Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 29 luglio al 7 agosto 2022

XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Luca 12, 13-21

In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante: una doppia benedizione secondo la bibbia, eppure tutto è corroso da un tarlo micidiale. Ascolti la parabola e vedi che il fondale di quella storia è vuoto. L’uomo ricco è solo, chiuso nel cerchio murato del suo io, ossessionato dalla logica dell’accumulo, con un solo aggettivo nel suo vocabolario: “mio”, i miei raccolti, i miei magazzini, i miei beni, la mia vita, anima mia.

Nessun altro personaggio che entri in scena, nessun nome, nessun volto, nessuno nella casa, nessuno alla porta, nessuno nel cuore. Vita desolatamente vuota, dalla quale perfino Dio è assente, sostituito dall’idolo dell’accumulo. Perché il ricco non ha mai abbastanza. Investe in magazzini e granai e non sa giocare al tavolo delle relazioni umane, sola garanzia di felicità. Ecco l’innesco del dramma: la totale solitudine.

L’accumulo è la sua idolatria. E gli idoli alla fine divorano i loro stessi devoti. Ingannandoli: “Anima mia hai molti beni per molti anni, divertiti e goditi la vita”. È forse questo, alla fin fine, l’errore che rovina tutto? Il voler godere la vita? No. Anche per il Vangelo è scontato che la vita umana sia, e non possa che essere un’incessante ricerca di felicità. Ma la sfida della felicità è che non può mai essere solitaria, ed ha sempre a che fare con il dono.

L’uomo ricco è entrato nell’atrofia della vita, non ha più allenato i muscoli del dono e delle relazioni: Stolto, questa notte stessa… Stolto, perché vuoto di volti, vive soltanto un lungo morire Perché il cuore solitario si ammala; isolato, muore. Così si alleva la propria morte. Infatti: questa notte stessa ti sarà richiesta indietro la tua vita…. Essere vivo domani non è un diritto, è un miracolo. Rivedere il sole e i volti cari al mattino, non è né ovvio né dovuto, è un regalo. E che domani i miliardi di cellule del mio corpo siano ancora tutte tra loro connesse, coordinate e solidali è un improbabile prodigio.

E quello che hai accumulato di chi sarà? La domanda ultima, la sola che rimane quando non rimane più niente, suona così: dopo che tu sei passato, dietro di te, nel tuo mondo, è rimasta più vita o meno vita? Unico bene.

La parabola ricorda le semplici, sovversive leggi evangeliche dell’economia, quelle che rovesciano le regole del gioco, e che si possono ridurre a due soltanto: 1. non accumulare; 2. se hai, hai per condividere.

Davanti a Dio noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo condiviso; siamo ricchi di uno, di molti bicchieri di acqua fresca dati; di uno, di cento passi compiuti con chi aveva paura di restare solo; siamo ricchi di un cuore che ha perdonato per sette volte, per settanta volte sette. (p. Ermes Ronchi)

RMG – “COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA D’OGGI. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco”. Presentati il titolo e le linee guida della Strenna 2023

Il Rettor Maggiore dei Salesiani e Padre e Centro d’Unità della Famiglia Salesiana, Don Ángel Fernández Artime, dopo una fase di consultazione e discernimento con i Responsabili della Famiglia Salesiana, i membri del Consiglio Generale e altri esperti, ha reso noti oggi il titolo e le linee guida del suo messaggio della Strenna per il 2023: “COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA D’OGGI. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco”.

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PRESENTAZIONE DEL TEMA – SGUARDO DI INSIEME ALLA STRENNA 2023

COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA D’OGGI.

La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco

 

Anzitutto desidero ricordare che questa Strenna 2023 si rivolge a due gruppi di destinatari: i bambini, gli adolescenti e i giovani di tutte le presenze della Famiglia di Don Bosco nel mondo. E, contemporaneamente, essa è indirizzata a tutti i gruppi della Famiglia salesiana, invitata a scoprire o a riscoprire la propria dimensione laicale.

Come possono esserci due destinatari così differenti? La risposta è semplice.

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Lettera ispettore don Leonardo Mancini ai salesiani e laici corresponsabili

Carissimi/e, vi scrivo in un momento dell’anno in cui alcuni ambiti pastorali stanno andando
gradualmente a limitare il proprio volume di attività, mentre altri continuano a pieno ritmo…

Lettera dell’ispettore – Luglio 2022

Don Mauro lascia i Sale

Come sapete, l’Ispettore dei Salesiani del Piemonte e Valle d’Aosta mi ha chiesto di andare ad Alessandria, all’Oratorio Salesiano don Bosco, come direttore della comunità e parroco della comunità San Giuseppe Artigiano. Inizierò il servizio di direttore sabato 27 agosto, con la liturgia del vespro, ad Alessandria. Sarò tra voi ancora domenica 28 alle 10,30 per presiedere la S. Messa e per ringraziarvi per i tre anni, molto particolari, vissuti insieme. Verrò insediato come parroco ad Alessandria dal vescovo mons. Guido Gallese, nella chiesa parrocchiale S. Giuseppe Artigiano, domenica 11 settembre alle ore 10,00.
Appena possibile vi daremo le informazioni per l’arrivo di don Egidio Deiana, vostro nuovo parroco.
Don Mauro

Un saluto alla comunità da don Egidio Deiana, nuovo parroco

Cara la mia gente del Don Bosco di Cuneo,

                        salute e bene a voi tutti.

Colgo questa opportunità che mi offre Don Mauro per farvi giungere il mio saluto fraterno. Lo faccio con gioia e tanta fiducia. Ed enorme discrezione. Tra qualche settimana sarò nella vostra comunità dei Sale, che diventerà anche la mia. Sono felice di condividere la mia vita salesiana e sacerdotale con voi. Quando ho ricevuto l’obbedienza, tra le varie riflessioni che ho fatto davanti al Signore e a Don Bosco c’era anche una richiesta: “Signore Gesù, aiutami ad allargare gli orizzonti del cuore in modo da fare spazio a tutte le persone della comunità di Cuneo con affetto benedicente”. Gesù, Maria Ausiliatrice e Don Bosco sono sempre stati i miei riferimenti nel lavoro pastorale vissuto finora: conto sul vostro aiuto per continuare fedeltà a questi riferimenti e camminare insieme per il bene della realtà giovanile e delle famiglie e soprattutto delle situazioni più forti di fragilità. Conosco un poco la realtà di Cuneo dall’epoca in cui ero delegato di Pastorale Giovanile del Piemonte (incarico che ora svolge Don Alberto, già responsabile dell’Oratorio presso di voi). Ho sempre conservato una considerazione di stima e ammirazione per la realtà salesiana di Cuneo, di cui conosco tante meravigliose e preziose vocazioni sia di Salesiani che di Figlie di Maria Ausiliatrice. Questa ammirazione un poco mi intimidisce: ma ho fiducia nella vostra comprensione e collaborazione paziente. Ringrazio Don Mauro per la guida della comunità in un periodo delicato e imprevedibile: l’ho sperimentato pure io qui ad Alessandria. Speriamo si possa ripartire con speranza e tanta carità. Intanto, mentre lo ringraziamo, lo affidiamo volentieri al Signore e a Don Bosco per la sua missione come Direttore e Parroco di una realtà attiva e variegata nella periferia Alessandrina. Non voglio annoiarvi ulteriormente e mi fermo qui. A Dio piacendo, avremo modo di conoscerci quando sarò tra voi.

Con l’affetto benedicente vi giunga il mio saluto fraterno per tutti e per ciascuno in particolare, sia Confratelli e Consorelle della Famiglia Salesiana e sia collaboratori delle varie iniziative che il Sale porta avanti per il bene di tutta la comunità cristiana e per il mondo giovanile. Sentitevi ricordati ogni giorno nella Santa Messa e nella preghiera ai nostri Santi. Arrivederci.

Don Egidio Deiana

 

Francesco Besucco – Un santo in casa… da conoscere

La Parrocchia di Argentera nella persona del parroco, il Comune di Argentera nella persona del Sindaco e la locale Pro Loco, insieme al parroco del Duomo di Cuneo e dei Salesiani, offrono questi eventi per conoscere il giovane Francesco Besuccco e il suo mondo.

Presso la chiesa di Argentera:

lunedì 8 agosto, in serata, incontro  tenuto da don Aldo Giraudo: La biografia su Francesco Besuccco scritta da don Bosco; a seguire proiezione del film Aiga d’en Viage (narra la vicenda del “Benedetu Crouchifiss” durante la tremenda alluvione del 1957.

martedì 9 agosto ore 10,00 Santa Messa presieduta dal Vescovo di Cuneo e concelebrata dai vari sacerdoti.
A seguire processione  sul vicino luogo natio di Besucco e in conclusione  rinfresco offerto dalla Pro Loco.

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 22 al 31 luglio 2022

XVII Domenica del Tempo Ordinario – Luca 11, 1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Da sempre i cristiani hanno cercato di definire il contenuto essenziale della loro fede. Gesù stesso ce lo consegna: lo fa con una preghiera, non con un dogma. Insegnaci a pregare, gli hanno chiesto. Non per domandare cose, ma per essere trasformati. Pregare è riattaccarci a Dio, come si attacca la bocca alla fontana; è aprire canali dove può scorrere cielo; è dare a Dio del padre, del papà innamorato dei suoi figli, è chiamare vicino un Dio che sa di abbracci, e con lui custodire le poche cose indispensabili per vivere bene. Ma custodirle da fratelli, dimenticando le parole “io e mio”, perché fuori dalla grammatica di Dio, fuori dal Padre Nostro, dove mai si dice “io”, mai “mio”, ma sempre Tu, tuo e nostro. Parole che stanno lì come braccia aperte: il tuo Nome, il nostro pane, Tu dona, Tu perdona.

La prima cosa da custodire: che il Tuo nome sia santificato. Il nome contiene, nella lingua della Bibbia, tutta la persona: è come chiedere Dio a Dio, chiedere che Dio ci doni Dio. E il nome di Dio è amore: che l’amore sia santificato sulla terra, da tutti. Se c’è qualcosa di santo e di eterno in noi, è la capacità di amare e di essere amati.

Venga il tuo Regno, nasca la terra nuova come tu la sogni, una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.

Dacci il pane nostro quotidiano. Il Padre Nostro mi vieta di chiedere solo per me: «il pane per me è un fatto materiale, il pane per mio fratello è un fatto spirituale» (N. Berdiaev). Dona a noi tutti ciò che ci fa vivere, il pane e l’amore, entrambi necessari, donaceli per oggi e per domani.

E perdona i nostri peccati, togli tutto ciò che invecchia il cuore e lo fa pesante; dona la forza per sciogliere le vele e salpare ad ogni alba verso terre intatte. Libera il futuro.

E noi, che conosciamo come il perdono potenzia la vita, lo doneremo ai nostri fratelli e a noi stessi, per tornare leggeri a costruire di nuovo la pace.

Non abbandonarci alla tentazione. Non ti chiediamo di essere esentati dalla prova, ma di non essere lasciati soli a lottare contro il male. E dalla sfiducia e dalla paura tiraci fuori; e da ogni ferita o caduta rialzaci tu, Samaritano buono delle nostre vite.

Il Padre Nostro non va solo recitato, va sillabato ogni giorno di nuovo, sulle ginocchia della vita: nelle carezze della gioia, nel graffio delle spine, nella fame dei fratelli. Bisogna avere molta fame di vita per pregare bene. Fame di Dio, perché nella preghiera non ottengo delle cose, ottengo Dio stesso. Un Dio che non signoreggia ma si coinvolge, che intreccia il suo respiro con il mio, che mescola le sue lacrime con le mie, che chiede solo di lasciarlo essere amico. Non potevo pensare avventura migliore. (p. E. Ronchi)