Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 17 al 26 giugno 2022

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – Luca 9, 11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

 

Mandali via, è sera ormai, e siamo in un luogo deserto. Gli apostoli si preoccupano per la folla, ne condividono la fame, ma non vedono soluzioni: «lascia che ciascuno vada a risolversi i suoi problemi, come può, dove può». Ma Gesù non ha mai mandato via nessuno. Anzi vuole fare di quel luogo deserto una casa calda di pane e di affetto. E condividendo la fame dell’uomo, condivide il volto del Padre: “alcuni uomini hanno così tanta fame, che per loro Dio non può avere che la forma di un pane” (Gandhi). E allora imprime un improvviso cambio di direzione al racconto, attraverso una richiesta illogica ai suoi: Date loro voi stessi da mangiare. Un verbo semplice, asciutto, concreto: date. Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo, fattivo, di mani: dare (Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio (Gv 3,16), non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici (Gv 15,13).

Ma è una richiesta impossibile: non abbiamo che cinque pani e due pesci. Un pane per ogni mille persone e due pesciolini: è poco, quasi niente, non basta neppure per la nostra cena. Ma il Signore vuole che nei suoi discepoli metta radici il suo coraggio e il miracolo del dono. C’è pane sulla terra a sufficienza per la fame di tutti, ma non è sufficiente per l’avidità di pochi. Eppure chi dona non diventa mai povero. La vita vive di vita donata.

Fateli sedere a gruppi. Nessuno da solo, tutti dentro un cerchio, tutti dentro un legame; seduti, come si fa per una cena importante; fianco a fianco, come per una cena in famiglia: primo passo per entrare nel gioco divino del dono. Fuori, non c’è altro che una tavola d’erba, primo altare del vangelo, e il lago sullo sfondo con la sua abside azzurra. La sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso tra tutti, che passa di mano in mano e ne rimane in ogni mano, diventa sufficiente, si moltiplica in pane in-finito. La sorpresa è vedere che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, a sazietà, il mio pane, ma nello spartire il poco che ho, e non importa cosa: due pesci, un bicchiere d’acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po’ di tempo e un po’ di cuore, una carezza amorevole.

Sento che questa è la grande parola del pane, che il nostro compito nella vita sa di pane: non andarcene da questa terra senza essere prima diventati pezzo di pane buono per la vita e la pace di qualcuno. Tutti mangiarono a sazietà. Quel “tutti” è importante. Sono bambini, donne, uomini. Sono santi e peccatori, sinceri o bugiardi, nessuno escluso, donne di Samaria con cinque mariti e altrettanti fallimenti, nessuno escluso. Prodigiosa moltiplicazione: non del pane ma del cuore. (p. padre Ermes Ronchi)

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 10 al 19 giugno 2022

Santissima Trinità – Giovanni 16, 12-15

«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non capisco, eppure liberante perché mi assicura che Dio non è in se stesso solitudine, che l’oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d’amore. C’è in Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio. L’essenza di Dio è comunione.

Il dogma della Trinità non è una teoria dove si cerca di far coincidere il Tre e l’Uno, ma è sorgente di sapienza del vivere. E se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l’uomo. Aveva detto in principio: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza». Non solo a immagine di Dio: molto di più! L’uomo è fatto a somiglianza della Trinità. Ad immagine e somiglianza della comunione, di un legame d’amore, mistero di singolare e plurale. In principio a tutto, per Dio e per me, c’è la relazione. In principio a tutto qualcosa che mi lega a qualcuno, a molti. Così è per tutte le cose, tutto è in comunione. Perfino i nomi che Gesù sceglie per raccontare il volto di Dio sono nomi che contengono legami: Padre e Figlio sono nomi che abbracciano e stringono legami. Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, quando so accogliere e sono accolto, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione di comunione. Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete portarne il peso.

Gesù se ne va senza aver detto tutto. Invece di concludere dicendo: questo è tutto, non c’è altro, Gesù apre strade, ci lancia in un sistema aperto, promette una guida per un lungo cammino. Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. Lo Spirito genera Vangelo in noi, e sogni di futuro. Allora spirituale e reale coincidono, la verità e la vita coincidono. Questa è la bellezza della fede. Credere è acquisire bellezza del vivere. La festa della Trinità è specchio del senso ultimo dell’universo. Davanti alla Trinità mi sento piccolo ma abbracciato, come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che ha nome comunione.

Dì loro ciò che il vento dice alle rocce, ciò che il mare dice alle montagne.

Dì loro che una bontà immensa penetra l’universo, dì loro che Dio non è quello che credono, che è un vino di festa, un banchetto di condivisione in cui ciascuno dà e riceve.

Dì loro che Dio è Colui che suona il flauto nella luce piena del giorno, si avvicina e scompare chiamandoci alle sorgenti.

Dì loro l’innocenza del suo volto, i suoi lineamenti, il suo sorriso.

Dì loro che Egli è il tuo spazio e la tua notte, la tua ferita e la tua gioia.

Ma dì loro, anche, che Egli non è ciò che tu dici di lui. Ma che è sempre oltre, sempre oltre.

(Comm. Franc. Cistercense)

Lettera ispettore don Leonardo Mancini ai salesiani e laici corresponsabili

Carissimi/e, un saluto cordiale a tutti voi.

Lettera dell’ispettore – Giugno 2022

Corpus Domini

Buongiorno a tutti,

vi scrivo a nome del nostro Vicario zonale per ricordare la processione cittadina del Corpus Domini che sarà giovedì 16 giugno. Alle 20,30 Messa in Duomo e a seguire processione fino a Sant’Ambrogio.

La Parrocchia del Sacro Cuore potrà ancora mettere a disposizione il baldacchino?

C’è una parrocchia disponibile ad occuparsi dell’animazione della processione con preghiere e canti? È possibile avere una disponibilità entro il 5 giugno, tanto per avere il tempo necessario per la preparazione?

Il Comitato di quartiere del centro storico sta pensando come coinvolgere le famiglie che abitano lungo via Roma per l’addobbo del percorso…

Ovviamente tutti i sacerdoti della città, non soltanto quelli direttamente impegnati nella pastorale, sono invitati alla concelebrazione.

Se può servire, allego un piccolo manifestino…

Grazie infinite di tutto e a presto

Don Mauro Biodo

Sale Academy: un viaggio che parte nel 2017 e guarda al futuro

Finalmente dopo tre lunghi anni di attesa mercoledì scorso, il primo giugno è tornato lo spettacolo Live della Sale Academy.  Negli anni precedenti a causa della pandemia, le attività del gruppo si erano interrotte e riprese “a singhiozzo” cercando di offrire degli spazi ricreativi ai ragazzi e alle ragazze in sicurezza, secondo le norme vigenti, nella speranza di sostenere l’entusiasmo e il desiderio di protagonismo dei più giovani.

Questo periodo ha segnato un calo nelle iscrizioni rispetto agli anni precedenti, passando dai circa 60 iscritti nell’anno 2019-2020, ai 27 iscritti di quest’anno. C’è stato anche un ricambio tra le fila dei maestri-volontari, anche in questo caso con un sensibile calo.

Proprio per questo è stato davvero importante ed emozionante tornare a calcare le assi del palco del Cinema Teatro Don Bosco, un segnale positivo per gli allievi e in generale per tutta la comunità. Il tema di quest’anno è stato “In Viaggio”, un modo diverso per celebrare la Vita nella sua diversità e complessità. Nella serata sono stati eseguiti brani internazionali dei Beatles, di Elton John, dei Pink Floyd, oltre ad alcuni brani  italiani come ‘ti vorrei sollevare‘ di Elisa e ‘musica leggerissima’ di Colapesce e Di Martino. Inoltre, sempre nel contesto della serata, sono state presentate due testimonianze di vita, semplici, ma efficaci, proprio per ricordare come ogni persona abbia un suo viaggio unico da affrontare, diverso da qualunque altro. Il pubblico ha risposto con entusiasmo all’energia dei giovani artisti, e seppur non si è registrato il tutto esaurito, le presenze sono andate oltre le più rosee aspettative.

Questa realtà, nata dall’intuizione di alcuni giovani oratoriani, nasce con il sostegno della Fondazione CRC e continua con il costante incoraggiamento negli anni dell’Incaricato di Oratorio. Oggi è una parte importante del progetto ESSECICUBO, progetto scritto dagli educatori della Cooperativa MOMO in servizio presso l’Oratorio, per il bando ‘Giovani in contatto’  finanziato ancora una volta dalla Fondazione CRC.

Per il prossimo anno c’è l’intenzione di creare insieme all’Oratorio uno spazio adeguato ai corsi musicali, ed in generali artistici, all’interno della Comunità dei Sale Cuneo, oltre a ricercare nuovi volontari: dunque fatevi sotto! L’obiettivo è quello di raggiungere un numero maggiore di giovani, di avvicinarli alla musica e di educarli alla dimensione del gruppo, dove si cresce tutti insieme, ognuno con i propri ritmi e qualità.

 

 

 

 

 

 

Estate ragazzi – ULTIMI GIORNI PER LE ISCRIZIONI!

ULTIMI GIORNI DI ISCRIZIONE!!

La segreteria dell’oratorio sarà ancora aperta lunedì 6 e giovedì 9 dalle 16.30 alle 18.30 per accogliere le ultime richieste di iscrizioni a estate ragazzi, estagiò e campeggi di San Giacomo.

Sull’apposita pagina del sito si possono scaricare informazioni e modulistica: Clikka QUI

 

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 3 al 12 giugno 2022

Domenica di Pentecoste – Giovanni 14, 15-16; 23-26

«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre».

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Il Vangelo della domenica di Pentecoste ripropone un brano molto denso dei discorsi di addio di Giovanni (14,15-26). I passi in cui Gesù parla dello Spirito consolatore si inseriscono in un preciso contesto esistenziale: il tempo della Chiesa con i suoi problemi e i suoi interrogativi, l’odio del mondo, la persecuzione, l’incredulità che perdona. Alla luce di questo contesto si comprendono bene i tre compiti fondamentali che Giovanni assegna allo Spirito: conservare fedelmente la memoria di Gesù, la comprensione interiore e personale della sua parola, il coraggio della testimonianza. Nel nostro passo specifico un’idea forte – forse la più importante – è che la condizione per accogliere lo Spirito è l’amore a Gesù, l’ascolto della sua parola e l’osservanza dei comandamenti. Tre cose, dunque, molto concrete e persino verificabili. Se mancano queste tre condizioni non c’è alcun spazio per lo Spirito.

Ma a questo punto suggerisco di dare anche uno sguardo al passo della lettera di Paolo ai Romani (8, 8-17) che costituisce la seconda lettura della Messa. Paolo insegna che lo Spirito è libertà, perché ci libera dalla schiavitù della carne, cioè dall’egoismo. Lo Spirito trasforma i desideri dell’uomo: non più i desideri dell’egoismo, ma della carità. Prigioniero del suo egoismo (la carne) l’uomo sente la legge dell’amore (la legge di Dio) come un peso e una schiavitù. Lo Spirito muta il «desiderio» dell’uomo: la legge della carità diviene ciò che desidera, a cui tende. Lo Spirito libera l’uomo trasformandolo dall’interno, capovolgendo la natura profonda del «desiderio».

Ma non si tratta solo di questo. Lo Spirito rinnova anche il rapporto con Dio: non più schiavi, ma figli. E anche questo è grande libertà. Se poi Paolo precisa che si tratta di una filiazione «adottiva», non è per sminuirla, tanto meno per affermare che si tratta di qualcosa di esterno e giuridico, ma per ricordarne la gratuità. Per Paolo la presenza dello Spirito è una presenza liberante, che si lascia discernere da alcuni segni: un capovolgimento nella logica della vita, un nuovo rapporto con Dio sperimentato come Padre, l’intima convinzione (a dispetto delle smentite, della poca fede e dello stesso peccato) di essere figli di Dio. È dunque un nuovo rapporto con Dio: l’uomo può rivolgersi a Lui liberamente, francamente e confidenzialmente. Non più un rapporto di schiavitù ma di libertà: il cristiano può far sua la medesima confidenza e la medesima libertà di Gesù verso il Padre. Questo rapporto filiale con Dio è la radice di ogni altra libertà. (B. Maggioni, biblista)