Gesù Cristo Re dell’Universo – Giovanni 18, 33-37

Dal vangelo  secondo Giovanni 18, 33-37

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Siamo giunti al termine dell’anno liturgico. E’ l’occasione per tutti noi per ringraziare il Signore per l’averci dato un anno di grazia per crescere nell’imparare ad amare, pensare e scegliere come Lui, guidati dal suo Spirito. E’ l’occasione anche per ringraziare il Signore per il dono della Chiesa. Come una buona madre ci ha accompagnati al seguito del Signore Gesù con l’aiuto dei sacramenti, della comunità dei credenti, dell’esempio edificante e stimolante “dei santi della porta accanto” e dell’annuncio della Parola che illumina il nostro cammino. Sono stati mesi impegnativi a causa del Covid, che se non ci hanno dato la possibilità di tornare alla nostra normalità, ci hanno aiutato a puntare alla cura della nostra spiritualità. E’ anche il momento questo in cui il Signore ci chiede se siamo cresciuti nell’essere “testimoni della verità”. Significa se la liturgia celebrata, che ci ha fatto entrare in contatto con i misteri della vita di Cristo, ha toccato la nostra esistenza, rendendoci sempre testimoni della bontà del Padre con l’esercizio della carità, fatta di annuncio con le parole e con le opere di misericordia. Significa anche capire quanto ho fatto verità in me stesso, alla luce dello Spirito, per superare la mediocrità spirituale e il compromesso con il peccato. Il Signore ci aiuti a riconoscere, apprezzare e vivere sempre più le opportunità che ci offre.

Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù

21 novembre 2021

“Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (cfr. At 26,16)

Carissimi giovani!

Vorrei ancora una volta prendervi per mano per proseguire insieme nel pellegrinaggio spirituale che ci conduce verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona nel 2023.

L’anno scorso, poco prima che si diffondesse la pandemia, firmavo il messaggio il cui tema era “Giovane, dico a te, alzati!” (cfr Lc 7,14). Nella sua provvidenza, il Signore già ci voleva preparare per la durissima sfida che stavamo per vivere.

Nel mondo intero si è dovuta affrontare la sofferenza per la perdita di tante persone care e per l’isolamento sociale. L’emergenza sanitaria ha impedito anche a voi giovani – per natura proiettati verso l’esterno – di uscire per andare a scuola, all’università, al lavoro, per incontrarvi… Vi siete trovati in situazioni difficili, che non eravate abituati a gestire. Coloro che erano meno preparati e privi di sostegno si sono sentiti disorientati. Sono emersi in molti casi problemi familiari, come pure disoccupazione, depressione, solitudine e dipendenze. Senza parlare dello stress accumulato, delle tensioni ed esplosioni di rabbia, dell’aumento della violenza.

Ma grazie a Dio questo non è l’unico lato della medaglia. Se la prova ci ha mostrato le nostre fragilità, ha fatto emergere anche le nostre virtù, tra cui la predisposizione alla solidarietà. In ogni parte del mondo abbiamo visto molte persone, tra cui tanti giovani, lottare per la vita, seminare speranza, difendere la libertà e la giustizia, essere artefici di pace e costruttori di ponti.

Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Cari giovani, quale grande potenzialità c’è nelle vostre mani! Quale forza portate nei vostri cuori!

Così oggi, ancora una volta, Dio dice a ciascuno di voi: “Alzati!”. Spero con tutto il cuore che questo messaggio ci aiuti a prepararci a tempi nuovi, a una nuova pagina nella storia dell’umanità. Ma non c’è possibilità di ricominciare senza di voi, cari giovani. Per rialzarsi, il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione. È in questo senso che insieme a voi vorrei meditare sul brano degli Atti degli Apostoli in cui Gesù dice a Paolo: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16).

Paolo testimone davanti al re

Il versetto a cui si ispira il tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2021 è tratto dalla testimonianza di Paolo di fronte al re Agrippa, mentre si trova detenuto in prigione. Lui, un tempo nemico e persecutore dei cristiani, adesso è giudicato proprio per la sua fede in Cristo. A distanza di circa venticinque anni, l’Apostolo racconta la sua storia e l’episodio fondamentale del suo incontro con Cristo.

Paolo confessa che nel passato aveva perseguitato i cristiani, finché un giorno, mentre andava a Damasco per arrestarne alcuni, una luce “più splendente del sole” avvolse lui e i suoi compagni di viaggio (cfr At 26,13), ma solo lui udì “una voce”: Gesù gli rivolse la parola e lo chiamò per nome.

“Saulo, Saulo!”

Approfondiamo insieme questo avvenimento. Chiamandolo per nome, il Signore fa capire a Saulo che lo conosce personalmente. È come se gli dicesse: “So chi sei, so che cosa stai tramando, ma ciò nonostante mi rivolgo proprio a te”. Lo chiama due volte, in segno di una vocazione speciale e molto importante, come aveva fatto con Mosè (cfr Es 3,4) e con Samuele (cfr 1 Sam 3,10). Cadendo a terra, Saulo riconosce di essere testimone di una manifestazione divina, una rivelazione potente, che lo sconvolge, ma non lo annienta, anzi, lo interpella per nome.

In effetti, solo un incontro personale, non anonimo con Cristo cambia la vita. Gesù mostra di conoscere bene Saulo, di “conoscerlo dentro”. Anche se Saulo è un persecutore, anche se nel suo cuore c’è l’odio per i cristiani, Gesù sa che questo è dovuto all’ignoranza e vuole dimostrare in lui la sua misericordia. Sarà proprio questa grazia, questo amore non meritato e incondizionato, la luce che trasformerà radicalmente la vita di Saulo.

“Chi sei, Signore?”

Di fronte a questa presenza misteriosa che lo chiama per nome, Saulo chiede: «Chi sei, o Signore?» (At 26,15). Questa domanda è estremamente importante e tutti, nella vita, prima o poi la dobbiamo fare. Non basta aver sentito parlare di Cristo da altri, è necessario parlare con Lui personalmente. Questo, in fondo, è pregare. È un parlare direttamente a Gesù, anche se magari abbiamo il cuore ancora in disordine, la mente piena di dubbi o addirittura di disprezzo verso Cristo e i cristiani. Mi auguro che ogni giovane, dal profondo del suo cuore, arrivi a porre questa domanda: “Chi sei, o Signore?”.

Non possiamo dare per scontato che tutti conoscano Gesù, anche nell’era di internet. La domanda che molte persone rivolgono a Gesù e alla Chiesa è proprio questa: “Chi sei?”. In tutto il racconto della vocazione di San Paolo, è l’unica volta in cui lui parla. E alla sua domanda, il Signore risponde prontamente: «Io sono Gesù, che tu perseguiti» (ibid.).

“Io sono Gesù, che tu perseguiti!”

Attraverso questa risposta, il Signore Gesù rivela a Saulo un mistero grande: che Lui si identifica con la Chiesa, con i cristiani. Fino ad allora, Saulo non aveva visto nulla di Cristo se non i fedeli che aveva rinchiuso in prigione (cfr At 26,10), per la cui condanna a morte egli stesso aveva votato (ibid.). E aveva visto come i cristiani rispondevano al male con il bene, all’odio con l’amore, accettando le ingiustizie, le violenze, le calunnie e le persecuzioni sofferte per il nome di Cristo. Dunque, a ben vedere, Saulo in qualche modo – senza saperlo – aveva incontrato Cristo: lo aveva incontrato nei cristiani!

Quante volte abbiamo sentito dire: “Gesù sì, la Chiesa no”, come se l’uno potesse essere alternativo all’altra. Non si può conoscere Gesù se non si conosce la Chiesa. Non si può conoscere Gesù se non attraverso i fratelli e le sorelle della sua comunità. Non ci si può dire pienamente cristiani se non si vive la dimensione ecclesiale della fede.

“È duro per te rivoltarti contro il pungolo”

Queste sono le parole che il Signore rivolge a Saulo dopo che è caduto a terra. Ma è come se già da tempo gli stesse parlando in modo misterioso, cercando di attirarlo a sé, e Saulo stesse resistendo. Quello stesso dolce “rimprovero”, nostro Signore lo rivolge a ogni giovane che si allontana: “Fino a quando fuggirai da me? Perché non senti che ti sto chiamando? Sto aspettando il tuo ritorno”. Come il profeta Geremia, noi a volte diciamo: “Non penserò più a lui” (Ger 20,9). Ma nel cuore di ognuno c’è come un fuoco ardente: anche se ci sforziamo di contenerlo, non ci riusciamo, perché è più forte di noi.

Il Signore sceglie uno che addirittura lo perseguita, completamente ostile a Lui e ai suoi. Ma non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile. Attraverso l’incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare. Nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio. Per nessuno si può dire: è troppo lontano… è troppo tardi… Quanti giovani hanno la passione di opporsi e andare controcorrente, ma portano nascosto nel cuore il bisogno di impegnarsi, di amare con tutte le loro forze, di identificarsi con una missione! Gesù, nel giovane Saulo, vede esattamente questo.

Riconoscere la propria cecità

Possiamo immaginare che, prima dell’incontro con Cristo, Saulo fosse in un certo senso “pieno di sé”, ritenendosi “grande” per la sua integrità morale, per il suo zelo, per le sue origini, per la sua cultura. Certamente era convinto di essere nel giusto. Ma, quando il Signore gli si rivela, viene “atterrato” e si ritrova cieco. Improvvisamente scopre di non essere capace di vedere, non solo fisicamente ma anche spiritualmente. Le sue certezze vacillano. Nel suo animo avverte che ciò che lo animava con tanta passione – lo zelo di eliminare i cristiani – era completamente sbagliato. Si rende conto di non essere il detentore assoluto della verità, anzi di esserne ben lontano. E, insieme alle sue certezze, cade anche la sua “grandezza”. Improvvisamente si scopre smarrito, fragile, “piccolo”.

Questa umiltà – coscienza della propria limitatezza – è fondamentale! Chi pensa di sapere tutto di sé, degli altri e persino delle verità religiose, farà fatica a incontrare Cristo. Saulo, diventato cieco, ha perso i suoi punti di riferimento. Rimasto solo, nel buio, le uniche cose chiare per lui sono la luce che ha visto e la voce che ha sentito. Che paradosso: proprio quando uno riconosce di essere cieco, comincia a vedere!

Dopo la folgorazione sulla via di Damasco, Saulo preferirà essere chiamato Paolo, che significa “piccolo”. Non si tratta di un nickname o di un “nome d’arte” – oggi tanto in uso anche tra la gente comune: l’incontro con Cristo lo ha fatto sentire veramente così, abbattendo il muro che gli impediva di conoscersi in verità. Egli afferma di sé stesso: «Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio» (1 Cor 15,9).

Santa Teresa di Lisieux, come altri santi, amava ripetere che l’umiltà è la verità. Oggigiorno tante “storie” condiscono le nostre giornate, specialmente sulle reti sociali, spesso costruite ad arte con tanto di set, telecamere, sfondi vari. Si cercano sempre di più le luci della ribalta, sapientemente orientate, per poter mostrare agli “amici” e followers un’immagine di sé che a volte non rispecchia la propria verità. Cristo, luce meridiana, viene a illuminarci e a restituirci la nostra autenticità, liberandoci da ogni maschera. Ci mostra con nitidezza quello che siamo, perché ci ama così come siamo.

Cambiare prospettiva

La conversione di Paolo non è un tornare indietro, ma l’aprirsi a una prospettiva totalmente nuova. Infatti, lui prosegue il cammino verso Damasco, ma non è più quello di prima, è una persona  diversa (cfr At 22,10). Ci si può convertire e rinnovare nella vita ordinaria, facendo le cose che siamo soliti fare, ma con il cuore trasformato e motivazioni differenti. In questo caso, Gesù chiede espressamente a Paolo di andare fino a Damasco, dove era diretto. Paolo obbedisce, ma adesso la finalità e la prospettiva del suo viaggio sono radicalmente cambiate. D’ora in poi, vedrà la realtà con occhi nuovi. Prima erano quelli del persecutore giustiziere, d’ora in poi saranno quelli del discepolo testimone. A Damasco, Anania lo battezza e lo introduce nella comunità cristiana. Nel silenzio e nella preghiera, Paolo approfondirà la propria esperienza e la nuova identità donatagli dal Signore Gesù.

Non disperdere la forza e la passione dei giovani

L’atteggiamento di Paolo prima dell’incontro con Gesù risorto non ci è tanto estraneo. Quanta forza e quanta passione vivono anche nei vostri cuori, cari giovani! Ma se l’oscurità intorno a voi e dentro di voi vi impedisce di vedere correttamente, rischiate di perdervi in battaglie senza senso, perfino di diventare violenti. E purtroppo le prime vittime sarete voi stessi e coloro che vi sono più vicini. C’è anche il pericolo di lottare per cause che all’origine difendono valori giusti, ma che, portate all’esasperazione, diventano ideologie distruttive. Quanti giovani oggi, forse spinti dalle proprie convinzioni politiche o religiose, finiscono per diventare strumenti di violenza e distruzione nella vita di molti! Alcuni, nativi digitali, trovano nell’ambiente virtuale e nelle reti sociali il nuovo campo di battaglia, ricorrendo senza scrupoli all’arma delle fake news per spargere veleni e demolire i loro avversari.

Quando il Signore irrompe nella vita di Paolo, non annulla la sua personalità, non cancella il suo zelo e la sua passione, ma mette a frutto queste sue doti per fare di lui il grande evangelizzatore fino ai confini della terra.

Apostolo delle genti

Paolo in seguito sarà conosciuto come “l’apostolo delle genti”: lui, che era stato un fariseo scrupoloso osservante della Legge! Ecco un altro paradosso: il Signore ripone la sua fiducia proprio in colui che lo perseguitava. Come Paolo, ognuno di noi può sentire nel profondo del cuore questa voce che gli dice: “Mi fido di te. Conosco la tua storia e la prendo nelle mie mani, insieme a te. Anche se spesso sei stato contro di me, ti scelgo e ti rendo mio testimone”. La logica divina può fare del peggior persecutore un grande testimone.

Il discepolo di Cristo è chiamato ad essere «luce del mondo» (Mt 5,14). Paolo deve testimoniare quello che ha visto, ma adesso è cieco. Siamo di nuovo al paradosso! Ma proprio attraverso questa sua personale esperienza Paolo potrà immedesimarsi in coloro ai quali il Signore lo manda. Infatti, è costituito testimone «per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce» (At 26,18).

“Alzati e testimonia!”

Nell’abbracciare la vita nuova che ci è data nel battesimo, riceviamo anche una missione dal Signore: “Mi sarai testimone!”. È una missione a cui dedicarsi, che fa cambiare vita.

Oggi l’invito di Cristo a Paolo è rivolto a ognuno e ognuna di voi giovani: Alzati! Non puoi rimanere a terra a “piangerti addosso”, c’è una missione che ti attende! Anche tu puoi essere testimone delle opere che Gesù ha iniziato a compiere in te. Perciò, in nome di Cristo, ti dico:

– Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine.

– Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani.

– Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati.

– Alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale.

– Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza.

– Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all’università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque.

Il Signore, la Chiesa, il Papa, si fidano di voi e vi costituiscono testimoni nei confronti di tanti altri giovani che incontrate sulle “vie di Damasco” del nostro tempo. Non dimenticate: «Se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 120).

Alzatevi e celebrate la GMG nelle Chiese particolari!

Rinnovo a tutti voi, giovani del mondo, l’invito a prendere parte a questo pellegrinaggio spirituale che ci porterà a celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona nel 2023. Il prossimo appuntamento, però, è nelle vostre Chiese particolari, nelle diverse diocesi ed eparchie del mondo, dove, nella solennità di Cristo Re si celebrerà – a livello locale – la Giornata Mondiale della Gioventù 2021.

Spero che tutti noi possiamo vivere queste tappe come veri pellegrini e non come “turisti della fede”! Apriamoci alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino. Apriamoci ad ascoltare la sua voce, anche attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle. Così ci aiuteremo gli uni gli altri a rialzarci insieme, e in questo difficile momento storico diventeremo profeti di tempi nuovi, pieni di speranza! La Beata Vergine Maria interceda per noi.

Roma, San Giovanni in Laterano, 14 settembre 2021, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

Francesco

MGS DAY a Valdocco – Domenica 14 novembre 2021

Domenica 14 novembre si è svolto nel cuore di Valdocco il tradizionale appuntamento dell’MGS Day, che ha radunato più di 500 giovani del Movimento Giovanile Salesiano, ripercorrendo il tema della proposta pastorale di quest’anno che ci accompagna verso il Sogno dei 9 anni di don Bosco: “Amati e chiamati“. Una giornata intensa e ricca di spunti, nonostante il tempo non favorevole. Coloro che hanno partecipato alla giornata hanno potuto vivere la testimonianza dei genitori di Giulia Gabrieli, giovane ragazza mancata a 14 anni nel 2011 e proclamata Serva di Dio dalla Chiesa.

Proviamo a sognare con i ragazzi e a portare avanti questo sogno!
(suor Carmela Busia)

È stato bellissimo rincontrare quelle vite che ormai mi porto dentro da qualche anno, è un’emozione indescrivibile.
( Silvia)

Abbiamo la fortuna di avere con noi i genitori di una ragazzina normale ma straordinaria, Giulia Gabreli, che pur nella sofferenza e nella malattia è riuscita a testimoniare tantissima gioia e tantissimo amore.
(Don Alberto Goia)

 

 

 

 

 

Presentazione ex allieve

Il Beato don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco, tra le sue innumerevoli attività, ispirò, organizzò e fondò, nel 1908, l’associazione delle ex allieve FMA e la rivista “Unione”. Il primo congresso si svolse a Torino nel 1911.

Nel 1988, centenario della morte di don Bosco, si è tenuto il primo congresso mondiale dell’associazione che è stata riconosciuta ufficialmente come parte della Famiglia Salesiana. Oggi è presente in tutto il mondo dove hanno operato o operano le Figlie di Maria Ausiliatrice.

Nella nostra realtà, il gruppo delle ex allieve è nato nel 1970. Le sue iscritte sono le “ragazze” che avevano frequentato la scuola materna, quelle che avevano partecipato alle attività dell’oratorio femminile e che avevano contribuito alle attività del tempo libero, dello sport, dell’animazione, del teatro, del catechismo, delle attività liturgiche e religiose.

Oggi, collaborano con tutti gli altri gruppi della Famiglia Salesiana presenti qui a Cuneo, condividendo l’eredità educativa di don Bosco e Maria Domenica Mazzarello.

L’Unione di Cuneo aderisce alla Federazione Monferrina che ha sede ad Alba. In Italia sono presenti 21 Federazioni che, nell’anno 2020, hanno dato vita all’ ASSOCIAZIONE MORNESE LAICI – EX ALLIEVE/I – IN RETE CON LE FMA NEL MONDO ONLUS. La modifica del nome si è resa necessaria per adeguarsi alla normativa italiana del settore non profit. Questa offre l’opportunità di ricevere contributi e, quindi, di assumere maggiori impegni di solidarietà verso il mondo dei più deboli e vulnerabili.

La nuova denominazione “Mornese” vuole ricordare che le nostre radici sono in un piccolo paese dove è nato, con Maria Mazzarello, un grande sogno, come Valdocco fu per don Bosco.

Se Dio ha scelto questo piccolo paese e una donna semplice per realizzare sorprendenti meraviglie, ora guarda a noi per continuarne l’impegno a rendere felice la gioventù.

Per allargare il più possibile questo impegno, accanto alle ex allieve/i delle FMA, possono aderire all’associazione quanti ne condividono i valori.

 

 

 

 

 

Come gestire la casa di San Giacomo?

È la domanda che da tempo ci si fa quando la casa sarà pienamente in funzione, speriamo già dalla prossima estate.
Da un anno esiste un gruppo di persone, aperto a tutti, che sta ragionando per delle soluzioni. Se ne parla il 29 novembre alle 21. Vi invito a leggere la lettera che segue la quale illustra lo stato della questione.
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Carissimi tutti,

don Mauro da tempo ci tiene informati passo dopo passo sulla vicenda della nostra cara e amata Casa per Ferie di San Giacomo di Entracque. E da un po’ di tempo ci sollecita a fare proposte e condivisione per supportare la casa anche attraverso una collaborazione attiva nella gestione.

Ci siamo ritrovati, con chi voleva, più di una volta per discutere sull’opportunità o meno di creare un gruppo di oratoriani che potrebbero dare vita a un’associazione, una Odv, organizzazione di volontariato, che possa supportate l’Oratorio nella gestione, attraverso una collaborazione o una convenzione tra i due enti. Questo per diversi motivi: sollevare la comunità di un’incombenza importante e di compiti di gestione; mantenere la casa con le finalità stesse dell’oratorio cioè dando priorità ai ragazzi e alle famiglie ma magari anche aprendo alla possibilità di accoglienza anche in maniera più turistica in certe occasioni e certi momenti morti per i gruppi parrocchiali; avere cura dell’immobile; rendersi attivi nella richiesta e nella ricerca di fondi e bandi utili per la sua gestione e la sua ristrutturazione, cosa che, con la nuova legge del Terzo Settore e l’avvio dal 23 novembre del Runts, il Registro Unico nazionale del Terzo Settore, diventa più facile per una realtà associativa che per l’ente ecclesiale.

Sappiamo le disavventure della Casa in questi ultimi due anni, tra Covid, lavori non andati a buon fine e interventi e adempimenti burocratici per rendere la struttura pienamente utilizzabile rispetto alle normative vigenti riguardanti l’ospitalità.

Dopo l’incontro con l’economo ispettoriale don Giorgio e il confronto anche con l’ispettore don Leonardo, il consiglio ispettoriale ha dato il via affinché esplorassimo questa ipotesi di creazione dell’Associazione, creando uno statuto conforme alle norme di legge del settore e ancorato al carisma salesiano.

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento e a dichiarare una sua disponibilità in merito ci potremmo trovare lunedì 29 novembre alle ore 21 ai Sale.

Massimiliano Cavallo

Le donazioni dell’Avvento 2020 a sostegno degli Oratori estivi

In prossimità dell’Avvento 2021 Caritas Diocesana rendiconta le offerte raccolte l’anno scorso

Le donazioni raccolte dalla campagna dell’Avvento 2020 “Perché nessuno resti solo” promossa dalla Caritas diocesana hanno sostenuto gli Oratori estivi, cercando di incentivare il più possibile la partecipazione dei bambini e dei ragazzi che appartengono alle famiglie maggiormente danneggiate dalla pandemia: ne sono stati aiutati 94.

In totale sono stati raccolti 16.000 euro: con 11.200 euro sono state aiutate 12 parrocchie, in particolare a Cuneo l’Oratorio estivo dei Tommasini, gestito dall’Associazione Orizzonti di pace, e quello del Centro storico, gestito dalle parrocchie con l’associazione San Vincenzo de’ Paoli; i restanti 4.800 euro vengono usati per interventi autunnali nel sostegno alla partecipazione ai servizi di mensa e doposcuola, gestiti dalle medesime realtà.

Ogni parrocchia ha fornito una breve relazione sulle famiglie che necessitavano di aiuto per inviare i bambini o ragazzi agli Oratori estivi, cercando di valutare situazione per situazione. Alcune Caritas parrocchiali hanno deciso di contribuire ai costi anche con un proprio contributo.

Disponibilità per Il Sacramento delle Confessioni

dal lunedì al sabato dalle 7,00 alle 9,00 e dalle 17,00 alle 18,30

alla domenica dalle 8,00 alle 11,00; dalle 15,30 alle 16,30; dalle 17,30 alle 18,30

ogni primo venerdì del mese dalle 18,30 alle 21,00

I sacerdoti si alternano in questi orari secondo gli altri impegni pastorali.

Per appuntamenti inerenti al sacramento della confessione e per la direzione spirituale è possibile telefonare a questi numeri o far chiamare dall’ufficio parrocchiale:

don Flaviano      3408207329

don Giorgio        3385875050

don Mauro         3387259651 parroco

don Thierry         3498302953 incaricato oratorio

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 12 al 21 novembre

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Marco 13, 24-32

Dal vangelo  secondo Marco 13, 24-32

«24In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Le parole di Gesù che leggiamo in questa domenica fanno parte di un discorso che appartiene al genere apocalittico, un genere che si esprime attraverso un linguaggio immaginoso: «Il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno». Questo discorso di Gesù non racconta la fine del mondo, ma il senso della storia. Molto spesso l’esperienza quotidiana sembra dirci che il male vince e il bene perde, ma è così? Per valutare le cose in profondità e non lasciarsi ingannare dalle apparenze, è necessario che il discepolo esca dai tempi brevi e spinga lo sguardo lontano: è per questo, e solo per questo, che l’ultimo discorso di Gesù non parla direttamente della Croce (che pur continua ad essere in qualche modo presente), ma del ritorno del Figlio dell’uomo in potenza e gloria. Quest’ultima affermazione vuole rassicurarci che l’efficacia nascosta della Croce, cioè quella sua possibilità di gloria e di vittoria che ora rimane nascosta, alla fine dei tempi apparirà di fronte a tutti nel suo più abbagliante fulgore. Come è detto chiaramente nella prima parte del discorso che però la liturgia tralascia, la comunità cristiana verrà a trovarsi in situazioni difficili. «Sorgeranno falsi profeti e falsi messia» (13,22), e faranno segni che sembreranno convincenti, allo scopo di trarre in inganno gli stessi credenti; «Comparirete davanti a governatori e re per causa mia» (13,9) e «sarete odiati da tutti» (13,19); «Si leverà popolo contro popolo e regno contro regno» (13,8). In simili situazioni il discepolo può trovarsi frastornato, deluso, toccato dal dubbio che la Croce di Cristo sia un fatto sprecato ed impotente: il mondo sembra infatti continuare come prima, con tutto il suo carico di odio e di errori. Le raccomandazioni di Gesù? Eccole: «Non allarmatevi» (13,7), «Non preoccupatevi» (13,11), «Pregate» (13,18), «Non ci credete» (13,21), «State attenti» (13,23), «Sappiate che Egli è vicino, alle porte» (13,29). Atteggiamenti facili a dirsi, ma difficili a praticarsi, possibili unicamente se sostenuti da una grande fede. È solo da una grande fede che scaturiscono la serenità, la vigilanza e la capacità di distinguere tra veri e falsi profeti, veri e falsi rinnovamenti. «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (13,31): ritengo essere questa assicurazione l’ultima consegna di Gesù, il punto fermo, che giustifica (ed esige) nel discepolo la serenità, la fedeltà, la certezza che il Figlio dell’uomo ritornerà e che l’avvenire – a dispetto di tutte le esperienze contrarie – è saldamente nelle mani di Colui che fu crocifisso.