Estate Ragazzi e News

GENTILEZZA
La gentilezza è un istinto innato presente in ogni essere umano ed è fondamentale perché inconsciamente ci guida a compiere azioni altruiste nei confronti delle persone che ci vivono intorno. Ma di che cosa si tratta esattamente? È uno degli pilastri fondamentali nella nostra vita in quanto ci aiuta a creare legami forti e duraturi e soprattutto perché ci permette di vivere in armonia con la nostra comunità. Fin da quando siamo piccoli la gentilezza ci viene insegnata tramite piccoli gesti come ad esempio creare un lavoretto per poi regalarlo ai genitori oppure a una persona a noi cara o semplicemente aiutando i compagni di classe, o nel caso dell’estate ragazzi compagni di squadra, durante momenti di difficoltà e non; andando avanti con l’età assume un significato sempre più importante. Anche all’interno della nostra estate ragazzi la gentilezza è uno dei principali “ingredienti” per riuscire a convivere tutti insieme in un ambiente piacevole e sereno.
Il “GGG” il Grande Gigante Gentile, protagonista del film che ci guida durante i momenti formativi, ci insegna l’importanza della gentilezza attraverso i semplici gesti che compie verso la sua piccola amica.
La gentilezza per noi animatori è essere premurosi con i bambini a noi affidati ed essere rispettosi nei confronti del prossimo, per altri è sinonimo di cortesia e buona educazione e per altri ancora corrisponde all’ essere una brava persona generosa e disponibile con gli altri. Gentilezza è lasciare una scia di bellezza in ogni nostro incontro. Ed è per questo che la gentilezza è principalmente la base dell’amicizia e noi crediamo che l’estate ragazzi possa essere luogo in cui creare, approfondire e sperimentare nuovi legami.

La prossima settimana tutti insieme andremo a Zoom, affrettatevi ad iscrivervi!

“Ero straniero e mi avete ospitato”, benvenuti ai Sale.

Con lunedi 19 arrivano i primi 4 ospiti  inviati dall’infopoint  del comune di Cuneo. Si tratta di braccianti agricoli provenienti da Paesi dell’Africa nera, in possesso di un regolare permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro.
Verranno a vivere ai Sale, nelle camere all’ultimo piano dell’oratorio, per il tempo della stagione lavorativa fino al 30 settembre pv. Questa ospitalità residenziale si inserisce nel piano di accoglienza che il comune di Cuneo ha elaborato con la Caritas diocesana, le cooperative sociali della città e altre associazioni. Tra Salesiani e comune di Cuneo è stato stipulato un contratto di comodato gratuito, con il quale il Comune ha a disposizione 4 camere pari a 8 posti letto e una stanza ad uso refettorio. Il Comune dà un contributo mensile all’oratorio per il rimborso delle utenze.
Si è formato un gruppo di volontari composto da adulti e giovani che hanno preparato le camere, hanno redatto un regolamento e si offrono per coltivare con gli ospiti delle relazioni finalizzate a farli sentire inseriti nella nostra realtà. Ovviamente questi braccianti non potranno e non dovranno avere contatti con l’attività dell’estate ragazzi per la tutela di tutti. Gran parte del loro tempo lo passeranno a lavorare e rientreranno in sede dopo le 18 quando i ragazzi saranno già andati a casa. Chi volesse inserirsi nel gruppo dei volontari a dare una mano (stare con loro, aiutarli nella lingua o nella comprensione dei documenti che li riguardano, organizzare momenti aggregativi di tipo sportivo e musicale, altro..) è benvenuto. 

AVVISO IMPORTANTE – ESTATE RAGAZZI

!!!ATTENZIONE!!!

A causa delle condizioni meteo avverse, la gita a “Le Cupole” di martedì 13 luglio sarà ANNULLATA!

Sarà sostituita dalla giornata regolare di attività in Oratorio con il consueto orario.

Sarà possibile pranzare al sacco o a casa, ma non ci sarà il servizio mensa.

 

Grazie per la collaborazione!

                                                                                                                                                                                                                                       Lo Staff

XV Domenica del Tempo Ordinario – Marco 6, 7-13

Dal vangelo  secondo Marco  6, 7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Man mano che descrive la figura di Gesù, Marco si preoccupa di fornirci anche i tratti essenziali della fisionomia del discepolo. La folla è curiosa e stupita di fronte alle opere di Gesù, lo ascolta, ma non va oltre. Il discepolo è invece colui che ascolta, crede e – nonostante le esitazioni e le molte paure che gli rimangono dentro – si stacca dalla folla e si pone al seguito di Gesù. La folla ascolta e poi torna a casa, il discepolo rimane, fa vita comune e itinerante con Cristo. Ma c’è anche un altro aspetto: il discepolo è inviato in missione. È su questo aspetto che il brano evangelico di 6,7-13 fa riflettere. L’evangelista annota che Gesù «li mandò» e questo comporta almeno la consapevolezza di essere inviato da Dio e non da decisione propria, mandato per un progetto in cui il discepolo è coinvolto, ma di cui non è il regista. Si noti l’insistenza sulla povertà come condizione indispensabile per la missione: né pane, né bisaccia, né soldi. È una povertà che è fede, libertà e leggerezza. Anzitutto, libertà e leggerezza: un discepolo appesantito dai bagagli diventa sedentario, conservatore, incapace di cogliere la novità di Dio e abilissimo nel trovare mille ragioni di comodo per giudicare irrinunciabile la casa nella quale si è accomodato e dalla quale non vuole più uscire (troppe valigie da fare, troppe sicurezze a cui rinunciare!). Ma la povertà è anche fede: è segno di chi non confida in se stesso ma si affida a Dio. Ma c’è anche un altro aspetto che non si può dimenticare: l’atmosfera «drammatica» della missione. Il rifiuto è previsto (v. 11): la parola di Dio è efficace, ma a modo suo. Il discepolo deve proclamare il messaggio e in esso giocarsi completamente, ma deve lasciare a Dio il risultato. Al discepolo è stato affidato un compito, non garantito il successo. L’annuncio del discepolo non è un’istruzione teorica, ma una parola che coinvolge e di fronte alla quale bisogna prendere posizione. Dunque una parola che disturba, che suscita contraddizioni, che sembra addirittura portare la divisione là dove c’era la pace. La missione è una lotta contro il maligno: dove giunge la parola del discepolo, Satana è costretto a rivelarsi e il peccato, l’ingiustizia, la sopraffazione sono costretti a venire alla luce, e fanno resistenza. Ecco perché il discepolo non è solo un maestro, ma un testimone che, dalla parte della verità, della libertà e dell’amore, si impegna nella lotta contro il Male. (B.Maggioni, biblista)

 

don Thierry Pierre Dourland sdb

Cari amici di Cuneo, eccoci qui!

L’obbedienza religiosa ha chiamato: verrò presto tra voi! Approfitto di queste poche righe per presentarmi sinteticamente, come mi ha chiesto don Mauro. Avremo poi tempo di conoscerci di persona.

Sono nato il 18 agosto 1985 a Montpellier, in Francia. All’età di 6 anni, per motivi lavorativi, la mia famiglia si è trasferita in Italia. Adesso papà e mamma, felicemente pensionati, vivono a Bionaz, in Valle d’Aosta.

Sono ex allievo della scuola media salesiana di Chieri dove ho avuto la grazia, davvero formidabile, di incontrare don Bosco. In lui, come spesso cantiamo, ho trovato un padre e un amico. I salesiani che ho conosciuto mi hanno mostrato quotidianamente uno stile di vita semplice, allegro, impegnato, profondo: era il carisma del fondatore. Mi sono sentito anche io guardato e amato da don Bosco: è lui che, in qualche modo, mi ha portato (e mi porta) sempre più a Gesù. Per questo, dopo la maturità scientifica, ho chiesto di poter entrare in noviziato a Pinerolo, professando l’8 settembre 2005.

Il 31 maggio 2014 il buon Dio mi ha fatto il secondo grande dono, dopo la vocazione salesiana: l’ordinazione sacerdotale! Che miracolo, che fortuna poter essere “prete all’altare, prete al confessionale, prete con i giovani” diceva proprio don Bosco. L’ispettore mi ha destinato alla casa di Venaria Reale dove ho trascorso questi anni bellissimi. Lì ho potuto toccare con mano la fedeltà di Dio, la potenza del da mihi animas, la gioia di essere padre, di accompagnare all’incontro con Cristo… scoprendomi con il tempo accompagnato io per primo dall’affetto, dall’esempio e dalla fede di tanti giovani. Lascio quindi questo oratorio con tanta gratitudine e con il cuore colmo.

Vengo a Cuneo con altrettanta gioia e con la certezza che sia proprio Dio, attraverso i miei superiori, ad avermi condotto ora da voi. Per fare cosa? A dire il vero… ben poco! Non ho molte “doti” da portare. Posso solo condividere ciò che io per primo ho ricevuto: la fede cattolica e il carisma salesiano. Provo ad essere sacerdote di don Bosco, nulla di più. Parafrasando un grande santo, potrei dire: “con voi sarò cristiano, per voi sarò prete salesiano!”. Attendo di poter percorrere con voi un bel tratto di strada nel glorioso oratorio di Cuneo, portando la mia vocazione a vostro servizio e puntando insieme, sostenuti dall’Ausiliatrice, al “felici quaggiù e nell’eternità!”

San Giacomo in trasferta!

Sta per concludersi la prima settimana di campeggi con i bimbi delle elementari.
Lunedì pomeriggio con un gruppo di animatori i ragazzi sono partiti con il pullman in direzione Pracharbon, valle d’Aosta per iniziare la loro esperienza estiva al campo!
Insieme a don Mauro, don Gerald, suor Dorotea e gli animatori ha preso il via una settimana di riflessione, giochi, divertimento!
La voglia di giocare, stare con gli amici e condividere esperienze speciali sono stati così forti da vincere la malinconia per la distanza da casa.
Le nostre giornate sono trascorse tra allegria e tante attività, il momento formativo legato al nostro cartone guida i Croods, i giochi, i laboratori, le preghiere accompagnate dalla messa e le serate.
Non abbiamo potuto andare nella nostra casa a San Giacomo di Entracque, ma abbiamo portato San Giacomo con noi in questa bellissima esperienza! #sangiàlìdovesei

L’arrivederci al prossimo anno per un nuovo campo ve lo vogliamo lasciare usando la frase che ha orientato il nostro campo:

“Non nasconderti! Vivi, segui il sole e troverai il domani!”

ESTATE RAGAZZI e NEWS

Giganti. È così che ci dice di essere il GGG nel film che sta guidando i nostri momenti formativi. Stiamo imparando che essere giganti non è essere immensamente forti o famosi o importanti perché il nostro gigante è gentile. E allora ciascuno di noi può essere gigante nell’amore, nella gentilezza e nella gioia.

E anche se noi ci sentiamo piccolini abbiamo un gigante che ci tende la mano ed è pronto a portarci sulle sue spalle per sentirci un po’ al sicuro. E quel gigante è Gesù, che ci guida nel nostro cammino.

Ed anche noi come animatori possiamo essere un po’ giganti per i nostri piccolini.

Dalle parole di un animatore: “Per me essere animatore gigante significa essere una figura di riferimento, un polo e non un palo, essere presente in mezzo a loro anche quando risulta più difficoltoso.

L’animatore deve essere forte nei momenti di maggior stanchezza perché il suo valore si misura proprio lì.”

E poi ancora: “Vuol dire essere pronto a sacrificare tempo per loro nel mio piccolo. Ma non solo, anche farli crescere assieme a me e lasciare loro insegnamenti giganti anche se io sono piccolo”.

E usando le parole della canzone Gigante di Piero Pelù, noi animatori vogliamo ricordare ad ogni ragazzo che ha un valore immenso, un valore gigante perché “Tu sei molto di più di quello che credi, di quello che vedi”.

La prossima settimana vedrà la solita scadenza oraria per le varie giornate, e le gite saranno alla Cascina didattica Lungaserra per i bimbi dalla prima alla quarta elementare e alle Caravelle per i ragazzi dalla quinta elementare alla prima superiore.

Inoltre lunedì saluteremo i nostri amici del campeggio medie che si recheranno a Sant’Anna di Vinadio per una settimana che sarà sicuramente indimenticabile! Un pensiero a loro!

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 2 all’11 luglio

XIV Domenica del Tempo Ordinario – Marco 6, 1-6

Dal vangelo  secondo Marco  6, 1-6

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Anziché il termine «paese», Marco preferisce il termine «patria», parola più ricca di vocazioni affettive e più ampia di significato: l’episodio di Nazareth infatti non è circoscritto a un piccolo paese, ma prefigura il rifiuto dell’intero Israele (Mc 6,1-6). Gli ascoltatori di Gesù passano dallo stupore iniziale allo scandalo. Lo stupore è un atteggiamento di partenza, l’atteggiamento di chi resta colpito e quindi costretto ad interrogarsi, ma è un atteggiamento ancora neutrale che può sfociare sia nella fede sia nell’incredulità. La sapienza delle parole di Gesù e la potenza delle sue mani suscitano importanti interrogativi (che Marco intende porre a ogni lettore): qual è l’origine di questa sapienza e di questa potenza? Chi è quest’uomo? La risposta sembra ovvia: quest’uomo viene da Dio. Ma questa risposta ovvia è impedita da una constatazione che va in senso contrario: «Non è costui il carpentiere?». Di qui lo scandalo, parola che indica un ostacolo alla fede, qualcosa che impedisce ragionevolmente di credere. Ciò che impedisce ai nazaretani di credere è proprio la persona di Gesù, la sua concreta fisionomia, le sue umili origini, il suo modo umile di apparire fra noi. Comprendiamo la difficoltà degli abitanti di Nazareth: la presenza di Dio non dovrebbe essere più luminosa, più importante? Come è possibile che un inviato di Dio si presenti nelle vesti di un falegname? Come si vede, il rifiuto può trovare la sua ragione persino nel desiderio (apparente) di difendere la grandezza di Dio: così, appunto, gli abitanti di Nazareth. È invece il segno di una profonda incredulità, come l’evangelista annota: «E si meravigliava della loro incredulità». Per il Vangelo l’incredulità non è soltanto la negazione di Dio (non è questo il caso dei nazaretani), ma l’incapacità di riconoscere Dio nell’umiltà dell’uomo Gesù, il suo appello nella voce di un uomo che sembra essere troppo uomo. Dio è certamente grande, ma spetta a lui scegliere i modi di manifestare la sua grandezza! Di fronte al rifiuto dei nazaretani Gesù cita un proverbio, ampiamente confermato dall’intera storia biblica: il popolo di Dio ha sempre rifiutato i suoi profeti. Il rifiuto che Gesù incontra fa parte dunque del destino dei profeti, e tuttavia non è un fatto scontato, e Gesù se ne meraviglia. Capita sempre che i profeti siano rifiutati dal loro popolo, ma bisogna continuare a meravigliarsi: la meraviglia di scoprire una così grande incredulità in chi si pensa credente. (B. Maggioni, biblista)