Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 25 marzo al 3 aprile 2022

IV Domenica di Quaresima – Luca 15, 1-3 / 11-32

IV Domenica di Quaresima – Laetare –  Luca 15, 1-3 / 11-32 – Anno C

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Il tema centrale della parabola è l’amore del padre. A lui non interessa che il figlio gli abbia dissipato il patrimonio. Ciò che lo addolora è che il figlio sia lontano, a disagio. E quando ritorna non bada neppure alle sue parole («Trattami come uno dei tuoi servi»): l’importante è che il figlio abbia capito e sia tornato. Ecco il motivo della sua gioia: «Questo mio figlio era morto ed è tornano in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Questo è il volto del vero Dio, un volto molto diverso da come scribi e farisei supponevano, e come giusti e benpensanti alle volte continuano a supporre.

Se invece prendiamo in considerazione la figura del figlio minore, allora ci accorgiamo che il suo peccato non è semplicemente consistito nel fatto che abbia chiesto la sua parte di eredità e l’abbia poi dissipata, lontano da casa, in una vita libertina. Questo comportamento non è che la conseguenza di una convinzione che gli si era radicata nell’animo, e cioè la convinzione che la casa fosse una prigione, la presenza del padre ingombrante e mortificante, e l’allontanamento da casa una libertà. Questo è il vero peccato del figlio minore. Il suo ritorno a casa – motivato all’inizio dal disagio («io qui muoio di fame») – trova il suo culmine non nel proposito di lavorare come un salariato per riparare il danno (anzi questo mostra che il figlio non ha capito ancora né la profondità dell’amore del padre né la profondità del suo peccato), ma semplicemente nell’aver capito che in casa si sta meglio e che fuori si sta peggio. Questo infatti è quello che voleva il padre. Null’altro. La conversione è un ritorno. Non è un prezzo da pagare – non sta lì il nocciolo della questione – ma una mentalità da cambiare.

A questo punto dobbiamo rileggere una terza volta la parabola dal punto di vista del figlio maggiore. Anziché condividere la gioia del padre, ne prova invidia. Come gli scribi e i farisei che mormorano contro Gesù, anch’egli pensa che il peccato sia consistito nel dilapidare le sostanze, non invece nel fatto di essersi allontanato da casa. E si capisce che anch’egli ragiona come il figlio minore. Infatti è rimasto in casa, ma convinto che lo stare in casa sia faticoso, sia un sacrificio, convinto anch’egli che fuori si sta meglio. È un figlio fedele, ma con l’animo del servo, incapace nel profondo di condividere la gioia del padre, perché non vede nel fratello che si è allontanato un povero da salvare, ma semmai un fortunato da punire. Non si sente figlio, grato e gioioso di essere in casa, già premiato per il fatto di essere in casa

Il Papa consacra Russia e Ucraina al Cuore Immacolato di Maria

La supplica del Papa alla Madonna: liberaci da questa guerra crudele e insensata

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ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.

Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!

Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.

Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.

Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.

Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.

Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.

Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.

Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.

Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.

Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.

Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.

Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.

Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.

Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

Solidarietà con l’Ucraina 3

Lettera dell’Ispettore don Leonardo Mancini

Carissimi confratelli e laiche/ci corresponsabili, come aggiornato durante il recente incontro con i consigli della CEP vi invio un aggiornamento sulle iniziative di sostegno che stiamo realizzando in ispettoria a favore di confratelli e famiglie delle nostre presenze salesiane in Ucraina. continua a leggere

I Sale di Cuneo partecipano a questo appello dell’Ispettore con la raccolta delle offerte e dei prodotti indicati nella lettera, che poi noi faremo arrivare a Torino.

Ucraina – Un pulmino, letti da campo, alimenti, medicinali…

E storie e volti di accoglienza nella grande operazione di soccorso salesiana

(ANS – Kiev) – Mentre prosegue la guerra in Ucraina e l’attenzione del mondo è sulle possibilità di successo dei negoziati, per chi permane nel Paese dilaniato dalle bombe le opzioni per sopravvivere dipendono largamente dalla solidarietà internazionale – un fronte su cui i salesiani sono sempre in prima linea.

Senza luce e riscaldamento per giorni, al riparo in una cantina, con tutti i negozi chiusi e potendo comprare il pane solo quando veniva distribuito per strada… questa era la vita di Natalka con i suoi bambini, di cinque e due anni, prima di lasciare Kharkov, tre settimane fa.

“Tutto quello a cui riuscivo a pensare era quello che mi stavo lasciando alle spalle – mio marito – ma soprattutto a quello che stavo ottenendo, salvare le loro vite” ha raccontato la donna all’inviato di “Misiones Salesianas”, la Procura Missionaria salesiana di Madrid.

Hanno viaggiato per diversi giorni a piedi, ma anche in autobus e in treno, fino a quando non hanno raggiunto Medyka, il valico di frontiera con la Polonia. “La cosa peggiore è stato il freddo e la neve, portando un bambino in braccio, un grande zaino e tenendo l’altro per mano. È molto ingiusto quello che stiamo soffrendo”, dice.

Ora che è accolta dai salesiani, non è che tutto sia risolto. I bambini si spaventano appena sentono il rumore di un aereo e c’è sempre la paura per la sorte del marito, che chiama tutti i giorni. Ma Natalka è felice finché sa che sta bene, e a lui è consolato dal conoscere la solidarietà che la famiglia riceve, “soprattutto dai salesiani”.

La famiglia di Natalka non è certo l’unica ad essere accolta dai salesiani polacchi. Complessivamente i Figli di Don Bosco delle quattro Ispettorie polacche hanno preparato 1117 posti nelle opere salesiane per rifugiati in tutta la Polonia, di cui 501 sono già occupati e 366 liberi. Attualmente stanno condividendo ciò che hanno, ma dato che mantenere un così alto numero di rifugiati è oneroso, avranno bisogno sempre più di sostegno.

Nonostante la minaccia di guerra, sono riusciti anche ad inviare dozzine di convogli umanitari in Ucraina. Portano forniture mediche, cibo, coperte, generatori, articoli per l’igiene personale. Significativa è la sinergia: ad esempio, grazie collaborazione con la Procura Missionaria di Bonn, in Germania, sono riusciti ad acquistare 300 letti da campo, con altrettanti cuscini e piumoni e 600 set di biancheria da letto e da bagno.

Un’altra testimonianza sull’effettiva ed efficace solidarietà salesiana viene da Zhytomyr, in Ucraina, a circa 130 km da Kiev, dove mercoledì scorso, 16 marzo, è arrivata in dono una nuova auto la casa salesiana del posto.

Don Michał Wocial, un salesiano che lavora in quell’opera, aveva chiesto aiuto dopo che il vecchio scuolabus si era rotto in uno dei vari viaggi per far scappare i rifugiati in Polonia.

“È stata un’operazione prioritaria per noi – dice don Jacek Zdzieborski, Direttore della Procura Missionaria Salesiana di Varsavia –. Siamo riusciti rapidamente a trovare un venditore di un pullmino a 8 posti con un grande bagagliaio, come serviva. Una settimana dopo, l’auto era già stata acquistata, importata, registrata e assicurata”.

E non è stato un lavoro lungo trovare un donatore: l’acquisto è stato presto finanziato da “Missioni Don Bosco”, la Procura Missionaria Salesiana di Torino.

Questo è uno dei tanti esempi di fruttuosa collaborazione e della provvidenza di Dio, che crediamo abbia guidato questa impresa. “È incredibile che in così poco tempo siamo riusciti a ottenere un veicolo e completare tutte le formalità” commenta don Zdzieborski.

Prima di arrivare a destinazione, l’auto è partita piena di doni, tra cui un generatore di corrente, cibo, forniture mediche e coperte.

Continuano, infine, anche le donazioni in denaro da parte di tutte le realtà salesiane e della Famiglia Salesiana. Tra le più recenti si segnalano la donazione elargita dalla Visitatoria di Timor Est e un consistente esborso economico da parte delle Suore della Carità di Gesù, XI gruppo della Famiglia Salesiana.

Ucraina – La tenacia di una giovane rifugiata

“Anche se bombardano le nostre scuole, non possono distruggere la nostra voglia di imparare”

(ANS – Zhytomyr) – Una preghiera ecumenica per implorare la pace: è quella che da alcuni giorni diversi rappresentanti delle chiese cristiane di Zhytomyr, insieme a semplici fedeli, recitano quotidianamente sotto una grande bandiera ucraina. “Signore, in questi tempi difficili ti chiediamo di insegnarci a combattere la paura. Il timor di Dio è la cosa più importante: chi mette il timor di Dio al primo posto può controllare la paura della morte, della sofferenza, delle perdite. Aiutaci, in questo tempo di prova, a mettere Te al primo posto” è la commovente preghiera offerta da don Michał Wocial, SDB, tra un allarme antiaereo e un altro.

La vita delle comunità salesiane in Ucraina è ormai da un mese stravolta dalla guerra, che segna ogni attività, compresa la preghiera. Don Wocial passa dallo smistamento dei generi di prima necessità ricevuti e ridistribuiti ai bisognosi, alla benedizione delle persone in fuga, che fanno la fila per riceverla prima di partire.

Mentre anche al di là dei confini della loro patria, tanti ucraini fisicamente al sicuro continuano a soffrire per la loro martoriata nazione e i loro cari che vi sono ancora presenti. Kilina, rifugiata con i suoi tre figli a Varsavia, ha ancora attiva l’applicazione che segnala il pericolo dei bombardamenti. “Quando suona l’allarme antiaereo a Leopoli, squilla anche il mio telefono, così chiamo velocemente i miei parenti per sapere se stanno bene e assicurarmi che scendano nel seminterrato della casa per stare più al sicuro. Ci sentiamo protetti qui, ma viviamo 24 ore al giorno preoccupandoci delle nostre famiglie e del nostro Paese”, ha raccontato la donna ad Alberto López, inviato di “Misiones Salesianas” sul posto.

Con loro c’è anche Yarina, che ha 16 anni e ha lasciato Leopoli con sua madre il giorno in cui è iniziata la guerra. “La cosa migliore che possiamo fare per non pensare alla guerra è tenerci occupati” spiega la madre della ragazza, che sta cercando un lavoro in Polonia, mentre sua figlia segue si collega quotidianamente con la sua scuola in Ucraina per cercare di mantenere tutto il più normale possibile. Infatti, dando una grande prova di resilienza, Yarina testimonia: “Anche se bombardano le nostre scuole non possono distruggere la nostra cultura e la nostra voglia di imparare”.

Per tutti giovani – e meno giovani – rifugiati, la Famiglia Salesiana di tutto il mondo sta facendo di tutto e di più.

C’è chi, lontano fisicamente, continua ad offrire aiuti economici: come il Consiglio Mondiale dell’Associazione dei Cooperatori Salesiani; la Visitatoria di Papua Nuova Guinea – Isole Salomone (PGS), che ha destinato la colletta quaresimale al soccorso della popolazione ucraina; l’Ispettoria della Gran Bretagna (GBR), che per la medesima causa ha elargito una seconda donazione, di importo doppio rispetto alla prima; o l’impegno delle Procure Missionarie salesiane, come “Missão Don Bosco” del Portogallo, e “Por Los Jóvenes”, dell’Argentina, ciascuna attiva con una sua campagna.

C’è chi non si stanca di accogliere, come l’Ispettoria della Repubblica Ceca (CEP), che in un Paese che ha già ricevuto circa 213mila rifugiati – su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti – offre il suo contributo ospitando oltre 200 persone, di cui la metà bambini. “Forniamo loro cibo, consulenza sociale di base e alloggi nelle camere, dato che finora non è stato necessario utilizzare palestre o saloni – riporta don Vojtěch Sivek, Vicario e Delegato Ispettoriale per la Pastorale Giovanile di CEP –. Offriamo anche le attività degli oratori, con programmi mirati per i bambini ucraini, e collaboriamo con insegnanti e psicologi di lingua ucraina e per la ricerca de lavoro. Quanto alle raccolte, le donazioni in denaro e in natura le distribuiamo attraverso le ONG e tramite contatti personali in Ucraina, Slovacchia o Polonia”.

E infine c’è chi si offre di fare i servizi umili, semplici, ma necessari, per offrire quanto serve ai bisognosi accolti: trasportare i carichi con gli aiuti umanitari, caricare e scaricare gli scatoloni, pulire le sale e gli ambienti allestiti per i rifugiati…

“Cerchiamo di mantenere le nostre speranze e di preparare un’assistenza a lungo termine soprattutto per coloro che sono più vicini ai Salesiani: bambini e giovani” afferma, infine, un volontario dalla Repubblica Ceca.

Lettera Presidenza CEI – Fine stato emergenza COVID

Orientamenti per la Settimana Santa 2022

Cari Confratelli, il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza Episcopale Italiana e Governo Italiano, con decorrenza 1 aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020 per le celebrazioni con il popolo.
Tuttavia la situazione sollecita tutti ad un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus. Condividiamo alcuni consigli e suggerimenti.   continua a leggere

Ritiro spirituale dei salesiani cooperatori

“Amati e Chiamati – Renditi umile, forte e robusto”.

Domenica 20 marzo in 18 tra Cooperatrici e Cooperatori Salesiani abbiamo avuto modo di vivere insieme ad altri, 120 in tutto, provenienti da vari centri (oratori, parrocchie, scuole salesiane) del Piemonte, una bella e intensa giornata di esercizi spirituali, guidati dalle profonde e concrete parole di don Thierry, presso l’opera salesiana di Bra.

Una vera e propria Grazia!

Ritiro svoltosi tra la festa di San Giuseppe e l’Annunciazione del Signore, siamo stati chiamati a stare in un silenzio interiore e a guardare a Maria, per poter dire il nostro “Sì” quotidiano. Un silenzio non per sentire qualcosa emotivamente, ma come una dimensione in cui “stare” e prendere consapevolezza che siamo fatti per Dio, Dio ci ama e ci riserva la Sua Grazia!

Abbiamo iniziato con la preghiera dell’Ora Media nei locali delle Scuole Medie Salesiane.

Prendendo spunto dal libro “Filotea” di San Francesco di Sales, don Thierry, nel suo intervento, ci ha donato sette passi, l’ABC della vita spirituale, del vivere cristiano:

  1. “Ne hai bisogno, per tornare in battaglia!”

Prender il nostro cuore in mano e andare all’essenziale, “contando sulla misericordia del Signore eleviamo la nostra preghiera”.

  1. “Ricorda anzitutto che sei creato per nulla di meno che per l’eterno”.

Siamo fatti per cose grandissime, siamo per Dio! La nostra anima è fatta per Dio! Solo l’Amore ci sazia.

  1. “Amati… da Lui, che compie ab eterno il primo passo”.

Siamo anzitutto AMATI! Fermiamoci e riceviamo questo Amore! Siamo amati da Lui, che compie sempre il primo passo! Dio ci ha amati dall’eternità e continua a farlo! Sono amato! Signore, ci sei Tu, che da sempre mi hai amato!

  1. Chiamati… a sceglierLo e testimoniarLo con la virtù”.

Dopo che abbiamo riconosciuto di aver ricevuto e di ricevere l’Amore, siamo chiamati da Lui a sceglierLo, a testimoniarLo.

Don Bosco amava i suoi ragazzi e i ragazzi sentivano questo affetto…! Amati e chiamati. Siamo prima amati e poi chiamati a “darci”.

Le virtù ci aiutano nel rendere felice la nostra anima; mettiamo a confronto le virtù e i vizi: pensiamo alla soavità della pazienza a confronto della vendetta, la dolcezza a confronto con l’ira e l’amarezza, l’umiltà a confronto con l’arroganza e l’ambizione, la generosità contro l’avarizia, la bontà contro l’invidia, la morigeratezza contro gli eccessi…

  1. “Avendo pazienza con noi stessi (e con il prossimo).

Imparare ad avere PAZIENZA con noi stessi! Ci va tempo con noi stessi. Dolcemente. Lavorare su di noi a piccoli passi. La pazienza con noi stessi la scopriamo nel chiedere perdono nella Riconciliazione, Sacramento in cui Gesù è paziente con noi, con me! Se gustiamo la pazienza di Dio, impariamo ad essere pazienti.

  1. “Scegliendo buoni e piccoli propositi come slanci dell’anima”.

Partire dai piccoli propositi, concreti. “La nostra natura umana facilmente si allontana dai buoni sentimenti per la fragilità e le cattive inclinazioni della carne, che appesantiscono l’anima e la trascinano continuamente in basso, se essa non reagisce proiettandosi di frequente in alto per mezzo di buoni propositi. Proprio come gli uccelli che cadrebbero presto in terra se non moltiplicassero gli slanci e i colpi d’ala per tenersi in volo.”

  1. Ricariche e manutenzione: preghiera ed esame della mia vita”.

“Un orologio, per buono che sia, bisogna caricarlo e dargli la corda almeno due volte al giorno, al mattino e alla sera e, inoltre, almeno una volta all’anno, bisogna smontarlo completamente per togliere la ruggine accumulata…Così come un orologiaio unge con olio gli ingranaggi, le molle e tutte le parti dell’orologio affinché tutti i movimenti siano più dolci e la ruggine abbia meno presa, la persona devota, dopo aver smontato il proprio cuore per rinnovarlo, deve ungerlo con i sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia. Questo ti farà recuperare le forze indebolite, ti riscalderà il cuore, e farà riprendere vigore ai tuoi buoni propositi e rifiorire le virtù dello Spirito”.

Successivamente, abbiamo avuto del tempo personale, vissuto nel silenzio, per far calare in profondità e nella preghiera la riflessione ascoltata, scoperchiare le nostre ruggini, ripulirle con la Riconciliazione o con la preparazione alla prossima Riconciliazione in tempo quaresimale, prenderci un proposito concreto, uscire dal ritiro con un atto di dolcezza a Maria e un atto di dolcezza ad una persona.

La Messa è stata il momento centrale per nutrirci, lasciarci amare, accogliere la presenza di Gesù.

Dopo il pranzo al sacco, si è pregato insieme per la pace con la recita del Rosario camminato. Un momento per continuare a implorare la Pace nel mondo, ma anche nei nostri cuori e nelle nostre azioni quotidiane.

E’ seguito un bel momento di condivisione a piccoli gruppi, che ha permesso di scambiarci le riflessioni, i propri vissuti, il grazie, le gioie e le fatiche della propria vita. E’ stato bello, perché pur non conoscendoci, si è subito creato un clima fraterno, in cui si è “parlata la stessa lingua del cuore”; veramente lo Spirito Santo era presente in mezzo a noi, come anche don Bosco!

Col cuore colmo di gratitudine, siamo poi tornati alle nostre case.

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 18 al 27 marzo 2022