Pregare il S.Rosario in famiglia

Il 6 maggio 2020 il Rosario è stato guidato dai Lovera, i nostri vicini, e dai Siani, la mia famiglia. Noi viviamo in via Cascina Colombaro e già da qualche anno organizziamo il Rosario in cortile, con l’immancabile buffet di dolci e stuzzichini al termine della serata (ormai siamo famosi per questo!).

Le nostre famiglie, molto legate, hanno collaborato anche questa volta per portare avanti la tradizione e  condividere un momento di preghiera con il resto della comunità: in questo periodo non sono molte le occasioni per “stare” vicini, ma il mese di maggio, con il Rosario, permette di “essere” vicini e sostenersi a vicenda nonostante la distanza.

I preparativi hanno coinvolto ogni singolo membro delle famiglie. Gli adulti hanno scritto riflessioni ed intenzioni e hanno allestito l’angolo del giardino destinato alla statua di Maria; io, mio fratello Gabriele e la nostra vicina Elena ci siamo esercitati continuamente a suonare il canto finale con chitarre e flauto. Un altro ruolo di noi più piccoli è stato quello di leggere i brani prima di ogni mistero, che ci siamo divisi con cura. Purtroppo però, pochi minuti prima dell’inizio del Rosario, ha cominciato a piovere a dirotto: abbiamo spostato la statua della Madonna dal grazioso cantuccio che le avevamo preparato davanti alla pianta di rododendro all’atrio di casa Lovera. Il momento di preghiera è stato impreziosito dalla presenza del quadro di S. Domenico Savio, la cui ricorrenza cade proprio il 6 maggio, e dal video conclusivo di don Riccardo, un sacerdote missionario in Liberia nonché zio di Irma Lovera.

Aldilà dell’inclemenza del tempo, è stato un momento che ci ha arricchito e ci ha fatto del bene, poiché ci siamo ulteriormente uniti nella cooperazione.  Guidare il Rosario da casa nostra è stato un ottimo modo per metterci al servizio della comunità: abbiamo donato un pezzo della nostra intimità familiare, quindi del nostro mondo, affinché le altre persone riuscissero a pregare meglio e ad avvicinarsi di più a Maria.

W le FMA di Cuneo!

Quattro Figlie di Maria Ausiliatrice a Cuneo ricche di anni, aperte al dono! Felici di accogliere piccoli gesti di gratitudine e di affetto

Oh qual sorte! Siamo
“Figlie Di Maria Ausiliatrice”
“Salesiane di D. Bosco”;
Oh qual sorte più felice?

Incomincia così l’inno delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La musica è del Cardinal Cagliero, primo vescovo e cardinale salesiano. Le parole sono di Sr Felicina Fauda che scrisse nel 1913-14 quando era ispettrice del Piemonte, stimolata forse dalla imminente ricorrenza della nascita di D. Bosco. Questo canto esprime bene la gioia di essere monumento vivo della riconoscenza di D. Bosco  a Maria Ausiliatrice.
Nella festa della nostra Madre Maria Domenica Mazzarello, oggi 13 maggio 2020, questo inno ha in noi F.M.A. in questo momento così particolare del coronavirus, una risonanza particolare.
La scuola dell’infanzia e l’oratorio sono chiusi. Da più di due mesi non si sente più il vociare allegro dei bambini. Le aule, il cortile, tutto tace. Tutto è immobile? Non c’è più vita? Non c’è più missione? Assolutamente No.
Anzitutto curiamo e intensifichiamo la preghiera. Davanti a Gesù, in adorazione portiamo tutte le ansie e le angosce dell’umanità. Parliamo a Gesù dei nostri bimbi, delle famiglie, dei giovani. Imploriamo luce per i nostri governanti. Lodiamo e ringraziamo per i tanti “santi della porta accanto” che hanno dato la vita: medici, infermieri, sacerdoti, religiosi e religiose..
E poi, come tutti, ci siamo rimboccate le maniche e anche se con fatica, proprio a imitazione della nostra madre che per poter far sentire la sua vicinanza alle suore missionarie in America, in Francia e in Sicilia a 35 anni ha imparato a scrivere cerchiamo di imparare a comunicare con Instagram, Facebook, Zoom, Meet, ecc…..
Usando questi mezzi, le maestre tengono i contatti con i bambini e le famiglie attraverso brevi ma significativi video, anche noi facciamo sentire la nostra vicinanza alle famiglie e ai bambini usando gli stessi strumenti.
Accogliendo le sollecitazioni creative dei nostri fratelli salesiani, collaboriamo alle varie iniziative rivolte ai parrocchiani e in particolare ai giovani. Grazie a WhatsApp comunichiamo con le famiglie e con i bambini.

Ci commuovono le manifestazioni di affetto, le attenzioni premurose che riceviamo. C’è chi entra dal portone, sempre aperto, e lascia un pacchetto di biscotti: “Mi mancate tanto!” O una letterina con tanto di busta e francobollo confezionato a mano, con un disegno che rappresenta tutta la comunità, o un sacchettino di frutta o una torta.
Non manca il ricordo dell’ex-allieva anonima che, per la festa della mamma, ha mandato un bel vaso di fiori con la scritta ”Alla mamma del cielo e alla mamma che è in ciascuna di voi. Grazie e gioia.” Oppure il sacchetto di carote con scritto: ”da un’ex-allieva”.
Insomma siamo circondate da tanto affetto. E’ la promessa di Gesù: “Riceverete il centuplo…” che si realizza. Ci piacerebbe essere giovani, come le nostre sorelle che abbiamo conosciuto nei video proiettati in queste sere, ma siamo ricche di anni. Questo non ci impedisce di continuare a donare, felici di accogliere le vostre attenzioni di affetto e di gratitudine. Per questo andiamo avanti e cantiamo con gioia, anche in tempo di coronavirus:

Oh qual sorte! Siamo “Figlie
Di Maria Ausiliatrice”
“Salesiane di D. Bosco”;
Oh qual sorte più felice?

14 Maggio, giornata di preghiera e digiuno per invocare la fine della pandemia

Ai nostri fratelli che credono in Dio Creatore; ai nostri fratelli in umanità ovunque.

Il nostro mondo affronta oggi un grave pericolo che minaccia la vita di milioni di persone in tutto il pianeta, ossia la rapida diffusione del coronavirus (covid19). Mentre confermiamo l’importanza del ruolo dei medici e quello della ricerca scientifica nell’affrontare questa epidemia, non dimentichiamo di rivolgerci a Dio Creatore in tale grave crisi. Noi, quindi, invitiamo tutte le persone, in tutto il mondo, a rivolgersi a Dio pregando, supplicando e facendo digiuno, ogni persona, in ogni parte del mondo, a seconda della sua religione, fede o dottrina, perché Egli elimini questa epidemia, ci salvi da questa afflizione, aiuti gli scienziati a trovare una medicina che la sconfigga, e perché Egli liberi il mondo dalle conseguenze sanitarie, economiche e umanitarie della diffusione di tale grave contagio.

L’Alto Comitato propone, in conformità agli obiettivi del Documento sulla Fratellanza Umana, di fissare per giovedì 14 maggio una giornata di preghiera, di digiuno e di invocazione per l’umanità e invita tutti i leader religiosi e le persone
nel mondo intero a rispondere a questo invito umanitario e a rivolgersi a Dio ad una sola voce, perché preservi l’umanità, la aiuti a superare la pandemia, le restituisca la sicurezza, la stabilità, la salute e la prosperità, e renda il nostro mondo, eliminata questa pandemia, più umano e più fraterno.

Dal 18 Maggio si potranno riprendere le celebrazioni liturgiche

È stato firmato giovedì 7 maggio, a Palazzo Chigi, il Protocollo che permetterà la ripresa delle celebrazioni con il popolo.

La nostra comunità osserverà questo protocollo e il parroco ha convocato il consiglio pastorale parrocchiale per sabato 9 alle 10 nel cortile dell’oratorio, dotati di mascherina e guanti, per stabilire le modalità di attuazione. Nella prossima newsletter verranno date tutte le informazioni logistiche.

Il testo giunge a conclusione di un percorso che ha visto la collaborazione tra la Conferenza Episcopale Italiana, il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Interno – nello specifico delle articolazioni, il Prefetto del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, e il Capo di Gabinetto, Alessandro Goracci – e il Comitato Tecnico-Scientifico.

Nel rispetto della normativa sanitaria disposta per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, il Protocollo indica alcune misure da ottemperare con cura, concernenti l’accesso ai luoghi di culto in occasione di celebrazioni liturgiche; l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti; le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti; la comunicazione da predisporre per i fedeli, nonché alcuni suggerimenti generali.

Nel predisporre il testo si è puntato a tenere unite le esigenze di tutela della salute pubblica con indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale.

Il Protocollo – firmato dal Presidente della CEI, Cardinale Gualtiero Bassetti, dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – entrerà in vigore da lunedì 18 maggio 2020.

“Il Protocollo è frutto di una profonda collaborazione e sinergia fra il Governo, il Comitato Tecnico-Scientifico e la CEI, dove ciascuno ha fatto la propria parte con responsabilità”, ha evidenziato il Cardinale Bassetti, ribadendo l’impegno della Chiesa a contribuire al superamento della crisi in atto.

“Le misure di sicurezza previste nel testo – ha sottolineato il Presidente Conte – esprimono i contenuti e le modalità più idonee per assicurare che la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo avvenga nella maniera più sicura. Ringrazio la CEI per il sostegno morale e materiale che sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento difficile per il Paese”.

“Fin dall’inizio abbiamo lavorato per giungere a questo Protocollo – ha concluso il Ministro Lamorgese -: il lavoro fatto insieme ha dato un ottimo risultato. Analogo impegno abbiamo assunto anche con le altre Confessioni religiose”.

Riportiamo qui di seguito il testo del provvedimento firmato il 7 Maggio

Per la graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo, il presente Protocollo ha per oggetto le necessarie misure di sicurezza, cui ottemperare con cura, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

1. ACCESSO AI LUOGHI DI CULTO IN OCCASIONE DI CELEBRAZIONI LITURGICHE

1.1. L’accesso individuale ai luoghi di culto si deve svolgere in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato.

1.2. Nel rispetto della normativa sul distanziamento tra le persone, il legale rappresentante dell’ente individua la capienza massima dell’edificio di culto, tenendo conto della distanza minima di sicurezza, che deve essere pari ad almeno un metro laterale e frontale.

1.3. L’accesso alla chiesa, in questa fase di transizione, resta contingentato e regolato da volontari e/o collaboratori che – indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, guanti monouso e un evidente segno di riconoscimento – favoriscono l’accesso e l’uscita e vigilano sul numero massimo di presenze consentite. Laddove la partecipazione attesa dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite, si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche.

1.4. Per favorire un accesso ordinato, durante il quale andrà rispettata la distanza di sicurezza pari almeno 1,5 metro, si utilizzino, ove presenti, più ingressi, eventualmente distinguendo quelli riservati all’entrata da quelli riservati all’uscita. Durante l’entrata e l’uscita dei fedeli le porte rimangano aperte per favorire un flusso più sicuro ed evitare che porte e maniglie siano toccate.

1.5. Coloro che accedono ai luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche sono tenuti a indossare mascherine.

1.6. Venga ricordato ai fedeli che non è consentito accedere al luogo della celebrazione in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° C.

1.7. Venga altresì ricordato ai fedeli che non è consentito l’accesso al luogo della celebrazione a coloro che sono stati in contatto con persone positive a SARS-CoV-2 nei giorni precedenti.

1.8. Si favorisca, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente.

1.9. Agli ingressi dei luoghi di culto siano resi disponibili liquidi igienizzanti.

2. IGIENIZZAZIONE DEI LUOGHI E DEGLI OGGETTI

2.1. ì luoghi di culto, ivi comprese le sagrestie, siano igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti ad azione antisettica. Si abbia, inoltre, cura di favorire il ricambio delTaria.

2.2. Al termine di ogni celebrazione, i vasi sacri, le ampolline e altri oggetti utilizzati, così come gli stessi microfoni, vengano accuratamente disinfettati.

2.3. Si continui a mantenere vuote le acquasantiere della chiesa.

3. ATTENZIONI DA OSSERVARE NELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE

3.1. Per favorire il rispetto delle norme di distanziamento è necessario ridurre al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio.

3.2. Può essere prevista la presenza di un organista, ma in questa fase si ometta il coro.

3.3. Tra i riti preparatori alla Comunione si continui a omettere lo scambio del segno della pace.

3.4. La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi – indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza – abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli.

3.5.1 fedeli assicurino il rispetto della distanza sanitaria.

3.6. Per ragioni igienico-sanitarie, non è opportuno che nei luoghi destinati ai fedeli siano presenti sussidi per i canti o di altro tipo.

3.7. Le eventuali offerte non siano raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo.

3.8. Il richiamo al pieno rispetto delle disposizioni sopraindicate, relative al distanziamento e all’uso di idonei dispositivi di protezione personale si applica anche nelle celebrazioni diverse da quella eucaristica o inserite in essa: Battesimo, Matrimonio, Unzione degli infermi ed Esequie.

3.9. Il sacramento della Penitenza sia amministrato in luoghi ampi e areati, che consentano a loro volta il pieno rispetto delle misure di distanziamento e la riservatezza richiesta dal sacramento stesso. Sacerdote e fedeli indossino sempre la mascherina.

Nelle unzioni previste nell’amministrazione dei sacramenti del Battesimo e dell’Unzione degli infermi, il ministro indossi, oltre alla mascherina, guanti monouso.

3.10. La celebrazione del sacramento della Confermazione è rinviata.

4. ADEGUATA COMUNICAZIONE

4.1. Sarà cura di ogni Ordinario rendere noto i contenuti del presente Protocollo attraverso le modalità che assicurino la migliore diffusione.

4.2. All’ingresso di ogni chiesa sarà affisso un manifesto con le indicazioni essenziali, tra le quali non dovranno mancare:

– il numero massimo di partecipanti consentito in relazione alla capienza delì’edificio;

– il divieto di ingresso per chi presenta sintomi influenzali/respiratori, temperatura corporea uguale o superiore ai 37,5° C o è stato in contatto con persone positive a SARS- CoV-2 nei giorni precedenti;

– l’obbligo di rispettare sempre nell’accedere alla chiesa il mantenimento della distanza di sicurezza, l’osservanza di regole di igiene delle mani, l’uso di idonei dispositivi di protezione personale, a partire da una mascherina che copra naso e bocca.

5. ALTRI SUGGERIMENTI

5.1. Ove il luogo di culto non è idoneo al rispetto delle indicazioni del presente Protocollo, l’Ordinario del luogo può valutare la possibilità di celebrazioni all’aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria.

5.2. Si ricorda la dispensa dal precetto festivo per motivi di età e di salute.

5.3. Si favoriscano le trasmissioni delle celebrazioni in modalità streaming per la fruizione di chi non può partecipare alla celebrazione eucaristica.

Il Comitato Tecnico-Scientifico, nella seduta del 6 maggio 2020, ha esaminato e approvato il presente “Protocollo circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo”, predisposto dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Il presente Protocollo entrerà in vigore a far data dal giorno lunedì 18 maggio 2020.

Fidanzati a confronto nel tempo del Covid19

La quarantena come occasione per riscoprire la vera essenza della famiglia cristiana

L’equipe di animazione ha invitato le coppie dei fidanzati ad un confronto e ad una condivisione su come abbiano vissuto questo tempo di “vita di coppia forzata”. Cristina Delfino, una promessa sposa, ha scritto questo articolo.

Dopo due mesi dalla frettolosa conclusione del percorso di preparazione al matrimonio, a causa delle misure di prevenzione adottate per contrastare l’epidemia da coronavirus, sabato 2 maggio vi è stato un piacevole momento di condivisione e riflessione virtuale tra le coppie di fidanzati, Don Mauro e le coppie della parrocchia che hanno accompagnato i  futuri sposi nel loro percorso di preparazione al matrimonio cristiano.

Ogni coppia, reduce da due mesi di quarantena, più o meno esclusivamente domiciliare, ha così condiviso con i propri compagni di avventura un pensiero legato ad oggetti e parole che sono stati l’emblema dei giorni di vita vissuti da inizio marzo fino ad oggi.

Sorprendentemente, nonostante il pensiero rivolto a quelle famiglie nelle quali la crisi sanitaria ha accentuato le difficoltà di tipo economico, ogni coppia è riuscita ad apprezzare maggiormente gli aspetti positivi rispetto a quelli negativi legati al disagio e alla condizione di insicurezza per il futuro che la pandemia per forza porta con sé, soprattutto per chi si sta preparando ad un passo tanto importante quanto imminente come quello del matrimonio.

Se da un lato, dunque, le coppie hanno rilevato una oggettiva incertezza legata all’impossibilità di prepararsi, anche dal punto di vista tecnico tra documenti e preparativi, al grande giorno ormai prossimo, laddove non è stato necessario il rinvio della celebrazione, le stesse si sono dichiarate entusiaste di come è stata gestita la loro vita di coppia (e talvolta anche di genitori) durante il lungo periodo del lockdown, e nella maggior parte dei casi l’elemento più apprezzato della lunga permanenza domiciliare è stata la semplice, ma non banale, possibilità di passare molto tempo insieme dedicandosi ad attività abbandonate o mai intraprese a causa della frenesia che contraddistingue le nostre vite e riscoprendo così il senso del condividere, dello stare insieme e del dialogo che in molte famiglie per tanto tempo ha dovuto farsi da parte.

Alla luce di quanto rilevato dalle coppie, Don Mauro ha quindi voluto concludere l’incontro con una riflessione incentrata sulle vocazioni, di cui il 3 maggio si è celebrata la giornata mondiale di preghiera, ed includendo in esse anche quella matrimoniale.

Don Alessandro Basso, salesiano prete il 4 luglio

Quando nel ’96 conobbi don Pomero, attento a imparare da lui a giocare a funghetto e a ping pong, non avrei mai pensato che 15 anni dopo sarei diventato Salesiano (eh sì, era l’8 settembre 2011), né tantomeno che nel 2020 sarei diventato sacerdote come lui, e come gli altri Salesiani che ho incontrato nel corso degli anni e che hanno lasciato un segno vivo nella mia memoria.

Dico “nel 2020” perché l’Ordinazione presbiterale era fissata per il 30 maggio, ma poi si è voluto intromettere quel minuscolo Covid-19, forse geloso per la grande festa che avremmo celebrato, tra Valdocco e Cuneo: sarebbe stata una Pentecoste memorabile! Ha voluto prendersi il centro della scena, bloccando province, regioni, nazioni intere…e facendo slittare la data dell’Ordinazione al 4 luglio 2020, al mattino alle 10 in Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco (vietato mancare! Ma portatevi la mascherina per sicurezza!)

Però, se ho imparato qualcosa nel tempo in cui da piccolo don Pomero mi faceva mettere in ordine viti, bulloni e rondelle nelle varie scatolette del suo tavolo da lavoro, è la pazienza. Ma questo tempo la mette a dura prova (anche se credo di non dirvi nulla che non sappiate già, no?). Perché già la formazione per noi Salesiani è un po’ come il Giro d’Italia, molto lunga – circa una decina d’anni – con alcune tappe un po’ più di salita, altre di pianura, altre veramente dolomitiche, come i 4 anni dello studio della teologia alla Crocetta… ma sempre ci sono dei “traguardi volanti” lungo il percorso: i vari rinnovi della professione religiosa, fino alla professione perpetua e al Diaconato. Certo, non ti danno punti, non ti fanno cambiare la casacca come ai ciclisti, ma sempre ti ricordano qual è la meta verso cui pedali e per Chi corri, per Chi fatichi, studi, lavori, vivi e sei anche disposto anche a dare la vita. Ecco, ti ristorano e rinnovano nel tuo essere paziente, perché ti dicono «Coraggio, ancora una curva!»

Quest’anno, proprio quando avevamo già varcato il cartello dell’ultimo chilometro, quando si vedevano già le transenne ai lati della strada, quelle con la gente che fa il tifo per te e che ti sprona per la volata finale, quando già stavi pensando a riempire il baule e sognavi in quale comunità l’Ispettore ti avrebbe destinato, quali giovani avresti conosciuto, se in un oratorio, o una scuola… ecco, nel mezzo di questi sogni è arrivato il lockdown. Ci siamo chiusi in casa, abbiamo sentito il silenzio a Torino – merce rarissima anche solo qualche mese fa! –, ma soprattutto siamo entrati in un silenzio celebrativo che si prolunga finora. E l’idea di diventare prete in un momento in cui la gente non ha la possibilità di partecipare all’Eucaristia è ben strana… Ma sicuramente Dio ci dice qualcosa anche in questo, e allora forse a me sta dicendo che devo scendere dalla bicicletta – per restare nella metafora di prima – e guardarmi intorno: non tanto per cercare un bagno di folla, ma per andare a cercare quella folla dalle case dove si è chiusa e, uno alla volta, caricarli sulla bici e fargli riscoprire la bellezza del mondo, di cui forse ci eravamo un po’ dimenticati in precedenza… e arrivare al traguardo insieme! Dopotutto don Bosco stesso diceva che «la più bella passeggiata e il più bel gioco che mi piacerebbe è di poter condurre diecimila giovani in paradiso».

“Pronto, Sale?” – in ascolto di chi è solo e desidera parlare

SALESIANI CUNEO, parte lo sportello telefonico di ascolto

Chiunque si senta stanco e solo in questa situazione in cui siamo costretti a vivere, o accusi problemi di ansia, insonnia o stress, preoccupazioni eccessive o difficoltà legate a questa nuova quotidianità dettata dall’emergenza CoronaV, potrà, a partire dal 4 maggio, chiedere aiuto o un semplice conforto al nuovo servizio della nostra parrocchia: “I Sale al Telefono”, nato per aiutare le persone a superare quelle sensazioni di solitudine, ansia e preoccupazione causate dalla situazione emergenziale che siamo costretti a vivere.

“I Sale al Telefono” è un Servizio di volontariato che dà ascolto a chiunque provi solitudine, angoscia, tristezza, sconforto, rabbia, disagio … e senta il bisogno di condividere queste emozioni con una voce amica.

“I Sale al Telefono” vorrebbe aiutare a superare le tensioni emotive e a far ritrovare forza, fiducia e benessere nelle relazioni personali, promuove la cultura dell’ascolto empatico come fattore di salute emozionale e di prevenzione della solitudine, del disagio emotivo e della lontananza sociale (ancora più forti in questo momento di isolamento per il CoronaV)

Offre un servizio anonimo, indipendente da qualsiasi ideologia politica e religiosa, nel rispetto delle idee e del disagio di chi chiama, raggiungibile attraverso il numero della Parrocchia 0171 692788

“I Sale al Telefono”  risponde attraverso i suoi volontari che operano presso la Parrocchia don Bosco di Cuneo.

Il servizio è gratuito e sarà attivo, per ora, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 12 e dalle 15 alle 18.00.

“Se sei in difficoltà, hai bisogno di aiuto perché stai vivendo un momento di particolare disagio e senti la necessità di parlarne con qualcuno, ma non sai con chi, puoi rivolgerti a noi. Troverai sempre una persona pronta ad ascoltare le tue necessità, le tue paure, le angosce, i dubbi e le ansie, senza giudicarle.”

“Esprimere il disagio è sicuramente il primo passo sulla strada utile per poter scoprire dentro di te la fiducia e le risorse necessarie per affrontare ogni problema. Ricordati, non sei solo: se vuoi parlarne, noi ci siamo.”  

Messaggio di Papa Francesco nella Giornata Mondiale delle Vocazioni – 3 maggio

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 57ª GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
(3 maggio 2020)
a
Le parole della vocazione

Cari fratelli e sorelle!

Il 4 agosto dello scorso anno, nel 160° anniversario della morte del santo Curato d’Ars, ho voluto offrire una Lettera ai sacerdoti, che ogni giorno spendono la vita per la chiamata che il Signore ha rivolto loro, al servizio del Popolo di Dio.

In quell’occasione, ho scelto quattro parole-chiave – dolore, gratitudine, coraggio e lode – per ringraziare i sacerdoti e sostenere il loro ministero. Ritengo che oggi, in questa 57ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, quelle parole si possano riprendere e rivolgere a tutto il Popolo di Dio, sullo sfondo di un brano evangelico che ci racconta la singolare esperienza capitata a Gesù e Pietro durante una notte di tempesta sul lago di Tiberiade (cfr Mt 14,22-33).

Dopo la moltiplicazione dei pani, che aveva entusiasmato la folla, Gesù ordina ai suoi di salire sulla barca e di precederlo all’altra riva, mentre Egli avrebbe congedato la gente. L’immagine di questa traversata sul lago evoca in qualche modo il viaggio della nostra esistenza. La barca della nostra vita, infatti, avanza lentamente, sempre inquieta perché alla ricerca di un approdo felice, pronta ad affrontare i rischi e le opportunità del mare, ma anche desiderosa di ricevere dal timoniere una virata che conduca finalmente verso la giusta rotta. Talvolta, però, le può capitare di smarrirsi, di lasciarsi abbagliare dalle illusioni invece che seguire il faro luminoso che la conduce al porto sicuro, o di essere sfidata dai venti contrari delle difficoltà, dei dubbi e delle paure.

Succede così anche nel cuore dei discepoli, i quali, chiamati a seguire il Maestro di Nazaret, devono decidersi a passare all’altra riva, scegliendo con coraggio di abbandonare le proprie sicurezze e di mettersi alla sequela del Signore. Questa avventura non è pacifica: arriva la notte, soffia il vento contrario, la barca è sballottata dalle onde, e la paura di non farcela e di non essere all’altezza della chiamata rischia di sovrastarli.

Il Vangelo ci dice, però, che nell’avventura di questo non facile viaggio non siamo soli. Il Signore, quasi forzando l’aurora nel cuore della notte, cammina sulle acque agitate e raggiunge i discepoli, invita Pietro ad andargli incontro sulle onde, lo salva quando lo vede affondare, e infine sale sulla barca e fa cessare il vento.

La prima parola della vocazione, allora, è gratitudine. Navigare verso la rotta giusta non è un compito affidato solo ai nostri sforzi, né dipende solo dai percorsi che scegliamo di fare. La realizzazione di noi stessi e dei nostri progetti di vita non è il risultato matematico di ciò che decidiamo dentro un “io” isolato; al contrario, è prima di tutto la risposta a una chiamata che ci viene dall’Alto. È il Signore che ci indica la riva verso cui andare e che, prima ancora, ci dona il coraggio di salire sulla barca; è Lui che, mentre ci chiama, si fa anche nostro timoniere per accompagnarci, mostrarci la direzione, impedire che ci incagliamo negli scogli dell’indecisione e renderci capaci perfino di camminare sulle acque agitate.

Ogni vocazione nasce da quello sguardo amorevole con cui il Signore ci è venuto incontro, magari proprio mentre la nostra barca era in preda alla tempesta. «Più che una nostra scelta, è la risposta alla chiamata gratuita del Signore» (Lettera ai sacerdoti, 4 agosto 2019); perciò, riusciremo a scoprirla e abbracciarla quando il nostro cuore si aprirà alla gratitudine e saprà cogliere il passaggio di Dio nella nostra vita.

Quando i discepoli vedono Gesù avvicinarsi camminando sulle acque, inizialmente pensano che si tratti di un fantasma e hanno paura. Ma subito Gesù li rassicura con una parola che deve sempre accompagnare la nostra vita e il nostro cammino vocazionale: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27). Proprio questa è la seconda parola che vorrei consegnarvi: coraggio.

Ciò che spesso ci impedisce di camminare, di crescere, di scegliere la strada che il Signore traccia per noi sono i fantasmi che si agitano nel nostro cuore. Quando siamo chiamati a lasciare la nostra riva sicura e abbracciare uno stato di vita – come il matrimonio, il sacerdozio ordinato, la vita consacrata –, la prima reazione è spesso rappresentata dal “fantasma dell’incredulità”: non è possibile che questa vocazione sia per me; si tratta davvero della strada giusta? Il Signore chiede questo proprio a me?

E, via via, crescono in noi tutte quelle considerazioni, quelle giustificazioni e quei calcoli che ci fanno perdere lo slancio, ci confondono e ci lasciano paralizzati sulla riva di partenza: crediamo di aver preso un abbaglio, di non essere all’altezza, di aver semplicemente visto un fantasma da scacciare.

Il Signore sa che una scelta fondamentale di vita – come quella di sposarsi o consacrarsi in modo speciale al suo servizio – richiede coraggio. Egli conosce le domande, i dubbi e le difficoltà che agitano la barca del nostro cuore, e perciò ci rassicura: “Non avere paura, io sono con te!”. La fede nella sua presenza che ci viene incontro e ci accompagna, anche quando il mare è in tempesta, ci libera da quell’accidia che ho già avuto modo di definire «tristezza dolciastra» (Lettera ai sacerdoti, 4 agosto 2019), cioè quello scoraggiamento interiore che ci blocca e non ci permette di gustare la bellezza della vocazione.

Nella Lettera ai sacerdoti ho parlato anche del dolore, ma qui vorrei tradurre diversamente questa parola e riferirmi alla fatica. Ogni vocazione comporta un impegno. Il Signore ci chiama perché vuole renderci come Pietro, capaci di “camminare sulle acque”, cioè di prendere in mano la nostra vita per metterla al servizio del Vangelo, nei modi concreti e quotidiani che Egli ci indica, e specialmente nelle diverse forme di vocazione laicale, presbiterale e di vita consacrata. Ma noi assomigliamo all’Apostolo: abbiamo desiderio e slancio, però, nello stesso tempo, siamo segnati da debolezze e timori.

Se ci lasciamo travolgere dal pensiero delle responsabilità che ci attendono – nella vita matrimoniale o nel ministero sacerdotale – o delle avversità che si presenteranno, allora distoglieremo presto lo sguardo da Gesù e, come Pietro, rischieremo di affondare. Al contrario, pur nelle nostre fragilità e povertà, la fede ci permette di camminare incontro al Signore Risorto e di vincere anche le tempeste. Lui infatti ci tende la mano quando per stanchezza o per paura rischiamo di affondare, e ci dona lo slancio necessario per vivere la nostra vocazione con gioia ed entusiasmo.

Infine, quando Gesù sale sulla barca, il vento cessa e le onde si placano. È una bella immagine di ciò che il Signore opera nella nostra vita e nei tumulti della storia,specialmente quando siamo nella tempesta: Egli comanda ai venti contrari di tacere, e le forze del male, della paura, della rassegnazione non hanno più potere su di noi.

Nella specifica vocazione che siamo chiamati a vivere, questi venti possono sfiancarci. Penso a coloro che assumono importanti compiti nella società civile, agli sposi che non a caso mi piace definire “i coraggiosi”, e specialmente a coloro che abbracciano la vita consacrata e il sacerdozio. Conosco la vostra fatica, le solitudini che a volte appesantiscono il cuore, il rischio dell’abitudine che pian piano spegne il fuoco ardente della chiamata, il fardello dell’incertezza e della precarietà dei nostri tempi, la paura del futuro. Coraggio, non abbiate paura! Gesù è accanto a noi e, se lo riconosciamo come unico Signore della nostra vita, Egli ci tende la mano e ci afferra per salvarci.

E allora, pur in mezzo alle onde, la nostra vita si apre alla lode. È questa l’ultima parola della vocazione, e vuole essere anche l’invito a coltivare l’atteggiamento interiore di Maria Santissima: grata per lo sguardo di Dio che si è posato su di lei, consegnando nella fede le paure e i turbamenti, abbracciando con coraggio la chiamata, Ella ha fatto della sua vita un eterno canto di lode al Signore.

Carissimi, specialmente in questa Giornata, ma anche nell’ordinaria azione pastorale delle nostre comunità, desidero che la Chiesa percorra questo cammino al servizio delle vocazioni, aprendo brecce nel cuore di ogni fedele, perché ciascuno possa scoprire con gratitudine la chiamata che Dio gli rivolge, trovare il coraggio di dire “sì”, vincere la fatica nella fede in Cristo e, infine, offrire la propria vita come cantico di lode per Dio, per i fratelli e per il mondo intero. La Vergine Maria ci accompagni e interceda per noi.

Roma, San Giovanni in Laterano, 8 marzo 2020, II Domenica di Quaresima

Francesco

Lettera di Papa Francesco a tutti i fedeli per il mese di maggio

Cari fratelli e sorelle,
è ormai vicino il mese di maggio, nel quale il popolo di Dio esprime con particolare intensità il suo amore e la sua devozione alla Vergine Maria. È tradizione, in questo mese, pregare il Rosario a casa, in famiglia. Una dimensione, quella domestica, che le restrizioni della pandemia ci hanno “costretto” a valorizzare, anche dal punto di vista spirituale.
Perciò ho pensato di proporre a tutti di riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio. Lo si può fare insieme, oppure personalmente; scegliete voi a seconda delle situazioni, valorizzando entrambe le possibilità. Ma in ogni caso c’è un segreto per farlo: la semplicità; ed è facile trovare, anche in internet, dei buoni schemi di preghiera da seguire.
Inoltre, vi offro i testi di due preghiere alla Madonna, che potrete recitare al termine del Rosario, e che io stesso reciterò nel mese di maggio, spiritualmente unito a voi. Le allego a questa lettera così che vengano messe a disposizione di tutti.
Cari fratelli e sorelle, contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova. Io pregherò per voi, specialmente per i più sofferenti, e voi, per favore, pregate per me. Vi ringrazio e di cuore vi benedico.
a
Roma, San Giovanni in Laterano, 25 aprile 2020
Festa di San Marco Evangelista
Papa Francesco
Preghiera a Maria

O Maria, Tu risplendi sempre nel nostro cammino come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a Te, Salute dei malati, che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù, mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo romano, sai di che cosa abbiamo bisogno e siamo certi che provvederai perché, come a Cana di Galilea, possa tornare la gioia e la festa dopo questo momento di prova.
Aiutaci, Madre del Divino Amore, a conformarci al volere del Padre e a fare ciò che ci dirà Gesù, che ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori per condurci, attraverso la croce, alla gioia della risurrezione. Amen.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
a

Preghiera a Maria
«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio».
Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che attanagliano il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione.
O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro.
Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio Divino, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia.
Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro eroica fatica e dona loro forza, bontà e salute.
Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati e ai sacerdoti che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti.
Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus.
Assisti i Responsabili delle Nazioni, perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità, soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà.
Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro.
Madre amatissima, fa’ crescere nel mondo il senso di appartenenza ad un’unica grande famiglia, nella consapevolezza del legame che tutti unisce, perché con spirito fraterno e solidale veniamo in aiuto alle tante povertà e situazioni di miseria. Incoraggia la fermezza nella fede, la perseveranza nel servire, la costanza nel pregare.
O Maria, Consolatrice degli afflitti, abbraccia tutti i tuoi figli tribolati e ottieni che Dio intervenga con la sua mano onnipotente a liberarci da questa terribile epidemia, cosicché la vita possa riprendere in serenità il suo corso normale.
Ci affidiamo a Te, che risplendi sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza,
o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen.

I giovani incontrano il sindaco

“Non esiste un problema solo di una persona. Il problema per definizione è sempre di tutti e finché non capiamo questo non ne usciamo.”. Questa la frase che il sindaco di Cuneo Federico Borgna ha lasciato agli universitari e giovani lavoratori durante la videochiamata di mercoledì sera. L’incontro, previsto già da prima del corona virus, è stato una tappa del cammino del gruppo “Nonpiùteenagers” guidato dalla domanda: “Cuneo è una città per giovani?”.

Data la situazione, oltre che di politiche giovanili, si è parlato anche del contesto attuale. Il sindaco ha mostrato quale significato ha avuto e continua ad avere per Cuneo questa pandemia. Da un lato la situazione del sistema sanitario, la crisi economica che richiede delle azioni nel breve periodo e la situazione di incertezza che esige, invece, una programmazione nel lungo periodo, e dall’altro lato le risorse positive, in termini di solidarietà e resilienza, che i cittadini stanno dimostrando di avere. Alle domande su come si immagina che usciremo da questa emergenza ha risposto: “Spero che non torni tutto esattamente come prima. ll punto dov’eravamo aveva aspetti positivi, ma anche tanti negativi. Una su tutte, spero che capiremo che la nostra generazione ha vissuto pensando di dominare l’ecosistema, mettendosi al centro, mentre stiamo vedendo che non siamo al centro, ma siamo una parte.”

Si è parlato quindi di ambiente, di come per molto tempo si è puntato solo su quei passi che portavano un efficientamento economico oltre che ecologico, sottolineando invece la necessità di iniziare a investire risorse che portino benefici anche esclusivamente ambientali.

E poi il tema centrale: come coinvolgere attivamente i giovani nella vita della comunità cittadina? Quali le difficoltà da superare rispetto alla partecipazione politica che spesso, come ha detto Borgna, si mostra ai più “respingente e noiosa”?  Come rendere i servizi della nostra città usufruibili e accessibili ai giovani? Come può caratterizzarsi il polo universitario di Cuneo per distinguersi nonostante le piccole dimensioni, limitando così l’esodo di gran parte dei giovani dopo le superiori?

A queste, come ad altre domande di cui si è discusso durante la serata, non è stato possibile trovare una risposta puntuale ed immediata, ma discuterne è stato un segnale di speranza. Speranza che nessuno si tiri fuori. Speranza che ciascuno portando avanti il proprio dovere di studente, lavoratore, genitore, amministratore pubblico, … non si senta estraneo rispetto a nessuna questione perché anche quella apparentemente più estranea alla nostra condizione perché, come ha detto il Papa nel momento straordinario di preghiera del 27 marzo per tutti arriveranno tempeste, e probabilmente adesso ne è arrivata una che tocca veramente tutti, che faranno crollare “il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo il nostro ego” e lasceranno scoperta “quella (benedetta) appartenenza comune a cui non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”

Lucia