminare, altrimenti si corre il rischio di vivere semplicemente alcune ore di attività fisica, niente di più. Per me è stata un’esperienza spirituale molto intensa, che mi ha fatto crescere, quindi la consiglierei a tutti, ma con questa attenzione.

Grazie della disponibilità Elvis e delle parole che hai condiviso con noi.

L’apertura dell’anno scolastico all’asilo Galimberti

Mercoledì 2 settembre le porte dei nostri cuori sono tutte aperte per accogliere i bambini che ritornano alla nostra scuola Galimberti.

Si respira nell’aria una gioia immensa, e pensare che tante volte si sono aperte queste porte per iniziare un anno scolastico ma mai come quest’anno il primo giorno ha il sapore dolce del ritorno, del sorriso a distanza dei genitori che ci salutano, dei bimbi che entrano dalla solita porta e da quel cancello che quest’anno trovano aperto,  alla scuola.

Quel cancello ci racconta la storia degli ultimi abbracci con mamma e papà, dell’ultimo bacio e poi dopo aver atteso tanto, forse troppo  questo momento, si fugge via per ritrovare i compagni lasciati ormai da 6 mesi!

La nostra comunità educante cuore dell’opera che pulsa all’unisono con tutta la comunità FMA, le maestre, educatrici, personale di segreteria  e della cucina  è tutta dedita all’accoglienza salesiana, fatta di mille attenzioni perché i piccoli e le loro famiglie qui trovino un’aria educativa fatta di tanta passione, di sorrisi nascosti sotto le visiere e le mascherine.

I piccoli, ancora una volta, nella loro spontaneità ci stupiscono perché in un attimo ripartono senza paure e preoccupazioni, il tempo di giocare, di salutarsi con chi da tanto tempo non vedono prende il sopravvento su tutto e ancora una volta ci ricordano che: l’educazione è cosa di cuore e che anche quest’anno saremo chiamati insieme a trovare le chiavi giuste per far emergere le potenzialità di bene che sono insite in ognuno di questi bambini e perché no, attraverso di loro poter osare anche un cammino formativo con le loro famiglie.

Da lunedì 7 a mercoledì 9 settembre, la comunità scolastica si è poi arricchita  dell’arrivo dei più piccoli di tre anni che iniziano la loro prima avventura alla Scuola dell’Infanzia.

A tutti auguriamo un buon anno scolastico e chiediamo all’Ausiliatrice di continuare a proteggere tutta la comunità educante, i piccoli e le loro famiglie perché la scommessa educativa possa continuare!

Preghiera per il nuovo anno scolastico

Anno scolastico 2020/2021 nei tempi della pandemia

Padre nostro, che sei nei cieli,
benedici tutti noi che siamo tuoi figli in Gesù
benedici tutti i giorni dell’anno scolastico.
Vogliamo vivere nella tua grazia: donaci fede, speranza, carità.
Ogni giorno di questo anno scolastico,
nelle speranze e difficoltà presenti,
sia benedetto, sereno, ricco di bene per potenza di Spirito Santo.
Sia benedetto il lunedì,
con la grazia degli inizi, il desiderio del ritrovarsi, la sconfitta del malumore.
Sia benedetto il martedì,
per la curiosità e la gioia di imparare, per la passione e il gusto di insegnare.
Sia benedetto il mercoledì,
per la fierezza e la nobiltà di affrontare le sfide e la fatica e vincere la pigrizia.
Sia benedetto il giovedì,
per l’amicizia, la buona educazione e la correzione dei bulli e dei prepotenti.
Sia benedetto il venerdì,
per la fiducia contro lo scoraggiamento, per la semplicità nell’aiutare e farsi aiutare.
Sia benedetto il sabato,
per la promessa degli affetti familiari e del riposo.
Sia benedetta la domenica, il tuo giorno, Signore!,
per la serenità, la consolazione della preghiera per vivere la nostra vocazione.
Padre nostro che sei nei cieli,
sia benedetto ogni tempo, occasione per il bene,
ogni incontro, vocazione a servire e ad amare,
ogni ora di lezione, esercizio di intelligenza, volontà, memoria
per percorsi di sapienza.
Benedici tutti noi, benedici le nostre famiglie, benedici la nostra scuola.
AMEN

I Sale mettono a disposizione vari ambienti per le lezioni del Liceo artistico

Articolo da “La Guida” di giovedì 10 settembre

I Salesiani mettono a disposizione gli spazi parrocchiali. Lezioni del serale “condivise” per quattro istituti
Studenti del Liceo artistico musicale a lezione in cortile e in oratorio, ma per il momento niente laboratori

Cuneo – (gga). Una scuola organizzata su diverse sedi per garantire agli studenti e ai professori di tornare a scuola in sicurezza e nel pieno rispetto della normativa anti Covid. Succede al Liceo artistico musicale di Cuneo dove la mancanza di spazi già sofferta negli scorsi anni, a lungo “tamponata” grazie alla rotazione di studenti e insegnanti, è stata risolta con il dislocamento delle classi in altri locali, grazie alla collaborazione tra gli istituti superiori cittadini, la disponibilità dimostrata dai Salesiani e l’impegno della Provincia per trovare a tutti un posto in cui poter fare lezione.
“Abbiamo fatto del nostro meglio per sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla normativa in tema di ripartenza della scuola – spiega il dirigente scolastico dell’Istituto Bianchi-Virginio Carlo Garavagno -. Nel cortile del Liceo Ego Bianchi è in corso un cantiere che dovrebbe concludersi ad ottobre con la realizzazione di un fabbricato in edilizia leggera rialzato di 38 centimetri che ospiterà quattro aule di 60 mq. Altre quattro classi, inizialmente del Liceo musicale, faranno invece lezione nei locali messi a disposizione dall’oratorio Salesiano. A medio termine poi altri studenti si sposteranno in via Schiaparelli, ma solo quando le classi del Liceo scientifico che attualmente utilizzano l’edificio si sposteranno in via Massimo d’Azeglio. Gli studenti che non potranno usufruire della palestra scolastica faranno invece lezione alla Cuneese Tennis per un totale di 20 ore settimanali spalmate sulla mattina. Bloccati per ora i laboratori artistici che partiranno più avanti, una volta conclusi i lavori di adeguamento delle aule. Per gestire e presidiare tutti gli spazi abbiamo inoltre fatto richiesta del cosiddetto organico Covid e previsto sette varchi per l’ingresso. All’Istituto tecnico Geometri (parte insieme al Liceo Artistico Musicale dell’Istituto Bianchi-Virginio) non abbiamo invece incontrato particolari criticità in quanto la maggiore disponibilità di spazio ci ha permesso di organizzare la ripartenza in modo più semplice. Sicuramente per organizzare questo nuovo e un po’ speciale anno scolastico la sinergia e la rete con le altre scuole è stata fondamentale. Per quanto riguarda il serale, gli studenti di Geometri, Bonelli, Agraria e Alberghiero faranno tutti lezione nella sede del Bonelli, un modo per risparmiare sulle bollette e condividere, oltre che alcune ore di lezione, anche le spese per il personale Ata”.
“L’accordo tra Salesiani e Provincia è stato firmato in questi giorni e nei locali sono già stati portati i banchi per i circa 90 allievi che faranno lezione nei nostri spazi – spiega il parroco dei Salesiani don Mauro Mergola -. Alle quattro aule concesse ad uso degli studenti se ne aggiunge una per i professori oltre agli spazi esterni come terrazzo e campetti che abbiamo messo a disposizione qualora dovessero servire. Accogliere gli studenti è per noi un grande impegno oltre che una responsabilità ma in questa situazione di emergenza abbiamo comunque voluto partecipare e dare una mano anche se ciò ha inevitabilmente comportato alcuni interventi di manutenzione e la messa in sicurezza delle aree. La scuola è prioritaria, oggi più che mai, e noi vogliamo contribuire a costruire quei valori aggiunti che essa sa e deve dare ai giovani. La speranza è che questa nuova esperienza non si limiti all’utilizzo degli spazi ma che sia ponte e stimolo per costruire una rete di collaborazione tra scuola e oratorio anche a carattere culturale, educativo e formativo.”

XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo 18,21-35
In quel tempo, 21Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Alla domanda di Pietro «Signore, quante volte dovrò perdonare a mio fratello se pecca contro di me?», Gesù risponde che il perdono cristiano è senza limiti («Settanta volte sette»), perché è unicamente il perdono senza limiti che assomiglia al perdono di Dio. È dal perdono di Dio che discende il nostro perdono verso il prossimo. Il perdono di Dio è il motivo e la misura del perdono fraterno. Dobbiamo perdonare senza misura, perché Dio ci ha già fatti oggetto di un perdono senza misura. È dalla gratuità del dono di Dio che nasce il perdono. Il perdono fraterno è conseguenza del perdono di Dio, ne è la risposta. Per capire il perdono devi dunque guardare in alto. Ma devi anche guardare nella profondità dell’uomo: non c’è amicizia senza perdono, né famiglia, né fraternità, né pace. Il perdono è necessario per vivere e relazionarsi, a tutti i livelli.
Il contrasto tra i due quadri della parabola non ha come scopo principale quello di far vedere la diversità del comportamento di Dio nei confronti di un uomo che sa perdonare e nei confronti di un uomo incapace di perdonare. Intende piuttosto far vedere quanto sia degno di condanna il servo che non perdona dal momento che egli fu per primo perdonato. Il servo è condannato perché tiene il perdono per sé, e non permette che il perdono ricevuto diventi gioia e perdono anche per gli altri. L’errore del servo è quello di separare il rapporto con Dio dal rapporto col prossimo. E invece è un rapporto unico: come fra Dio e l’uomo c’è un rapporto di gratuità, di amore discendente e accogliente, così deve essere fra l’uomo e i suoi fratelli.
La parabola del servo e del padrone – che stiamo leggendo – offre un messaggio praticabile? Certo la parabola non intende indicare una norma generale. Rivela anzitutto come Dio si pone davanti all’uomo. E sorprende che non si dica come ci si debba, a propria volta, porre davanti a Dio, ma si dica soltanto come porsi davanti al fratello. Probabilmente la parabola vuole sottolineare che l’amore di Dio non è anzitutto circolare, ma espansivo. È nella linea della gratuità, non della stretta reciprocità. Dio non si lascia rinchiudere nella stretta reciprocità. E, dunque, chi crede in Dio e parla di Dio, deve allargare lo spazio del perdono, non della ferrea giustizia. Della ferrea giustizia parlano già altri. Non è il caso di unirsi al coro! (B. Maggioni, biblista)

DOPOSCUOLA 2020-2021

Si riparte!!!!
Questa è la notizia certa che possiamo darvi per quanto riguarda il doposcuola.

Questo servizio, dopo i mesi di chiusura dovuti all’emergenza Covid, è pronto per ripartire per l’ottavo anno.
Le aule del doposcuola saranno utilizzate anche la mattina da alcune classi del Liceo Artistico “Ego Bianchi”, dunque la disposizione dei banchi è conforme alle norme igienico-didattiche vigenti.
I locali quindi sono in regola; siamo in attesa delle direttive per la gestione pratica dell’attività.

Al momento non sappiamo pertanto dare ulteriori informazioni; ci attiveremo appena possibile per iscrizioni, costi e modalità di accesso al servizio. Tenete d’occhio il sito per rimanere aggiornati sugli sviluppi.

Nel ringraziare Joy per il suo prezioso lavoro di questi anni, augurandogli che il nuovo incarico presso il CNOSFAP di Fossano possa dargli nuovi stimoli e tante soddisfazioni, diamo il benvenuto a Cristian, il nuovo educatore che lavorerà in cortile e al doposcuola.

Vi aspettiamo presto in oratorio.

Staff

Incontro di riflessione e confronto sulla situazione dei migranti sul nostro territorio

La lunga fila di persone che tutte le sere attende, a pochi metri dalla nostra chiesa, di trovare un posto per dormire è un fatto che ci interroga come cittadini e come cristiani.

Con questa presenza dei “senza dimora” che cosa ci chiede il Signore? Cosa chiede a noi, realtà parrocchiale, tratto di Chiesa in cammino nel mondo?

Poiché, come ricorda spesso Papa Francesco, il bene va fatto bene, occorre innanzitutto conoscere la realtà, poi interpretarla (capire quali sfide ci propone) e, quindi, decidere il da farsi.

E’ con queste premesse che don Mauro ha presentato l’iniziativa.

Le poche righe che seguono non sono una cronaca di questa prima riunione ma solo alcune impressioni e riflessioni suggerite dalle informazioni ricevute e dalle testimonianze raccolte, proprio per conoscere un po’ meglio questa situazione.

Chi sono queste persone?  Migranti, giovani, in gran parte lavoratori stagionali che raccolgono in estate la frutta qui, nel cuneese, per poi correre in Sicilia e raccoglierla lì nella stagione invernale.

Dal Nord al Sud, da una terra all’altra, ma senza una loro terra, senza un lavoro dignitoso, senza un tetto sotto cui riposare. Tierra, trabajo y tienda (terra, lavoro e casa) dovrebbero essere dei diritti per tutti, insiste il Papa. Ma chi risponde a questo appello?  Il contributo del volontariato è importante ma non sufficiente. E quello della Chiesa, delle sue strutture, del suo popolo? Una domanda, mi pare, che merita ancora risposte.

E’ stato opportunamente osservato che non è solo un problema di accoglienza ma un problema di giustizia sociale. Quale risposta danno, in proposito, le istituzioni? Fanno come possono o come vogliono? La domanda non è banale se, ad esempio, le iniziative di un Comune sono considerate “facoltative” e dettate dalla preoccupazione di non infastidire gli elettori.

E’ stato autorevolmente affermato che c’è bisogno di “intenerire il cuore” di tanti consiglieri comunali e che sarebbe utile, a tal fine, portare proprio nel consiglio comunale le esperienze raccolte nel corso della serata.

Esperienze veramente belle e forti, raccontate con parole semplici e toccanti dalle voci giovani che frequentano il dormitorio, assistendo e dialogando con i migranti.

Ho lasciato l’incontro convinto che la complessità della situazione richiede, per dare risposte adeguate, altre conoscenze ma che i nostri doveri di cittadinanza e di fede possono suggerirci, intanto, iniziative urgenti e, perché no, un po’ provocatorie, per iniziare a scuotere l’indifferenza e scalfire i pregiudizi presenti anche tra non pochi nostri parrocchiani. Una è stata suggerita. Avrà un seguito?

RIFLESSIONI SUI MIGRANTI – 02 settembre 2020 Verbale dell’incontro

Don Mauro: questa sera vogliamo interrogarci sul tema dei migranti non come farebbe una cooperativa o una ONG, bensì chiedendoci cosa possiamo fare come comunità, come possiamo contribuire alla venuta del Regno di Dio su questo nostro territorio.
Non abbiamo la pretesa di avere la soluzione in tasca, ma ci lasciamo suggerire tre passaggi dal Papa.
Conoscenza: innanzitutto è necessario conoscere la situazione aldilà dell’opinione pubblica o della corrente di pensiero che va per la maggiore. È necessaria una conoscenza approfondita.
Secondo: Quali sfide? Quali radici di problematicità leggiamo all’interno della situazione conosciuta?
Terzo passaggio: occorre decidere. Quali orientamenti? Quali scelte e quali atteggiamenti possiamo studiare?
Per continuare il nostro processo di discernimento (ha tre fasi: conoscenza, interpretazione, scelta/decisione) in merito all’emergenza migranti senza fissa dimora vi chiedo di integrare la conoscenza con vostre esperienze e riflessioni alla luce della fede provando a  rispondere alla domanda: che cosa il Signore sta chiedendo alla nostra comunità in questa situazione? Cosa sta chiedendo a me?

Elisa, cooperative e terzo settore. Quali passi?
Apertura straordinaria del dormitorio di questa estate arriva in seguito al cammino fatto nei mesi scorsi.
Nella primavera dell’anno scorso è iniziato un dialogo tra terzo settore e amministrazione comunale sul tema dell’immigrazione. Sul territorio diverse cooperative, associazioni e parrocchie sono attive con obiettivi, capacità e competenze diverse. La croce rossa invece da tanti anni fa un servizio di conforto durante i mesi più freddi.
La comunità di Papa Giovanni XXIII ha una buona conoscenza delle persone, distribuisce beni e spesso riesce a girare i casi ad altri enti per un cammino di accompagnamento.
Le persone del dormitorio sono persone molto diverse: alcuni hanno dipendenze, altri disturbi diversi o sono persone che per varie circostanze hanno perso la casa. Associazione Fiocs ha aiutato molto. Sono attivi già da tempo e molto organizzati.
Il Covid, per i senzatetto ha sollevato due problematiche: di tipo giudiziarie, multe e sanzioni, di tipo sanitario, tutela per loro e per gli altri cittadini.
Da più parti si è sollevata questa preoccupazione e in poco tempo si sono trovati i fondi, i luoghi e le persone per far fronte a questa emergenza.
Questo ha fatto aumentare il confronto tra le varie parti ed è aumentata la conoscenza e la fiducia tra pubblico e privato.
L’estate ha visto l’arrivo dei braccianti per la frutta, che sono una tipologia di senzatetto molto diversa da quella intercettata durante l’inverno e la primavera.
Per il Covid, il Pass, che accoglieva queste persone, non ha aperto.
La prefettura ha firmato un protocollo con 8 comuni per evitare assembramenti. Il comune ha convocato le parti per proporre una tendopoli. Anche se sarebbe stata rischiosa. La CRI allora ha deciso di tenere aperto con l’aiuto delle organizzazioni.

((Ad oggi ci sono 12000 persone sul territorio cuneese inserite a lavoro e ospitate)). 150 a Saluzzo. A cuneo 50 trovano sistemazione al dormitorio della Croce Rossa mentre 75 rimangono in giro.

Guido CRI e Tancredi: noi offriamo uno spazio da 50 posti. Diamo semplicemente da dormire e possiamo accogliere solo i primi che arrivano. Le presenze sono abbastanza costanti, anche se esistono delle persone che sono solo di passaggio. Però storici sono pochissimi. Uno o due. (Quindi si rileva una grande mobilità). Molti di loro sono braccianti agricoli.
L’età media è molto bassa, sono pochi gli over 30. La maggior parte sono centrafricani. Purtroppo alcune sere abbiamo dovuto lasciare fuori anche 20 persone. Generalmente una decina non vengono accolte.
Noi apriamo alle 21 e qualcuno è già in coda dalle 19… e quindi alcuni non tentano nemmeno l’inserimento e vanno direttamente alla stazione.
Di positivo c’è che riusciamo a far fronte a 50 persone. Hanno un letto con un distanziamento buono in un ambiente pulito. Generalmente sono tutti sorridenti, hanno una idea di futuro. Ci stanno provando.
Negativo:

  • quelli che non riusciamo ad accogliere.
  • che esista questa necessità. Chiediamo a loro un lavoro, ma non riusciamo a offrire una sistemazione. Secondo la questura i braccianti non legati a una zona sono sotto il 5%, quindi la maggior parte è stanziata sul luogo di lavoro. (Che comunque è più di 1500 persone)

Inoltre abbiamo notato che loro non hanno nessuna intenzione di stabilizzarsi. Adesso sono qui, in autunno inverno andranno in Sicilia a raccogliere altro… loro puntano a lavorare.

“L’accesso libero funziona oppure no?”
Funziona perché il nostro è l’unico così. Esistono altri dormitori che invece hanno una programmazione di due, quattro, otto settimane. È bene che ci siano entrambe le possibilità. Dipende dalle esigenze delle persone.

“Vi pare che loro apprezzino questo servizio?”
È molto difficile rispondere a queste domande. È difficile generalizzare. Coloro che ringraziano e decidono di condividere qualcosa di sé non sono molti

“Cosa manca?”
Un’assistenza legale e la copertura sanitaria per gli anziani non più autosufficienti.

Chiara Galli, Irene Milone e Giacomo Chiaramello
Chiara: Abbiamo curato l’accoglienza con tutti i DPI e abbiamo compilato i moduli richiesti. Offrivamo anche materiale per l’igiene personale e per la notte. Una volta finita l’accoglienza possiamo dedicare del tempo per dialogare con loro, conoscerli e metterci in gioco.
Giacomo: io sono riuscito a fare una sola serata per ora… ed ho trovato la serata più caotica. All’inizio ero un po’ spaesato, ma poi ci siamo messi al nostro posto e abbiamo iniziato ad accogliere. Sono rimasto colpito del dialogo con un ragazzo che aveva più o meno la mia età.
Irene: sembra una cosa banale, e invece sta cambiando la mia vita e sono convinta di fare del bene a loro.
Io sono venuta anche la domenica quando qui in oratorio c’erano i senzatetto per il covid e anche al Movicentro con don Mauro.

Alessandro Spedale e Tiziana Coraglia nel loro ruolo istituzionale
Tiziana: grazie per il confronto di questa serata, secondo me aiuta a comprendere meglio la situazione e a smorzare le tensioni venutesi a creare in quartiere per il numero di accoglienza del dormitorio. Sappiamo che non tutti i comuni hanno deciso di prendere in mano la situazione.
Molta preoccupazione per l’intervento delle forze dell’ordine proprio il giorno prima dell’apertura del dormitorio con la perdita dei bagagli e degli affetti personali di ognuno.
Il provvedimento inizialmente doveva intervenire sulla vendita di alcolici nella zona della stazione per evitare tafferugli e molestie che si sono verificate.
Il DASPO di Cuneo è stato sollecitato principalmente per motivi sanitari e igienici per evitare bivacchi e quant’altro.
Ora potrebbe aprirsi una accoglienza in Roata Rossi.
Alessandro Spedale: grazie per la condivisione e le testimonianze che abbiamo ricevuto. Queste aiutano a leggere la situazione smarcandosi da facili strumentalizzazioni viziate da stringenti ideologie di fondo.

Don Mauro: però per la situazione del Movicentro cosa si può fare?

Tiziana: L’amministrazione ci sta pensando e ci sono dei possibili margini di intervento. Certo che, sapendo che alcuni di loro si sposteranno e migreranno ci aspettiamo che il numero possa diminuire.

Sabina: non è solo una questione di emergenza e di accoglienza, ma c’è una questione di giustizia sociale. Come è possibile che accettiamo tutto questo lavoro nero, lavoro grigio? Non vengono contrattualizzati secondo il minimo sindacabile. Non hanno una accoglienza. Ricevessero lo stipendio giusto forse potrebbero permettersi qualcosa. Ok l’accoglienza sull’emergenza, ma l’emergenza non può diventare la normalità. Si parlava di tutela legale. Dove sono i sindacati? Benissimo l’accoglienza, però il primo passo dovrebbe essere la giustizia sociale.

Massimiliano Cavallo: come cittadini e come amministrazione dovremmo avere uno sguardo più acuto circa l’urbanizzazione della nostra città e mettercela tutta per far sì che essa possa essere abitabile, che essa possa essere riconosciuta in sé e nei suoi quartiere come un “luogo” da vivere e da abitare. Dovremmo essere pi accorti circa i bandi e i progetti che mirano a riqualificare alcune zone cittadine perché il rischio è quello di creare artificialmente dei “non luoghi” che non intercettano la vita ordinaria delle persone e così si prestano come spazio di accoglienza non sociale per situazioni di disagio (vedi Movicentro).

XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 18,15-20

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. 19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Il passo evangelico di domenica è una parte del grande discorso in cui Matteo ha radunato diverse parole di Gesù intorno alla vita comunitaria. Come deve comportarsi una comunità, se vuole essere veramente alla sequela del suo Signore? Nel passo vengono ricordate tre parole di Gesù. La prima riguarda la correzione fraterna. La comunità non può accettare tutto. E la stessa carità non deve essere senza la verità. Quantunque nel nostro passo si parli molto di perdono, bisogna denunciare il male e correggere chi lo compie. Matteo però si premura di precisare che la correzione fraterna deve essere graduale, discreta e paziente: a quattr’occhi, dinanzi a uno o due testimoni, dinanzi all’intera comunità.Anche il passo di Ezechiele, prima lettura, sottolinea con forza questa medesima idea: il profeta è come una sentinella, e ha l’imprescindibile dovere di annunciare le esigenze di Dio, di denunciare la menzogna dovunque si trovi. Ma lo scopo è sempre quello di aiutare il fratello a prendere coscienza del suo stato di separazione, perché possa, di conseguenza, ravvedersi. Lo scopo è di creare nei peccatori un disagio, perché è proprio in una situazione di disagio che spesso Dio si inserisce e spinge al ritorno.Ancora più importante è la seconda parola di Gesù riportata da Matteo: non «sette volte», ma «settanta volte sette». Occorre dunque perdonare sempre, un perdono senza misura, perché Dio ci ha fatto oggetto di un perdono senza misura (parabola dei due debitori). Il perdono al prossimo è la diretta conseguenza del perdono di Dio verso di noi.Questa parola sul perdono completa quanto è stato detto sulla correzione fraterna. Se si deve denunciare il male e correggere chi lo compie, è perché tu hai già perdonato e ami il peccatore: per questo hai il diritto di correggerlo. «Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo». Legare e sciogliere è frase rabbinica che significa in sostanza la possibilità di perdonare. Nella comunità cristiana continua il peccato, ma parallelamente continua, ancora più ostinato, il perdono dei peccati. La terza parola di Gesù riportata da Matteo risponde a una domanda della comunità (e di ogni uomo che cerca il Signore): dove e come posso fare un’autentica esperienza di Dio? Ecco la lapidaria risposta: dove si fa comunità nel suo nome, là Dio è presente. (B. Maggioni, biblista)