Cinema don Bosco – Programmazione Novembre 2021

Ecco la programmazione della nostra Sala per il prossimo mese: vi aspettiamo numerosi!

 

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 29 ottobre al 7 novembre

XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Marco 12, 28-34

Dal vangelo  secondo Marco 12, 28-34

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

All’interrogativo dello scriba (Mc 12,28-34), Gesù risponde citando due testi che ricorrono nella meditazione di Israele: un passo del Deuteronomio («Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua forza»), e un passo del Levitico («Amerai il tuo prossimo come te stesso»). I doveri dell’uomo sono certamente molti, ed è giusto che lo siano. Tuttavia Gesù invita l’uomo a non smarrirsi nel labirinto dei precetti: l’essenza della volontà di Dio è semplice e chiara: amare Dio e gli uomini. È giusto che la legge si occupi dei molti e svariati casi della vita, a patto però che non perda di vista quel centro, che dà vita e slancio a tutta l’impalcatura. Questo centro è l’amore.

Gesù risponde allo scriba che il primo dei comandamenti non è uno solo, ma due, però strettamente congiunti, come due facce della stessa realtà. È nella capacità di mantenere uniti i due amori – l’amore a Dio e l’amore al prossimo – la misura della vera fede e della genialità cristiana. C’è chi per amare Dio si estranea dagli uomini, e c’è chi per lottare a fianco degli uomini dimentica Dio. L’esperienza biblica si dice convinta che questi due atteggiamenti introducano nell’esistenza degli uomini una profonda menzogna. Se dici di amare Dio e trascuri il prossimo, non reagisci di fronte alle ingiustizie e non lotti contro le oppressioni, a quale Dio ti riferisci? Non certo al Dio di Gesù Cristo. E se dici di amare il prossimo e di essere al suo servizio, ma poi rifiuti di amare l’unico Signore, allora – pensa sempre la Bibbia – cadrai facilmente in potere degli idoli, e mentre pensi di amare il prossimo ti accorgi che lo stai strumentalizzando: pretendi di liberarlo imponendogli le tue idee, la tua visione del mondo, la tua giustizia. Senza dire – e questo è, in un certo senso, ancora più grave – che proprio mentre vuoi aiutare l’uomo ad essere più uomo, rischi che lo allontani dal suo bisogno più profondo, dalla sua ricerca più essenziale che è – appunto – la ricerca di Dio. L’evangelista Marco riporta alcune parole che invece Matteo e Luca tralasciano: «Ascolta, Israele, il Signore Dio nostro è l’unico Signore». Dio è l’unico Signore, Lui solo è da adorare. Il prossimo è da amare, ma non da adorare. La dedizione al prossimo non esaurisce la sete di amore dell’uomo. È l’apertura a Dio che conduce a compimento l’apertura al prossimo. È Dio infatti il punto a cui il nostro essere tende, del quale abbiamo un’insopprimibile nostalgia, come il seme tende con tutto se stesso a uscire dalla terra. (B. Maggioni, biblista)

Solennità di Tutti i Santi – Matteo 5, 1-12

Dal vangelo  secondo Matteo 5, 1-12

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

Beato l’uomo, prima parola del primo salmo. Cui fa eco la prima parola del primo discorso di Gesù, sulla montagna: Beati i poveri. Cosa significa beato, questo termine un po’ desueto e scolorito? La mente corre subito a sinonimi quali: felice, contento, fortunato. Ma il termine non può essere compresso solo nel mondo delle emozioni, impoverito a uno stato d’animo aleatorio. Indica invece uno stato di vita, consolida la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l’aspirazione alla gioia, all’amore, alla vita.

Beati, ed è come dire: in piedi, in cammino, avanti, voi poveri (A. Chouraqui), Dio cammina con voi; su, a schiena dritta, non arrendetevi, voi non violenti, siete il futuro della terra; coraggio, alzati e getta via il mantello del lutto, tu che piangi; non lasciarti cadere le braccia, tu che produci amore. Profondità alla quale non arriverò mai, Vangelo che continua a stupirmi e a sfuggirmi, eppure da salvare a tutti i costi; nostalgia prepotente di un mondo fatto di pace e sincerità, di giustizia e cuori puri, un tutt’altro modo di essere vivi.

Le beatitudini non sono un precetto in più o un nuovo comandamento, ma la bella notizia che Dio regala gioia a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si farà carico della sua felicità. Vostro è il regno: il Regno è dei poveri perché il Re si è fatto povero. La terra è dei miti perché il potente si è fatto mite e umile. A questa terra, imbevuta di sangue (il sangue di tuo fratello grida a me dal suolo), pianeta di tombe, chi regala futuro? Chi è più armato, più forte, più spietato? O non invece il tessitore di pace, il non violento, il misericordioso, chi si prende cura?

La seconda dice: Beati quelli che sono nel pianto. La beatitudine più paradossale: lacrime e felicità mescolate assieme, ma non perché Dio ami il dolore, ma nel dolore egli è con te. Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te. Dio è con te, nel riflesso più profondo delle tue lacrime per moltiplicare il coraggio; in ogni tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza, argine alle tue paure.

Come per i discepoli colti di notte dalla burrasca sul lago, Lui è lì nella forza dei rematori che non si arrendono, nelle braccia salde sulla barra del timone, negli occhi della vedetta che cercano l’aurora.

Gesù annuncia un Dio che non è imparziale, ha le mani impigliate nel folto della vita, ha un debole per i deboli, incomincia dagli ultimi della fila, dai sotterranei della storia, ha scelto gli scarti del mondo per creare con loro una storia che non avanzi per le vittorie dei più forti, ma per semine di giustizia e per raccolti di pace. (padre E. Ronchi)

Ricordiamo i nostri defunti

Nella pace di Cristo, in comunione con noi, affidiamo alla bontà del Padre tutti i defunti della nostra comunità dei quali abbiamo celebrato le esequie nella nostra chiesa dal 3 novembre 2020 al 28 ottobre 2021.
Siamo riconoscenti al Signore per il dono della loro vita e della loro testimonianza tra noi. La nostra preghiera, la conversione del nostro cuore li aiutino a partecipare nel modo più intenso possibile alla gioia del paradiso.
Leggeremo i loro nomi in ogni S. Messa del 2 novembre. Ricordo che la nostra confessione e la nostra comunione, grazie alla comunione dei santi, permettono ai nostri defunti di ottenere l’indulgenza plenaria.

Festa Medie 31 ottobre

Una serata con don Beppe Gallo

22 ottobre: un venerdì sera in compagnia di don Beppe Gallo, amico, animatore e guida negli anni della nostra giovinezza trascorsa ai Sale. Attualmente direttore e parroco della parrocchia San Juan Bosco di El Alto in Bolivia.

Una bella serata di amicizia e condivisione, riconoscendoci con qualche anno in più ma respirando la salesianità che ci unisce.

” Grazie don Beppe, un abbraccio a te e ai nostri amici boliviani con i quali in questi anni, da vicino e da lontano, abbiamo condiviso e continueremo a COMPARTIR storie, avventure e progetti….

Accogliamo il tuo invito a mantenere i nostri cuori sempre giovani nella solidarietà e ti auguriamo buon ritorno in Bolivia.”