Un impegno concreto per l’Ucraina

L’Ispettoria Salesiana del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania, insieme con le altre Ispettorie d’Italia e con Salesiani per il Sociale, ha messo in campo una serie di iniziative per sostenere le comunità salesiane in Ucraina che vivono questo drammatico momento e quelle realtà italiane che daranno la disponibilità ad accogliere i profughi di quella terra.

Salesiani Piemonte – Un impegno concreto per l’Ucraina

Emergenza Ucraina

Prime indicazioni per la vicinanza fraterna

 

EMERGENZA UCRAINA
prime indicazioni per la vicinanza fraterna

Cuneo, 01 marzo 2022
La difficile e dolorosa situazione creatasi in Ucraina interpella tutti, e in maniera speciale i discepoli di Gesù.
La rete Caritas invita comunità e persone a seguire la strada suggerita da Papa Francesco ad unirsi,
mercoledì 02 marzo 2022, con la preghiera e il digiuno, alla richiesta al Padre dei Cieli per il dono della pace su quel paese e su tutto il mondo.
La preghiera ci apre il cuore alla
fraternità in tutte le sue forme, compresa quella del sostegno materiale ai bisogni di chi sta soffrendo, è costretto ad abbandonare la propria patria, si trova solo e privo del necessario per vivere con dignità.
Come da indicazione della Conferenza Episcopale Italiana – il cui comunicato odierno si trova in allegato – è possibile raccogliere e affidare alla nostra Caritas Diocesana offerte di natura esclusivamente monetaria che andremo ad utilizzare integralmente – senza trattenere alcuna percentuale per le spese di
organizzazione –
contribuendo alle progettazioni di Caritas Italiana a questo incaricata dai Vescovi. Avremo così a disposizione alcune risorse da utilizzare o direttamente in Ucraina, o a sostegno dei servizi di accoglienza che le comunità cristiane stanno offrendo nei paesi di confine, o nell’eventuale necessità di accoglienza di profughi in Italia.
A tal fine è possibile fare un versamento sul conto che risponde alle seguenti coordinate bancarie:


IT 96 N030 6910 2001 0000 0075 579 (Intesa San Paolo – filiale Cuneo)
intestato a FONDAZIONE OPERE DIOCESANE CUNEESI – CARITAS DIOCESANA
oppure
IT 29 T061 7463 2000 0001 603 189 (Intesa San Paolo – filiale Cuneo)
intestato a DIOCESI DI FOSSANO – CARITAS DIOCESANA

con causale emergenza Ucraina 2022.


Pur coscienti della utilità di donazioni di beni materiali quali cibo, vestiario o medicine suggeriamo alle comunità parrocchiali di non organizzare raccolte in tal senso, preferendo la donazione in denaro che consente maggiore facilità di consegna e duttilità nel reperire ciò che verrà a dimostrarsi necessario nella evoluzione della situazione, e al momento difficilmente prevedibile.

Grazie della collaborazione

Per la Caritas Diocesana di Cuneo e di Fossano
Enrico Manassero e Nino Mana

 

Emergenza Ucraina – Raccolta fondi Caritas
La Presidenza CEI a sostegno della popolazione


La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi questa mattina a Firenze all’indomani della chiusura dell’Incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, ha ricevuto da Caritas Italiana un aggiornamento circa la situazione emergenziale in Ucraina. Ai Vescovi sono state portate le testimonianze dei responsabili di Caritas Ucraina (Chiesa greco-cattolica) e Caritas Spes (Chiesa latina). “C’è un grande bisogno di unità e sostegno – spiega don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas Spes –, di sentire che non siamo soli, che l’umanità è una grande famiglia e che il Signore è vicino e vede il sonno inquieto degli uomini, la preoccupazione delle madri, ascolta le preghiere degli anziani e il Suo cuore palpita all’unisono con i nostri cuori”. In questo momento  difficile, aggiunge Tetiana Stawnychy, presidente di Caritas Ucraina, “abbiamo bisogno della vostra solidarietà e delle vostre preghiere, del vostro sostegno per avere la possibilità di rispondere alla crisi umanitaria e assistere le persone colpite dalla guerra”.
La Presidenza della CEI, a fronte di queste drammatiche testimonianze, rinnova quindi l’appello espresso in questi giorni insieme ai 60 Vescovi del  Mediterraneo presenti a Firenze: si depongano subito le armi e si promuova ogni azione a favore della pace. L’esperienza vissuta a Firenze indica un percorso condiviso: attraverso l’ascolto e il dialogo, è possibile superare ogni motivo di conflitto e costruire ponti di pace. Allo stesso tempo, la Presidenza CEI chiede a tutte Chiese che sono in Italia di unirsi in una corale preghiera per la pace e di aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri.
La Presidenza invita a sostenere la raccolta fondi, avviata da Caritas Italiana, per far fronte ai bisogni immediati delle popolazioni vittime del conflitto, chiamando anche alla prossimità con le sorelle e i fratelli ucraini che sono nel nostro Paese. In questa fase è importante non disperdere le azioni ma seguire le indicazioni che Caritas Italiana fornirà in base all’evoluzione della situazione.
Caritas Italiana è infatti in costante collegamento con le Caritas in Ucraina, in coordinamento con Caritas Europa e Caritas Internationalis e resta accanto alla popolazione, confermandosi una presenza instancabile nell’emergenza, con una costante attenzione alle persone. Inoltre, a fianco e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti, si adopera per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra. Si stima che nei prossimi giorni tra uno e cinque milioni di ucraini potrebbero cercare rifugio in Europa: l’intera rete delle Caritas diocesane su tutto il territorio nazionale sostiene le azioni necessarie per rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione in sofferenza o in fuga e a contribuire all’accoglienza di quanti arriveranno in Italia. 

 

Emergenza Ucraina – Caritas Cuneo e Fossano

Come partecipare alla solidarietà per il popolo dell’Ucraina

La Caritas diocesana ha dato indicazioni per una raccolta fondi e per organizzare l’accoglienza dei profughi

A seguito delle indicazioni di Caritas italiana e del Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, il Direttore della Caritas Diocesana di Cuneo, Enrico Manassero, ha trasmesso queste indicazioni in merito all’emergenza Ucraina.

  1. Caritas al momento non si occupa direttamente di raccolte di materiali (cibo, farmaci o vestiti) in quanto molto complicato e dispendioso dal punto di vista logistico, economico ed organizzativo;
  2. Caritas diocesana promuove invece una campagna di raccolta fondi che verranno poi inoltrati alle Caritas ucraine, polacche e rumene per aiutare al meglio gli aiuti umanitari in loco. Le donazioni possono essere fatte utilizzando l’IBAN di Caritas italiana che si trova sul sito www.caritas.it oppure direttamente sul conto di Fondazione Opere Diocesane Cuneesi – Caritas Cuneo IT96N0306910200100000075579 indicando la causale “solidarietà con il popolo ucraino”;
  3. Caritas diocesana ha dato piena disponibilità a collaborare alla creazione di una rete di accoglienza per i profughi ucraini che arriveranno sul territorio della Diocesi. Il sistema è in fase di organizzazione e prevede una stretta collaborazione tra Prefettura, Comune di Cuneo, Caritas diocesana e parrocchiali, Croce Rossa Italiana, Consorzio Socio-Assistenziale del Cuneese, Consiglio Centrale San Vincenzo de’ Paoli, Punto Meet e Cooperative Sociali responsabili del sistema di accoglienze del SAI ed ASL-CN1. Il protocollo verrà siglato tra Prefettura e Comune di Cuneo. Quest’ultimo procederà poi a stipulare le dovute convenzioni ed accordi con i diversi enti della rete. Al momento l’organizzazione sta definendo tutte le procedure al fine di garantire un accompagnamento da tutti i punti di vista delle persone accolte. I posti disponibili sono già 30-32 (12 Comunali e 18-20 da parte di Caritas). Nell’organizzazione generale, Caritas si occuperà nello specifico dell’accoglienza negli alloggi, in particolare vitto, alloggio e supporto quotidiano. Sarà compito degli altri soggetti della rete invece garantire il supporto per le pratiche amministrative e legali, il supporto sanitario, l’accompagnamento sociale in caso di presenza di minori o anziani, corsi di base di lingua italiana, eventuale successivo inserimento a scuola dei minori. A breve, probabilmente entro lunedì, verranno date tutte le indicazioni su quali procedure seguire per quanto riguarda le segnalazioni di eventuali arrivi di Ucraini ed il coordinamento delle accoglienze. Al momento gli Ucraini in arrivo avranno solo l’obbligo di presentarsi in Prefettura per l’identificazione attraverso la quale avranno di diritto riconosciuto lo status di rifugiati. Attualmente si conta un cospicuo gruppo di volontari di diverse Parrocchie che si sono dati disponibili a piccoli gruppi per seguire le singole abitazioni ed accogliere i fratelli ucraini.
  4. La Caritas diocesana, tramite la segreteria del Settore Carità e Impegno Sociale (0171 605151 – infocaritas@operediocesicuneo.it), raccoglie ulteriori disponibilità di abitazioni e di volontari, da parte di parrocchie e di privati. Nel caso in cui singoli o nuclei volessero impegnarsi in un’accoglienza in famiglia, al momento possiamo solo raccogliere le disponibilità, ma non è ancora chiaro come potranno svilupparsi tali modalità di accoglienza e se, come Caritas, saremo in grado di gestirle. Si comunica comunque che, la Regione Piemonte ha pubblicato un Avviso Pubblico rivolto a chi intende manifestare il proprio interesse e disponibilità a questa forma di accoglienza. La disponibilità di locali parrocchiali deve in ogni caso preventivamente passare tramite la Caritas diocesana che verificherà con gli uffici competenti della Curia il nulla osta dell’Ordinario in merito all’effettivo utilizzo.
  5. L’intento è quello di avere non solo le case, ma anche gruppi di cittadini disponibili a coordinarsi per seguire le persone in qualità di volontari. È un segno forte d’impegno per la Pace attraverso il gesto concreto dell’accoglienza.

La testimonianza di don Andriy Bodnar da Leopoli

Il racconto di Don Andriy Bodnar, dalla Casa salesiana di Leopoli, e la lettera di don Roberto Dal Molin, Segretario Generale CISI, alle Ispettorie coinvolte in questa drammatica situazione.

La testimonianza di don Andriy Bodnar da Leopoli

Serata con don Marco Pozza – Cappellano del carcere Due Palazzi di Padova

Dove Tu mi vuoi, io sarò

La seconda serata del Gennaio Salesiano, posticipata al 25 febbraio a causa della pandemia, ha visto come protagonista don Marco Pozza, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova. Conosciuto anche con l’appellativo di “don Spritz”, in quanto in passato, seppur astemio, intercettava i giovani nel momento dell’aperitivo, ci spiega come il progetto di Dio si è rivelato nella sua vita.

Don Marco si definisce prete, scrittore, teologo, ma non disdegna la carica di priore: per lui non vi è differenza perché il rapporto con la gerarchia ecclesiastica lo mette a disagio. Opera in carcere perché il Signore ha voluto che facesse pace con la sua storia di uomo. Racconta, infatti, di esser cresciuto in un contesto familiare leghista e di aver interiorizzato, sin da bambino, le idee trasmesse dal nonno e dal papà, che per lui erano il Verbo. «Il mondo è composto da uomini buoni e uomini cattivi, esiste il bene ed esiste il male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato» e «Se un uomo violenta un bambina, è giusto che marcisca in prigione e che si butti la chiave». Queste le parole che ancora oggi risuonano nella sua testa. E chiarisce che lui e la sua famiglia si trovavano sempre dalla parte dei giusti.

Sacerdote anticonvenzionale, goliardico, provocatorio, nella quotidianità cerca di costruire una parrocchia con i carcerati, che lui non definisce delinquenti, bensì soggetti che hanno commesso atti delittuosi. Sostiene, inoltre, che nelle carceri dovrebbe esserci sempre un religioso innamorato di Dio e affascinato dalle loro storie di vita. Ci dice che il carcere Due Palazzi è esclusivamente maschile e accoglie ottocento uomini condannati in via definitiva, affiancati e supportati da vari teams di psicologi e volontari. In totale si contano 1.400 persone che lavorano nel carcere di Padova.

In costante lotta con Dio, in carcere ci è finito per casualità. Accadde che dovette sostituire un confratello nel celebrare la messa nel Regina Coeli di Roma: fu proprio in quell’occasione che, citando don Bosco, “tutto comprese”. Spinto dal senso di vergogna, di uomo peccatore, afferma che il carcere è il suo habitat naturale: non potrebbe resistere in un contesto diverso. È la vergogna, infatti, che gli permette di guardare negli occhi chi ha sbagliato e di poterlo perdonare, poiché è da condannare l’atto delittuoso, non la persona che lo ha commesso. È il senso di vergogna che lo porta a riconciliarsi con il suo essere uomo malpensante e peccatore. A questo proposito aggiunge che è fin troppo facile cadere in tentazione e noi, in quanto cristiani, siamo costantemente in bilico tra il bene e il male. È convinto che il peccato nasce dalla solitudine, che lui intende come deserto di relazioni affettive, e dai momenti bui della vita: è lì che il male si insidia e travolge, ma la vera redenzione, la vittoria più grande è risalire dal baratro in cui si è caduti. È toccare il fondo, passare attraverso l’inferno, ma trovare comunque la forza di riemergere. Come le storie dal sottosuolo dei carcerati che ascolta e fa sue. Come le vicissitudini del suo amico Alex Schwazer, podista italiano e vincitore di un oro olimpico a Pechino nel 2008, che, toccata la gloria, è caduto nel circolo vizioso del doping. Tuttavia si è rialzato, anche e soprattutto grazie all’amore della sua famiglia, benché sia squalificato per doping fino al 2024. Come Antonio, che in carcere ci è finito con l’accusa di spaccio e deve scontare una condanna di trent’anni (e di anni, quando è stato arrestato, ne aveva venti). La sua storia potrebbe appartenere a ognuno di noi: di origine campana, non scolarizzato, perché non hai mai sentito una vocazione per lo studio, fin da bambino lavora con i suoi genitori in un negozio di fiori. Sua mamma preparava dei bellissimi bouquet per le spose. Da adolescente affronta due tumori e viene coinvolto in un incidente stradale, dal quale esce illeso, ma questi momenti racchiudono l’inizio della fine: poco dopo, all’età di 43 anni, viene a mancare l’adorata mamma. Passa qualche anno e il papà decide di rifarsi una vita con un’altra donna, tuttavia Antonio non è d’accordo: la considera un’offesa nei confronti della mamma di cui sentiva, e sente tutt’ora, una profonda mancanza. Il padre di Antonio è convinto della sua scelta e dice al figlio che se non gli sta bene, può andare a stare per conto suo. Antonio esce, chiude la porta di casa e inizia a spacciare droga a Scampia: non farà mai più ritorno. Viene arrestato e, dopo una serie di peripezie, finisce a Padova, dove affianca don Marco a messa: è il suo chierichetto, oltre che aiuto cuoco. Talvolta, di nascosto, annusa il profumo dei fiori, a lui tanto caro perché simboleggia la sua infanzia. Custodisce gelosamente una poesia che parla di libertà, raffigurata con il volto di donna, e che per lui rappresenta la salvezza.

Animato da un fuoco inestinguibile, riconosce in papa Francesco un esempio, un rifugio, un papà, perché gli vuole bene come se ne vuole a un genitore. Il Santo Padre prega affinché l’inquietudine di don Marco, che lo rende così speciale, non si esaurisca. Ciò che distingue il cappellano è la sua passione, il rapporto tormentato con Dio, che è fonte di continui patimenti. Tuttavia don Marco è molto geloso di questi suoi tratti unici e rari, non conformi: afferma, e si mostra irremovibile, che nessuno lo può giudicare, eccetto Dio. Si rivede un po’ in Natanaele: richiamando il passo del Vangelo di Giovanni, che lo vede protagonista, ci offre una similitudine e con occhi lucidi dice che quando si è voltato a ricercare lo sguardo del Signore, Dio aveva già posato gli occhi su di lui. Il Suo progetto era stato tracciato prima ancora che don Marco potesse rendersene conto.

Alla domanda: «Cosa manca ai giovani d’oggi? Cosa possiamo fare per ripopolare le chiese e avvicinare i giovani alla fede?» risponde che la passione è il pilastro, che di questi tempi vacilla. La passione, puntualizza, intesa come sofferenza, patimento e tormento, come la passione di Cristo vissuta il venerdì Santo. Ecco cosa manca: non siamo allenati a sopportare la fatica, perché spesso ciò che sogniamo, ciò che ci rende felici, costa sacrificio, tuttavia non lo contempliamo; non siamo più capaci di ripartire dal dolore, a differenza dei suoi compagni di vita del carcere e ai quali si dedica con anima, corpo, spirito e cuore.