Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 24 settembre al 3 ottobre

XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Marco 9, 38-43, 45, 47-48

Dal vangelo  secondo Marco 9, 38-43, 45, 47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.
41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile».
«45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna».
«47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.»

La lettura evangelica di questa domenica – la collocazione in casa, in un colloquio privato – è un espediente letterario dell’evangelista per indicare che queste parole di Gesù sono particolarmente indirizzate alla sua comunità: potremmo parlare di un «abbozzo di regola comunitaria». «Maestro, abbiamo un tale, che non era dei nostri, che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito». Dietro questa rimostranza di Giovanni traspare quell’egoismo di gruppo (non infrequente, purtroppo), che spesso si maschera di fede ma che in realtà è una delle sue più profonde smentite. Ci sono i discepoli che mal sopportano che lo Spirito soffi dove vuole: ne sono gelosi e si sentono traditi nella loro funzione di testimoni e rappresentanti del Cristo. Vorrebbero che la potenza di Dio passasse solo attraverso le loro mani. Ragionano suppergiù in questi termini: non dovrebbe la potenza di Cristo essere solo nelle nostre mani, così che appaia con chiarezza che noi, noi soli ne siamo i portatori? Gli autentici amici di Dio godono della liberalità dello Spirito e riconoscono le sue manifestazioni, dovunque avvengano: riconoscono il bene dovunque venga fatto, e ne godono. La sentenza con la quale Gesù conclude questo insegnamento è sorprendente e profondamente ottimista (e, mi sembra, poco citata): «Chi non è contro di noi, è con noi». È il contrario esatto di un’altra sentenza molto più nota (Mt 12,30): «Chi non è con me, è contro di me». Ma non c’è contraddizione fra le due affermazioni, perché si applicano a differenti situazioni. La sentenza di Matteo si rivolge ai discepoli indecisi e amanti dei compromessi, e li richiama al dovere di scelte chiare e nette. Di fronte a Cristo, o alla verità, o al bene dell’uomo, non si può restare neutrali: o di qua o di là. La sentenza di Marco si rivolge invece a discepoli tentati di integrismo. Un’altra parola di Gesù riguarda lo scandalo verso i piccoli e lo scandalo verso se stessi. Probabilmente Gesù pensava ai maestri della legge del suo tempo che con il peso della loro autorità e con il fascino del loro prestigio dissuadevano i semplici, la gente del popolo, dal seguirlo: erano di inciampo alla fede. Ma si può essere di ostacolo alla fede dei semplici in molti altri modi: con discussioni che turbano, con riforme intempestive, con una pastorale che li trascura. E poi c’è il fatto che l’uomo è spesso scandalo a se stesso, pieno com’è di esitazioni, di compromessi, di facili scuse e di interessi che imprigionano. Di fronte a questo scandalo il discepolo è invitato a un taglio. (B. Maggioni, biblista)

 

Festa del Patrono San Michele

 

 

Un pasto al giorno – Insieme contro le nuove povertà

Il 25 e 26 settembre “Un Pasto al Giorno” torna nelle città d’Italia.

Con “Un Pasto al Giorno” prepariamo il posto a tavola per ogni persona che accogliamo e garantiamo 7 milioni e mezzo di pasti ogni anno in tutto il mondo. Per noi vuol dire restituire la dignità a chi l’ha persa facendolo sentire parte di una famiglia, perché il bisogno di essere accettati è forte quanto quello di mangiare.

Ecco perché abbiamo bisogno di te e del tuo sostegno.

Evento 2021

Messaggio del Santo Padre Francesco per la 107ma Giornata Mondiale del Migrante

“Verso un noi sempre più grande”

Cari fratelli e sorelle!

Nella Lettera Enciclica Fratelli tutti ho espresso una preoccupazione e un desiderio, che ancora occupano un posto importante nel mio cuore: «Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”» (n. 35).

Per questo ho pensato di dedicare il messaggio per la 107a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato a questo tema: “Verso un noi sempre più grande”, volendo così indicare un chiaro orizzonte per il nostro comune cammino in questo mondo.

La storia del “noi”

Questo orizzonte è presente nello stesso progetto creativo di Dio: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi”» (Gen 1,27-28). Dio ci ha creati maschio e femmina, esseri diversi e complementari per formare insieme un noi destinato a diventare sempre più grande con il moltiplicarsi delle generazioni. Dio ci ha creati a sua immagine, a immagine del suo Essere Uno e Trino, comunione nella diversità.

E quando, a causa della sua disobbedienza, l’essere umano si è allontanato da Dio, Questi, nella sua misericordia, ha voluto offrire un cammino di riconciliazione non a singoli individui, ma a un popolo, a un noi destinato ad includere tutta la famiglia umana, tutti i popoli: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio» (Ap 21,3).

La storia della salvezza vede dunque un noi all’inizio e un noi alla fine, e al centro il mistero di Cristo, morto e risorto «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Il tempo presente, però, ci mostra che il noi voluto da Dio è rotto e frammentato, ferito e sfigurato. E questo si verifica specialmente nei momenti di maggiore crisi, come ora per la pandemia. I nazionalismi chiusi e aggressivi (cfr Fratelli tutti, 11) e l’individualismo radicale (cfr ibid., 105) sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali.

In realtà, siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità. Per questo colgo l’occasione di questa Giornata per lanciare un duplice appello a camminare insieme verso a un noi sempre più grande, rivolgendomi anzitutto ai fedeli cattolici e poi a tutti gli uomini e le donne del mondo.

Una Chiesa sempre più cattolica

Per i membri della Chiesa Cattolica tale appello si traduce in un impegno ad essere sempre più fedeli al loro essere cattolici, realizzando quanto San Paolo raccomandava alla comunità di Efeso: «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,4-5).

Infatti la cattolicità della Chiesa, la sua universalità è una realtà che chiede di essere accolta e vissuta in ogni epoca, secondo la volontà e la grazia del Signore che ci ha promesso di essere con noi sempre, fino alla fine dei tempi (cfr Mt 28,20). Il suo Spirito ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente. In effetti, dovunque si trovi, ogni battezzato è a pieno diritto membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia.

I fedeli cattolici sono chiamati a impegnarsi, ciascuno a partire dalla comunità in cui vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusiva, dando seguito alla missione affidata da Gesù Cristo agli Apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,7-8).

Oggi la Chiesa è chiamata a uscire per le strade delle periferie esistenziali per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito, senza pregiudizi o paure, senza proselitismo, ma pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti. Tra gli abitanti delle periferie troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta, ai quali il Signore vuole sia manifestato il suo amore e annunciata la sua salvezza. «I flussi migratori contemporanei costituiscono una nuova “frontiera” missionaria, un’occasione privilegiata di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo senza muoversi dal proprio ambiente, di testimoniare concretamente la fede cristiana nella carità e nel profondo rispetto per altre espressioni religiose. L’incontro con migranti e rifugiati di altre confessioni e religioni è un terreno fecondo per lo sviluppo di un dialogo ecumenico e interreligioso sincero e arricchente» (Discorso ai Direttori Nazionali della Pastorale per i Migranti, 22 settembre 2017).

Un mondo sempre più inclusivo

A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso.

Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace. Mi è particolarmente cara l’immagine, nel giorno del “battesimo” della Chiesa a Pentecoste, della gente di Gerusalemme che ascolta l’annuncio della salvezza subito dopo la discesa dello Spirito Santo: «Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (At 2,9-11).

È l’ideale della nuova Gerusalemme (cfr Is 60; Ap 21,3), dove tutti i popoli si ritrovano uniti, in pace e concordia, celebrando la bontà di Dio e le meraviglie del creato. Ma per raggiungere questo ideale dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi. In questa prospettiva, le migrazioni contemporanee ci offrono l’opportunità di superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Allora, se lo vogliamo, possiamo trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro, dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande.

A tutti gli uomini e le donne del mondo chiedo di impiegare bene i doni che il Signore ci ha affidato per conservare e rendere ancora più bella la sua creazione. «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”» (Lc 19,12-13). Il Signore ci chiederà conto del nostro operato! Ma perché alla nostra Casa comune sia assicurata la giusta cura, dobbiamo costituirci in un noi sempre più grande, sempre più corresponsabile, nella forte convinzione che ogni bene fatto al mondo è fatto alle generazioni presenti e a quelle future. Si tratta di un impegno personale e collettivo, che si fa carico di tutti i fratelli e le sorelle che continueranno a soffrire mentre cerchiamo di realizzare uno sviluppo più sostenibile, equilibrato e inclusivo. Un impegno che non fa distinzione tra autoctoni e stranieri, tra residenti e ospiti, perché si tratta di un tesoro comune, dalla cui cura come pure dai cui benefici nessuno dev’essere escluso.

Il sogno ha inizio

Il profeta Gioele preannunciava il futuro messianico come un tempo di sogni e di visioni ispirati dallo Spirito: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli (cfr Enc. Fratelli tutti, 8).

Preghiera

Padre santo e amato,
il tuo Figlio Gesù ci ha insegnato
che nei Cieli si sprigiona una gioia grande
quando qualcuno che era perduto
viene ritrovato,
quando qualcuno che era escluso, rifiutato o scartato
viene riaccolto nel nostro noi,
che diventa così sempre più grande.

Ti preghiamo di concedere a tutti i discepoli di Gesù
e a tutte le persone di buona volontà
la grazia di compiere la tua volontà nel mondo.
Benedici ogni gesto di accoglienza e di assistenza
che ricolloca chiunque sia in esilio
nel noi della comunità e della Chiesa,
affinché la nostra terra possa diventare,
così come Tu l’hai creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorelle. Amen.

Roma, San Giovanni in Laterano, 3 maggio 2021, Festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo

Francesco

Weekend comunitario triennio

Dal 18 al 20 settembre c’è stato il weekend comunitario con i ragazzi e le ragazze del triennio
(terza, quarta e quinta superiore).
L’obiettivo del weekend comunitario è quello di legare l’estate appena passata all’inizio dell’anno pastorale.
Questo è stato il primo e vero momento in cui i ragazzi si sono ritrovati fra di loro e con i loro animatori.
In questi tre giorni, si sono alternati: momenti di svago, riflessione, condivisione e preghiera che hanno riportato i ragazzi alla normalità.
Inoltre durante questi giorni c’è stata una conoscenza reciproca tra Don Thierry e i ragazzi.
Tutto ciò ha portato alla creazione di un gruppo più coeso e affiatato.

 

Inizia l’Ottobre missionario

La Giornata missionaria mondiale sarà celebrata domenica 24 ottobre

“Quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio, quando riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita personale e comunitaria, non possiamo fare a meno di annunciare e condividere ciò che abbiamo visto e ascoltato”. Così Papa Francesco introduce il tema della Giornata missionaria mondiale.

La relazione di Gesù con i suoi discepoli, la sua umanità che ci si rivela nel mistero dell’Incarnazione, nel suo Vangelo e nella sua Pasqua ci mostrano fino a che punto Dio ama la nostra umanità e fa proprie le nostre gioie e le nostre sofferenze, i nostri desideri e le nostre angosce. Tutto in Cristo ci ricorda che il mondo in cui viviamo e il suo bisogno di redenzione non gli sono estranei e ci chiama anche a sentirci parte attiva di questa missione: “Andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli” (Mt 22,9). Nessuno è estraneo, nessuno può sentirsi estraneo o lontano rispetto a questo amore di compassione.

“Come ogni anno il cuore dell’Ottobre missionario è la celebrazione della Giornata missionaria mondiale domenica 24 ottobre“, dice don Mariano Riba, Direttore dell’Ufficio missionario della Curia diocesana di Cuneo. “Anche per una Chiesa in Sinodo, come le nostre Diocesi di Cuneo e di Fossano, questo appuntamento ci aiuta ad allargare l’orizzonte della fraternità universale della Chiesa per meglio ‘camminare insieme’, coinvolgendoci nella comunione con tutte le comunità cristiane sparse nel mondo, nell’impegno di solidarietà con le Chiese di più recente formazione e con quelle che soffrono persecuzione”.

Le proposte rivolte alle comunità, oltre alla celebrazione della Giornata missionaria mondiale, sono un momento di apertura e chiusura dell’Ottobre Missionario nella propria parrocchia o zona oppure la partecipazione agli appuntamenti diocesani.


Appuntamenti diocesani

Venerdì 1 ottobre 2021
Celebrazione di apertura
ore 20.45 – Rosario missionario
Chiesa ex Clarisse – Corso Bisalta, 135, Boves

Venerdì 22 ottobre 2021
alle ore 20.45 – Veglia missionaria
Chiesa Cattedrale Santa Maria del Bosco di Cuneo

Domenica 24 Ottobre 2021
Giornata Missionaria Mondiale
Ricordiamo ai Parroci la colletta obbligatoria per le giovani Chiese che non hanno ancora raggiunto una propria autonomia, da versare in Curia presso la Segreteria generale.

Giovedì 28 ottobre 2021
Celebrazione di chiusura
ore 20.45 – Adorazione eucaristica missionaria
Casa Madre Suore di San Giuseppe – Via Camillo Fresia, 2, Cuneo


Per spunti di riflessione sul tema e strumenti per la preghiera www.missioitalia.it

Nel cuore del mondo

Animazione Missionaria: presentazione del percorso “Nel Cuore del Mondo” 2021-2022

L’edizione 2021 – 2022 organizzato dall’équipe dell’Animazione Missionaria Salesiana.

Un percorso che aiuta a comprendere ciò che conta: il mondo, Dio e gli altri. Un percorso che permette di vivere ciò che diceva Don Bosco, ovvero essere “buoni cristiani e onesti cittadini“. Un percorso rivolto ai giovani tra i 20 e i 30 anni di età che desiderano mettersi in gioco in una esperienza forte di fede in terra di missione, dove il gruppo e la destinazione saranno un dono di Dio.

Di seguito il video di presentazione del percorso da parte dell’équipe AM con Suor Carmela Busia, Don Marco Cazzato e Don Theophilus Ehioghilen.

Progetto di accoglienza ai Sale di Cuneo: “Nessuno è straniero”

Proseguirà fino al 31 ottobre il progetto di accoglienza ai Sale di Cuneo
come “sistema integrato” volto ad aiutare i  tanti migranti che arrivano in Cuneo e provincia come lavoratori stagionali. L’accoglienza ai Salesiani di Cuneo vede oggi coinvolti otto braccianti agricoli. Di seguito un resoconto dell’esperienza, a cura di Luisa Fissore.

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La storia del progetto di accoglienza ai Sale di Cuneo di otto braccianti agricoli è una storia fatta di cuore, testa, fede e volontà. I protagonisti sono loro, questi otto “ragazzi” migranti, muniti di permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro stagionale, che affrontano il quotidiano con coraggio e a monte hanno vissuti, famiglie, relazioni e culture lontane.

Sarebbe riduttivo dire che il luogo della storia è la parrocchia dei Sale perché le origini e il fattore di successo di questa esperienza, risiedono proprio nella sinergia e nel lavoro di quadra svolto insieme al Comune di Cuneo, la Caritas diocesana, la Croce Rossa italiana, la Parrocchia San Paolo e tre cooperative sociali. Insomma un team in piena regola composto prevalentemente da volontari appassionati e accomunati da un obiettivo comune: dare un contributo nel contenere la precaria situazione abitativa dei migranti e farlo in uno spirito di accoglienza e solidarietà ovvero ricercando la relazione con le persone ed il loro vero benessere.

In maggio e giugno, le parti coinvolte si sono più volte confrontate e i tavoli di lavoro sono stati fervidi e carichi di progettualità.  Si dice che le cose grandi abbiano bisogno di tempo per maturare e realizzarsi, ma il tempo a volte manca o semplicemente bisogna fare in fretta. Nella fretta, il gruppo fa ancor più la differenza: la forza della squadra è stata – ed è –  elemento fondamentale per arrivare a dei risultati positivi.

La stagionalità dell’attività lavorativa agricola dei braccianti genera un significativo afflusso di migranti da giugno a ottobre in Cuneo e provincia (più di undicimila lavoratori stagionali coinvolti). Tale fenomeno sociale e umano non poteva rimanere inascoltato o inosservato ed è stato un vero e proprio richiamo alla comunità cristiana e civile volto ad attivare rapidamente un sistema integrato di interventi per l’accoglienza dei migranti stagionali.

Il concetto di “sistema integrato” include la capacità del territorio di mappare i reali bisogni dei braccianti e individuare in brevissimo tempo, soluzioni adeguate: mensa, abitabilità, dormitori, tamponi, servizi quali consulenza e orientamento. Le forze in campo devono essere tante e ben armonizzate poiché l’obiettivo comune è decisamente sfidante: Accogliere, Proteggere, Promuovere, Integrare.

La comunità dei Salesiani di Cuneo risponde positivamente all’appello e si fa strada l’ipotesi, poi diventata realtà, di valorizzare le quattro camere con due posti letto ciascuna e bagno con doccia, site al secondo piano della parrocchia.

Dubbi, incertezze, fatiche, incontri, stanchezze, soddisfazioni: in questa bella storia non manca nulla, ci sono tutti gli ingredienti, persino la semplicità e praticità nell’allestire una sala comune per i pasti, nonché spazio di ritrovo nei momenti liberi.

Dal 26 luglio 2021 l’accoglienza inizia e gli ospiti soggiornano nelle camere assegnate e portano avanti la loro routine lavorativa avendo una casa per dormire, un luogo dove fare colazione e trovare degli amici che li accompagnano in questo cammino con iniziative ludiche e di insegnamento della lingua italiana.

Certo, ci sono delle regole per far funzionare bene la convivenza, degli orari di rientro e di uscita, dei vincoli per il bene della coabitazione e non tutti sono disponibili ad accettarle e seguirle. Sono scelte individuali e come tali non vanno giudicate.

Dopo qualche giorno di avviamento, ci si rende conto che gli ospiti hanno piacere di prepararsi cena in autonomia ma i locali disponibili in Parrocchia non lo consentono. Ed ecco che il gioco di squadra emerge nuovamente e si attivano sinergie con la Casa del quartiere (una realtà di animazione e formazione in un quartiere non lontano della Parrocchia) che mette a disposizione gratuitamente i propri locali cucina. L’accoglienza diventa ancora di più occasione di incontro, relazioni e amicizia perché la condivisione del cibo, delle proprie tradizioni culinarie e dei momenti conviviali porta a conoscersi, abbattere i pregiudizi e crescere insieme.

Il buon profumo della solidarietà cresce di giorno in giorno (il fatto che sia “buono” non vuol dire che sia facile o che il disegno sia immediatamente comprensibile) e porta ad organizzare alcune domeniche pomeriggio nello sport, animate da giovani italiani e stranieri. L’iniziativa allarga ulteriormente gli orizzonti perché partecipano anche “gli amici degli amici” degli otto ospiti della Parrocchia e a quel punto si diventa tutti Famiglia.

E come ogni famiglia che festeggia semplicemente lo “stare insieme”, si conclude l’evento sportivo con un pasto caldo preparato direttamente dai ragazzi ospiti. Perché, in questa storia, il donare è reciproco. Impariamo molte cose dagli amici ospiti in Parrocchia, la prima su tutte è aprire i nostri confini mentali, le barriere culturali, abbattere i pregiudizi del colore della pelle (sembra strano dirlo nel 2021, ma è vero), aprire il cuore e le orecchie all’ascolto. Hanno molto da dire, da raccontare anche solo con la loro presenza… se ci si pone in una posizione di ascolto.

Come emerge dal dialogo con Irene, una dei tanti volontari coinvolti, la chiave per costruire una relazione vera e paritaria con gli ospiti è la fiducia reciproca e il rispetto: grazie a questi fattori, si diventa veramente amici e il dialogo si trasforma in una crescita personale di entrambi. La naturalezza dell’espressività dei migranti in Parrocchia (risate, confidenze, gioco…) è un buon indicatore del loro sentirsi “a casa” e non manca la riconoscenza.

Al momento la durata del progetto è prevista fino al 31 ottobre: lo spirito di solidarietà, la ricchezza dell’esperienza e la fratellanza che ne sono scaturite non hanno scadenza!