XXIII Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 18,15-20

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. 19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Il passo evangelico di domenica è una parte del grande discorso in cui Matteo ha radunato diverse parole di Gesù intorno alla vita comunitaria. Come deve comportarsi una comunità, se vuole essere veramente alla sequela del suo Signore? Nel passo vengono ricordate tre parole di Gesù. La prima riguarda la correzione fraterna. La comunità non può accettare tutto. E la stessa carità non deve essere senza la verità. Quantunque nel nostro passo si parli molto di perdono, bisogna denunciare il male e correggere chi lo compie. Matteo però si premura di precisare che la correzione fraterna deve essere graduale, discreta e paziente: a quattr’occhi, dinanzi a uno o due testimoni, dinanzi all’intera comunità.Anche il passo di Ezechiele, prima lettura, sottolinea con forza questa medesima idea: il profeta è come una sentinella, e ha l’imprescindibile dovere di annunciare le esigenze di Dio, di denunciare la menzogna dovunque si trovi. Ma lo scopo è sempre quello di aiutare il fratello a prendere coscienza del suo stato di separazione, perché possa, di conseguenza, ravvedersi. Lo scopo è di creare nei peccatori un disagio, perché è proprio in una situazione di disagio che spesso Dio si inserisce e spinge al ritorno.Ancora più importante è la seconda parola di Gesù riportata da Matteo: non «sette volte», ma «settanta volte sette». Occorre dunque perdonare sempre, un perdono senza misura, perché Dio ci ha fatto oggetto di un perdono senza misura (parabola dei due debitori). Il perdono al prossimo è la diretta conseguenza del perdono di Dio verso di noi.Questa parola sul perdono completa quanto è stato detto sulla correzione fraterna. Se si deve denunciare il male e correggere chi lo compie, è perché tu hai già perdonato e ami il peccatore: per questo hai il diritto di correggerlo. «Tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo». Legare e sciogliere è frase rabbinica che significa in sostanza la possibilità di perdonare. Nella comunità cristiana continua il peccato, ma parallelamente continua, ancora più ostinato, il perdono dei peccati. La terza parola di Gesù riportata da Matteo risponde a una domanda della comunità (e di ogni uomo che cerca il Signore): dove e come posso fare un’autentica esperienza di Dio? Ecco la lapidaria risposta: dove si fa comunità nel suo nome, là Dio è presente. (B. Maggioni, biblista)

XXII Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 16,21-27

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, 21 Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22 Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27 Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Il passo evangelico della liturgia è la diretta continuazione del brano di domenica scorsa. Sono due parti di un medesimo episodio, che apparentemente presenta due aspetti contrastanti: la fede di Pietro e la sua incomprensione del mistero della Croce; l’autorità affidata a Pietro e il rimprovero rivoltogli da Gesù. Da una parte, la debolezza di Pietro, e dall’altra, il suo essere roccia per la Chiesa. Con questo si vuol dire che Pietro è tale per grazia, in virtù di un’elezione divina, e non per le sue qualità naturali.
Ma nel passo di questa domenica c’è anche dell’altro: l’evangelista vuol farci percorrere un cammino dalla fede in Gesù Messia alla fede nel Figlio dell’uomo sofferente. C’è l’incredulità da parte della folle, ma c’è anche l’incredulità da parte degli stessi discepoli: si può infatti accettare che Gesù sia Messia, ma rifiutare che Egli debba soffrire. Si può confessare che Gesù è Figlio di Dio, e tuttavia non accorgersi che Egli è un Dio crocifisso. Prigioniero ancora della logica degli uomini, il discepolo tenta di impedire che Gesù si conformi alla logica di Dio. E allora Gesù risponde al discepolo con la stessa esclamazione che troviamo nei racconti delle tentazioni: «Dietro di me, satana. Non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uomini». In ambedue i casi – nella tentazione come qui nelle parole di Pietro – viene proposta a Gesù una scelta messianica che rifiuta le vie di Dio per percorrere le vie degli uomini.
È chiaro a questo punto che cosa significhi veramente seguire Gesù, l’imperativo che ancora una volta egli ricorda ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Rinnegare se stessi significa rinunciare alla propria idea di Dio, per accettare quella di Gesù: non più un Dio glorioso e potente, ma un Dio che si svela nell’amore e nel dono di sé. Ma potremmo anche dire che rinnegare se stessi significa cambiare la logica della propria esistenza: non più una vita vissuta a vantaggio proprio, ma una vita vissuta in dono. È questa fondamentalmente la logica della Croce, sia per Gesù sia per i suoi discepoli.

Proposte di canti per il mese di agosto

ALLELUIA PASSERANNO I CIELI

Alle-alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia.

Passeranno i cieli e passerà la terra, la tua Parola non passerà, alleluia alleluia.

 

ALLELUIA E POI

Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia!
Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia!

Chiama ed io verrò da te. Figlio nel silenzio mi accoglierai.
Voce e poi, la libertà, nella Tua Parola camminerò.

 

GLORIA (Mariano)

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. (x2)

Noi Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, ti glorifichiamo,
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa.
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente, Figlio unigenito, Cristo Gesù.

Signore Dio, Agnello di Dio, figlio del Padre Onnipotente.
Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Tu che togli i peccati del mondo, accogli benigno la nostra preghiera.
Tu che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi.

Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu l’Altissimo Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo nella gloria del Padre.

 

ECCO QUEL CHE ABBIAMO

Ecco quel che abbiamo, nulla ci appartiene ormai.
Ecco i frutti della terra, che Tu moltiplicherai.
Ecco queste mani, puoi usarle, se lo vuoi,
per dividere nel mondo il pane che Tu hai dato a noi.

Solo una goccia hai messo fra le mani mie, solo una goccia che tu ora chiedi a me…
Una goccia che in mano a Te, una pioggia diventerà… e la terra feconderà.

 

TE AL CENTRO DEL MIO CUORE

Ho bisogno d’incontrarti nel mio cuore, di trovare te, di stare insieme a te:
unico riferimento del mio andare, unica ragione tu, unico sostegno tu.
Al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Anche il cielo gira intorno e non ha pace, ma c’è un punto fermo, e quella Stella la.
La Stella polare è fissa ed è la sola, la Stella polare tu, la Stella sicura tu.
Al centro del mio cuore ci sei solo tu.

Tutto ruota attorno a te, in funzione di te
E poi non importa il “come”, il “dove” e il “se”.

Che tu splenda sempre al centro del mio cuore, il significato allora sarai tu,
quello che farò sarà soltanto amore. Unico sostegno tu, la Stella polare tu.
Al centro del mio cuore ci sei solo tu.

 

ANTICA ETERNA DANZA

Spighe d’oro al vento, antica eterna danza, per fare un solo pane, spezzato sulla mensa.
Grappoli dai colli, profumo di letizia, per fare un solo vino, bevanda della grazia.
Con il pane e il vino, Signore Ti doniamo le nostre gioie pure, le attese e le paure.
Frutti del lavoro e fede nel futuro, la voglia di cambiare e di ricominciare.
Dio della speranza, sorgente di ogni dono, accogli questa offerta che insieme Ti portiamo.
Dio dell’universo raccogli chi è disperso e facci tutti Chiesa, una cosa in Te.

 

DALL’AURORA

Dall’aurora io cerco te, fino al tramonto ti chiamo.
Ha sete solo di te, l’anima mia come terra deserta.

Non mi fermerò un solo istante, sempre canterò la tua lode,
perché sei il mio Dio, il mio riparo. Mi proteggerai all’ombra delle tue ali.

Non mi fermerò un solo istante, io racconterò le tue opere
perché sei il mio Dio, unico bene, nulla mai potrà la notte contro di me.

 

AVE MARIA (VERBUM PANIS)

Ave Maria, Ave. Ave Maria, Ave.

Donna dell’attesa e madre di speranza: ora pro nobis
Donna del sorriso e madre del silenzio: ora pro nobis
Donna di frontiera e madre dell’ardore: ora pro nobis
Donna del riposo e madre del sentiero: ora pro nobis.

Donna del deserto e madre del respiro: ora pro nobis
Donna della sera e madre del ricordo: ora pro nobis
Donna del presente e madre del ritorno: ora pro nobis
Donna della terra e madre dell’amore: ora pro nobis.

 

INSIEME NELLA GIOIA

Insieme nella gioia verso il futuro, protagonisti insieme a Dio.
La fede nella sua Resurrezione darà un senso al nostro andare.

Beati voi, perché siete poveri.
Beati voi, vostro è il Regno dei Cieli.
Beati voi, perché siete afflitti.
Beati voi, sarete consolati. Beati voi!

Beati voi, perché siete miti.
Beati voi, la terra sarà vostra.
Beati voi, che avete fame di giustizia.
Beati voi, perché sarete saziati. Beati voi!

 

E’ BELLO LODARTI

È bello cantare il tuo amore, è bello lodare il tuo nome.
È bello cantare il tuo amore, è bello lodarti Signore, è bello cantare a te.

Tu che sei l’amore infinito che neppure il cielo può contenere,
Ti sei fatto uomo, Tu sei venuto qui ad abitare in mezzo a noi, allora.

Tu che conti tutte le stelle e le chiami ad una ad una per nome,
da mille sentieri ci hai radunati qui, ci hai chiamati figli tuoi allora.

 

PERCHE’ TU SEI CON ME

Solo tu sei il mio pastore: niente mai mi mancherà.
Solo tu sei il mio pastore, o Signore.

Mi conduci dietro Te sulle verdi alture, ai ruscelli tranquilli lassù,
dov’è più limpida l’acqua per me, dove mi fai riposare.
Anche fra le tenebre d’un abisso oscuro, io non temo alcun male perché
Tu mi sostieni, sei sempre con me, rendi il sentiero sicuro.

Siedo alla tua tavola che mi hai preparato ed il calice è colmo per me
di quella linfa di felicità che per amore hai versato.

Sempre mi accompagnano, lungo estati e inverni, la tua grazia, la tua fedeltà.
Nella tua casa io abiterò Fino alla fine dei giorni.

 

GRANDI COSE

Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ha fatto germogliare i fiori fra le rocce.
Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha riportati liberi alla nostra terra.
Ed ora possiamo cantare, possiamo gridare l’amore che Dio ha versato su noi.

Tu che sai strappare dalla morte, hai sollevato il nostro viso dalla polvere.
Tu che hai sentito il nostro pianto, nel nostro cuore hai messo un seme di felicità.

 

VIVERE LA VITA

Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno, è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita e inabissarti nell’amore è il tuo destino, è quello che Dio vuole da te.

Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui, correre con i fratelli tuoi…
Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai.

Vivere la vita è l’avventura più stupenda dell’amore, è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita è generare ogni momento il paradiso è quello che Dio vuole da te.

Vivere perché ritorni al mondo l’unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi…
Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai.

 

RITORNELLI

Misericordias Domini in aeternum cantabo.

Laudate omnes gentes, laudate Dominum.
Laudate omnes gentes, laudate Dominum.

Ubi caritas et amor, ubi caritas, Deus ibi est.

Benedici il Signore anima mia, benedici il Signore anima mia
Tu che sei rivestito di maestà e di splendore, sei tanto grande Signore mio Dio

XVIII Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 14,13-21

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, 13avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Il vangelo di domenica racconta un miracolo di Gesù fra i più importanti. E tutto incomincia con un’annotazione che rivela il sentimento profondo che Gesù porta verso la folla: «Sentì compassione per loro». La compassione di Gesù – trasparenza della compassione di Dio – è un sentimento ricco di sfumature: è l’atteggiamento di chi si sente coinvolto e responsabile, un atteggiamento fatto di simpatia, amore e misericordia. È a partire da questo sentimento che si comprendono tutti i gesti di Gesù che il brano evangelico puntualmente racconta. Gesù dà un ordine ai discepoli, prega e ringrazia, moltiplica i pani, li spezza e li consegna ai discepoli perché li distribuiscano. Gesù «pronunziò la benedizione»: è questo l’atteggiamento più autentico dell’uomo di fronte a Dio, alle cose e ai fratelli. Benedire significa riconoscere che le cose sono un dono di Dio e, quindi, ringraziare: doni di Dio da gustare nella gioia. Ma anche da condividere, perché Dio li ha creati per tutti i suoi figli, non solo per alcuni.
I discepoli si preoccupano della folla, ma credono che debba essere la folla stessa a risolvere il suo problema: «Congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Gesù invece coinvolge i discepoli e li impegna. Tocca a loro risolvere il problema: «Date loro voi stessi da mangiare». Un ordine impossibile: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci». Ma nulla è impossibile a Dio. Gesù prende il poco che i discepoli hanno e li moltiplica: nelle sue mani il poco diventa molto, il pane spezzato diventa abbondante. In sostanza Gesù vuole che il «comprare» venga sostituito con il «condividere». E questo significa che devono cambiare le relazioni fra te e gli altri, fra te e le cose. Tu sei responsabile dell’altro e perciò personalmente coinvolto nel suo bisogno. Il problema del pane per tutti è problema tuo, non soltanto degli affamati. E le cose che possiedi – fossero pure soltanto cinque pani e due pesci – sono beni di Dio da godere con gli altri, non a differenza degli altri. Lo schema del «comperare» crea i fortunati e gli sfortunati, alcuni hanno molto, altri poco, altri nulla. Occorre passare dal comperare al condividere. Se anche – paradossalmente – i discepoli avessero comperato col loro denaro il pane da distribuire, avrebbero compiuto un gesto di carità, non un segno che introduce nei rapporti una logica differente. È Gesù che fa il miracolo, ma non è Lui che distribuisce il pane alle folle: «Li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alle folle». È un’immagine della Chiesa: è Cristo che dona la Parola e la vita, ma tutto passa fra le mani degli uomini che lo rappresentano.

Proposte di canti della S. Messa: XVII Domenica del T.O

Inizio: ACCLAMATE A DIO

Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del Suo nome,
date a Lui splendida lode, stupende sono le Sue opere,
Stupende sono le Sue opere!

Per la grandezza della Sua potenza davanti a Lui si piegano i nemici.
A Dio si prostri la terra, a Lui canti inni, canti al suo nome.

Il mare ha cambiato in terraferma, con la Sua forza regnerà in eterno,
Dio salva la nostra vita, per questo in Lui esultiamo di gioia.

Venite voi tutti che temete Dio e narrerò quanto per me ha fatto.
A Lui ho rivolto il mio grido, la mia lingua cantò la Sua lode.

 

Gloria: GLORIA (Mariano)

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. (x2)

Noi Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, ti glorifichiamo,
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa.
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente, Figlio unigenito, Cristo Gesù.

Signore Dio, Agnello di Dio, figlio del Padre Onnipotente.
Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Tu che togli i peccati del mondo, accogli benigno la nostra preghiera.
Tu che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi.

Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu l’Altissimo Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo nella gloria del Padre.

 

Salmo: UBI CARITAS

Ubi caritas et amor, ubi caritas, Deus ibi est.

 

Alleluia: ALLELUIA PASSERANNO I CIELI

Alle-alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia.

Passeranno i cieli e passerà la terra, la tua Parola non passerà, alleluia alleluia.

 

Offertorio: ANTICA ETERNA DANZA

Spighe d’oro al vento, antica eterna danza, per fare un solo pane, spezzato sulla mensa.
Grappoli dai colli, profumo di letizia, per fare un solo vino, bevanda della grazia.

Con il pane e il vino, Signore Ti doniamo le nostre gioie pure, le attese e le paure.
Frutti del lavoro e fede nel futuro, la voglia di cambiare e di ricominciare.

Dio della speranza, sorgente di ogni dono, accogli questa offerta che insieme Ti portiamo.
Dio dell’universo raccogli chi è disperso e facci tutti Chiesa, una cosa in Te.

 

Comunione: DALL’AURORA

Dall’aurora io cerco te, fino al tramonto ti chiamo.
Ha sete solo di te, l’anima mia come terra deserta.

Non mi fermerò un solo istante, sempre canterò la tua lode,
perché sei il mio Dio, il mio riparo. Mi proteggerai all’ombra delle tue ali.

Non mi fermerò un solo istante, io racconterò le tue opere
perché sei il mio Dio, unico bene, nulla mai potrà la notte contro di me.

 

Finale: PACE SIA PACE A VOI

“Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà sulla terra com’è nei cieli.
“Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà gioia nei nostri occhi, nei cuori.
“Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà luce limpida nei pensieri.
“Pace sia, pace a voi”: la tua pace sarà una casa per tutti.

“Pace a voi”: sia il tuo dono visibile “Pace a voi”: la tua eredità
“Pace a voi”: come un canto all’unisono che sale dalle nostre città.

XVII Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 13,44-52

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Le due parabolette del tesoro nascosto nel campo e della perla di inestimabile valore sono sostanzialmente uguali. Illustrano due temi. Il primo è che il Regno esige una pronta e totale decisione: come un uomo che vende tutti i suoi averi per comprare un campo, o come un mercante che vende tutto per acquistare una perla. Non è l’unica volta che Gesù sottolinea che per entrare nel Regno si richiede un distacco totale.
Ma c’è un secondo aspetto ancora più importante: il distacco scaturisce dall’aver trovato. È questo l’insegnamento vero della parabola. Il motivo che spinge il discepolo a lasciare è la gioia di aver trovato. Il motivo della gioia è esplicito nella parabola dell’uomo che compra il campo: «Poi va’, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi». Il Regno di Dio è esigente, ma trovarlo è il centuplo.
Vale la pena di insistere. Le due parabole mettono in scena due figure diverse: nella prima si parla di un bracciante agricolo che lavora in un campo che non è suo, nella seconda di un ricco mercante che possiede negozi e filiali. Ma questi due personaggi sono i protagonisti soltanto in superficie. In profondità i veri protagonisti sono il tesoro e la perla, che si impadroniscono dei due uomini, affascinandoli. Il contadino e il mercante agiscono, ma solo perché totalmente «afferrati» dal tesoro in cui si sono imbattuti. Così è l’esperienza dell’incontro con il Vangelo. Davanti alla scoperta di un tesoro, chiunque agirebbe come loro. Ma questo è ciò che sorprende: la loro novità sta proprio in questa ovvietà. Un uomo che imbattutosi nel Vangelo si comportasse come quel contadino o quel mercante non farebbe nulla di straordinario. È semplicemente un uomo a cui è capitata una grande fortuna. Il Vangelo è esigente, tuttavia è pieno di umanità.

Proposte di canti della S. Messa: XVI Domenica del T.O

QUESTA E’ LA MIA FEDE

Questa è la mia fede, proclamarti mio Re, unico Dio, grande Signore.
Questa è la speranza, so che risorgerò e in te dimorerò.
Questa è la mia fede, proclamarti mio Re, unico Dio, grande Signore.
Questa è la speranza, so che risorgerò e in te dimorerò.

Canterò la gioia di esser figlio, canterò che tu non abbandoni, non tradisci mai.
Dammi sempre la tua grazia e in te dimorerò per adorarti, per servirti in verità, mio Re.

Canterò che solo tu sei vita e verità, che sei salvezza, che sei vera libertà.
Io porrò la mia fiducia in te che sei la via, camminerò nella tua santa volontà, mio Re.

 

GLORIA (Mariano)

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. (x2)

Noi Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, ti glorifichiamo,
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa.
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente, Figlio unigenito, Cristo Gesù.

Signore Dio, Agnello di Dio, figlio del Padre Onnipotente.
Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Tu che togli i peccati del mondo, accogli benigno la nostra preghiera.
Tu che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi.

Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu l’Altissimo Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo nella gloria del Padre. 

 

Salmo: BENEDICI SIGNORE ANIMA MIA

Benedici il Signore anima mia, benedici il Signore anima mia
Tu che sei rivestito di maestà e di splendore, sei tanto grande Signore mio Dio

 

ALLELUIA DIO HA VISITATO IL SUO POPOLO

Alleluia, Alleluia. Alleluia, alleluia. Dio ha visitato il Suo popolo,
ha fatto meraviglie per noi. Alleluia.

Gli occhi dei ciechi vedono la luce, gli orecchi dei sordi odono la voce.
Dio ha fatto meraviglie per noi, Dio ha fatto meraviglie per noi.

 

Offertorio: FRUTTO DELLA NOSTRA TERRA

Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo,
pane della nostra vita, cibo della quotidianità.
Tu che lo prendevi un giorno, lo spezzavi con i tuoi
oggi vieni in questo pane cibo vero dell’umanità.

E sarò pane e sarò vino nella mia vita, nelle tue mani
Ti accoglierò dentro di me, farò di me un’offerta viva un sacrificio gradito a te.

Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo
vino delle nostre vigne sulla mensa dei fratelli tuoi.
Tu che lo prendevi un giorno, lo bevevi con i tuoi
oggi vieni in questo vino e ti doni per la vita mia.

 

Comunione: DIO APRIRA’ UNA VIA

Dio aprirà una via dove sembra non ci sia, come opera non so, ma una nuova via vedrò.
Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé. Per ogni giorno,
amore e forza, Lui mi donerà… una via aprirà.

Dio aprirà una via dove sembra non ci sia, come opera non so, ma una nuova via vedrò.
Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé. Per ogni giorno,
amore e forza, Lui mi donerà… una via aprirà.

Aprirà una strada nel deserto, fiumi d’acqua viva io vedrò.
Se tutto passerà, la Sua parola resterà, una cosa nuova Lui farà.

 

AVE MARIA (VERBUM PANIS)

Ave Maria, Ave. Ave Maria, Ave.

Donna dell’attesa e madre di speranza: ora pro nobis
Donna del sorriso e madre del silenzio: ora pro nobis
Donna di frontiera e madre dell’ardore: ora pro nobis
Donna del riposo e madre del sentiero: ora pro nobis.

Donna del deserto e madre del respiro: ora pro nobis
Donna della sera e madre del ricordo: ora pro nobis
Donna del presente e madre del ritorno: ora pro nobis
Donna della terra e madre dell’amore: ora pro nobis.

XVI Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 13, 24-43

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».
31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!»

La presenza della zizzania nel campo di grano – anche se i servi mostrano di esserne sorpresi – non è ancora in realtà il tratto più inatteso e sorprendente del racconto. Tanto è vero che ai servi che gli chiedono spiegazioni, il padrone risponde semplicemente: «Il nemico ha fatto questo». E neppure è inattesa l’affermazione che al tempo della mietitura grano e zizzania saranno accuratamente separati: il grano raccolto nel granaio e la zizzania buttata nel fuoco. La meraviglia dell’ascoltatore – meraviglia che, come spesso accade, indica il punto su cui concentrarsi – sta nel fatto che ora la zizzania non debba essere strappata, ma piuttosto lasciata crescere insieme al grano fino al tempo della messe: altrimenti c’è il rischio – aggiunge ironicamente il padrone – di strappare il grano e di lasciare la zizzania. Il centro della parabola è qui, in questa pazienza di Dio, in questa sua strana politica di tolleranza. Al tempo di Gesù c’era il movimento farisaico, che pretendeva essere il popolo santo, separato dalla moltitudine dei peccatori. E c’erano gruppi di monaci, che si ritiravano nella solitudine del deserto a vivere in rigida santità, rifiutando tutti coloro che erano ritenuti impuri. E c’era la stessa predicazione di Giovanni Battista che annunciava il Messia come colui che avrebbe – finalmente! – separato il grano e la paglia (Mt 3,12). Gesù viene e sembra fare il contrario. Non si separa dai peccatori ma va con loro, non li abbandona ma li perdona. Tollera persino nella cerchia dei dodici un traditore e, comunque, si circonda di discepoli che sono pronti ad abbandonarlo. Comprendiamo, a questo punto, tutta la forza polemica della parabola. C’è un netto contrasto tra la politica di Dio – paziente e tollerante – e l’intollerante rigidezza di molti suoi servi. Nel passo evangelico di questa domenica c’è anche la spiegazione della parabola, che sembra andare in senso contrario. Tra la parabola e la sua spiegazione c’è dunque una contraddizione? Assolutamente no. Tutte e due le sottolineature sono vere e sta alla sapienza del predicatore scegliere l’una o l’altra. Di fronte a una comunità facile alla separazione, tutto il bene di qua e tutto il male di là, il predicatore sceglierà il tema della tolleranza di Dio. Ma di fronte a una comunità che si adatta al mondo, il predicatore sottolineerà il giudizio.

Proposte di canti della S. Messa: XV Domenica del T.O

QUESTA E’ LA MIA FEDE

Questa è la mia fede, proclamarti mio Re, unico Dio, grande Signore.
Questa è la speranza, so che risorgerò e in te dimorerò.
Questa è la mia fede, proclamarti mio Re, unico Dio, grande Signore.
Questa è la speranza, so che risorgerò e in te dimorerò.

Canterò la gioia di esser figlio, canterò che tu non abbandoni, non tradisci mai.
Dammi sempre la tua grazia e in te dimorerò per adorarti, per servirti in verità, mio Re.

Canterò che solo tu sei vita e verità, che sei salvezza, che sei vera libertà.
Io porrò la mia fiducia in te che sei la via, camminerò nella tua santa volontà, mio Re.

 

GLORIA (Mariano)

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. (x2)

Noi Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, ti glorifichiamo,
Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa.
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente, Figlio unigenito, Cristo Gesù.

Signore Dio, Agnello di Dio, figlio del Padre Onnipotente.
Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Tu che togli i peccati del mondo, accogli benigno la nostra preghiera.
Tu che siedi alla destra del Padre abbi pietà di noi.

Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu l’Altissimo Gesù Cristo,
con lo Spirito Santo nella gloria del Padre. 

 

Salmo: BENEDICI SIGNORE ANIMA MIA

Benedici il Signore anima mia, benedici il Signore anima mia
Tu che sei rivestito di maestà e di splendore, sei tanto grande Signore mio Dio

 

ALLELUIA DIO HA VISITATO IL SUO POPOLO

Alleluia, Alleluia. Alleluia, alleluia. Dio ha visitato il Suo popolo,
ha fatto meraviglie per noi. Alleluia.

Gli occhi dei ciechi vedono la luce, gli orecchi dei sordi odono la voce.
Dio ha fatto meraviglie per noi, Dio ha fatto meraviglie per noi.

 

Offertorio: FRUTTO DELLA NOSTRA TERRA

Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo,
pane della nostra vita, cibo della quotidianità.
Tu che lo prendevi un giorno, lo spezzavi con i tuoi
oggi vieni in questo pane cibo vero dell’umanità.

E sarò pane e sarò vino nella mia vita, nelle tue mani
Ti accoglierò dentro di me, farò di me un’offerta viva un sacrificio gradito a te.

Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo
vino delle nostre vigne sulla mensa dei fratelli tuoi.
Tu che lo prendevi un giorno, lo bevevi con i tuoi
oggi vieni in questo vino e ti doni per la vita mia.

 

Comunione: DIO APRIRA’ UNA VIA

Dio aprirà una via dove sembra non ci sia, come opera non so, ma una nuova via vedrò.
Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé. Per ogni giorno,
amore e forza, Lui mi donerà… una via aprirà.

Dio aprirà una via dove sembra non ci sia, come opera non so, ma una nuova via vedrò.
Dio mi guiderà, mi terrà vicino a sé. Per ogni giorno,
amore e forza, Lui mi donerà… una via aprirà.

Aprirà una strada nel deserto, fiumi d’acqua viva io vedrò.
Se tutto passerà, la Sua parola resterà, una cosa nuova Lui farà.

 

AVE MARIA (VERBUM PANIS)

Ave Maria, Ave. Ave Maria, Ave.

Donna dell’attesa e madre di speranza: ora pro nobis
Donna del sorriso e madre del silenzio: ora pro nobis
Donna di frontiera e madre dell’ardore: ora pro nobis
Donna del riposo e madre del sentiero: ora pro nobis.

Donna del deserto e madre del respiro: ora pro nobis
Donna della sera e madre del ricordo: ora pro nobis
Donna del presente e madre del ritorno: ora pro nobis
Donna della terra e madre dell’amore: ora pro nobis.

XV Domenica del Tempo Ordinario – Matteo 13, 1-23

Dal vangelo secondo Matteo
1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. 15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchie hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! 16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Il primo personaggio che compare nella parabola è il seminatore. Ciò che colpisce è che egli getti il seme dappertutto, sul terreno buono e sul terreno cattivo. Non distingue fra terreno e terreno. Letta dal punto di vista del seminatore, la parabola appare rivolta agli annunciatori del vangelo. Non hanno il diritto di scegliere dove gettare il seme e dove no. L’annunciatore butta il seme senza risparmio e senza distinzione. Come sapere, al tempo della semina, quali terreni fruttificheranno e quali no? Nessuno deve anticipare il giudizio di Dio.
La figura del seminatore appare all’inizio e poi scompare: il vero protagonista è il seme che è in scena dall’inizio alla fine. La situazione supposta dalla parabola è quella in cui sembra (vedi l’insistenza su questo) che tutto vada perduto, che l’insuccesso del Regno e della Parola sia totale o eccessivo. E invece – afferma Gesù con la sua parabola – non è così. E’ vero che ci sono gli insuccessi, e anche tanti, ma è certo che da qualche parte il successo c’è. Dunque una lezione di fiducia.
Nella spiegazione data da Gesù ai discepoli l’attenzione si concentra non più sul seme, ma sui differenti terreni. Il discorso non sembra più rivolto agli annunciatori del Vangelo, ma a quelli che l’ascoltano e l’accolgono. Si osservi come la spiegazione non si soffermi ugualmente su tutti i tipi di terreno. Sorvola sul primo e sul quarto, e invece si attarda molto più analiticamente sul secondo e sul terzo. Il motivo è chiaro. È proprio su questi due terreni che vengono evidenziate le ragioni storiche e concrete per cui molti nella comunità venivano meno di fronte alle esigenze della Parola, che pure avevano accolto. Sono le stesse difficoltà di oggi: la paura di fronte alle persecuzioni e di fronte alla fatica che il Vangelo comporta, e soprattutto il fascino delle ricchezze e le preoccupazioni del mondo.
Tra la parabola e la sua spiegazione è inserito il lungo dialogo fra Gesù e i discepoli. Il tema è costituito da una domanda precisa: la Parola di Dio non dovrebbe essere chiara per tutti? Come si spiega che la parola del Vangelo, che pretende essere di Dio, è in realtà rifiutata da molti? La risposta è davvero sorprendente: la Parola che il Vangelo offre, proprio perché di Dio, lascia all’uomo la libertà di aprirsi o di chiudersi. La Parola di Dio ha una sua debolezza, che in realtà è la sua grandezza: il rispetto della libertà dell’uomo. Proprio perché di Dio, la parola del Vangelo non costringe. Non riduce lo spazio della libertà, ma lo allarga. (don B. Maggioni, biblista)