Mandato missionario
Domenica 8 maggio 2022 si è svolta, presso la casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di piazza Maria Ausiliatrice a Torino, la messa per la consegna del mandato missionario a 27 ragazzi e ragazze dell’ispettoria del Piemonte e della Valle d’Aosta.
Questi giovani sono arrivati al termine del percorso “Nel cuore del mondo” che li ha visti coinvolti in una serie di incontri a partire da ottobre 2021 fino a questa Domenica.
Questo corso ha avuto l’obiettivo di formarli per essere in grado di portare nei loro luoghi di destinazione il messaggio di Amore di Dio, seguendo le orme di Don Bosco.
Durante la celebrazione hanno ricevuto il crocifisso missionario accompagnato dalle parole : “Sia il libro da cui attingere l’amore e la forza dell’annuncio”.
I tre gruppi che partiranno quest’estate sono stati destinati in: Lituania, Albania e Romania. In particolare due giovani, Luca Coraglia e Irene Milone, animatori dell’oratorio Salesiano di Cuneo faranno parte del gruppo che partirà in data 30 Luglio 2022 in direzione Albania. Facciamo perciò un augurio speciale a questi 27 giovani, perché questa esperienza possa essere per loro motivo di crescita e ispirazione.
Rinnovato il consiglio del circolo don Bosco
Questi gli eletti con i relativi incarichi:
Servizio alla mensa Caritas cittadina: unisciti a noi!
La mensa Caritas diocesana “Claudio Massa” si trova in Via Massimo D’Azeglio e garantisce tutti i giorni un pasto caldo per pranzo e cena alle persone del nostro territorio che si trovano in difficoltà.
Alle parrocchie della città è affidato il servizio del pranzo nel week-end e dal 2008 la nostra parrocchia si occupa dei turni del 4° weekend del mese con un gruppo di circa 20 volontari coinvolti nella distribuzione del pranzo. Durante gli anni di pandemia la distribuzione dei pasti è stata portata avanti in modalità asporto, ma da marzo 2022 finalmente abbiamo ripreso con l’apertura in presenza e i turni mensili della nostra parrocchia, per questo abbiamo bisogno di volontari!
Si tratta di un servizio semplice e pratico che può aiutare concretamente chi ha bisogno, a cadenza mensile o bimestrale, che si svolge il sabato e la domenica in 2 gruppi di 4 persone ciascuno nell’orario 11.00-13.15.
Chi desiderasse avere informazioni o unirsi ai volontari può contattare Letizia (Whatsapp 340/2438512) o Don Mauro.
Il prossimo turno dei Salesiani è il 21-22 maggio, vi aspettiamo. Grazie!
Seconda edizione del torneo “genitori e figli”
Superate finalmente tutte le restrizioni dovute al COVID-19 siamo finalmente tornati a fare sport insieme!! Sabato 7 maggio si è svolta la seconda edizione del torneo “genitori e figli”; la partecipazione è stata numerosa ed entusiasta. Dodici atlete della Under12 di pallavolo ed i loro genitori, suddivise in sei squadre, si sono confrontate per tutto il pomeriggio sfoggiando prestazioni sportive di tutto riguardo, con un sottofondo musicale degno dei migliori dj-set ed una merenda all’aperto degna delle migliori tradizioni.
La formula della manifestazione prevedeva partite fra squadre composte da quattro elementi (due adulti e due ragazze) per permettere alle atlete di giocare insieme ai loro genitori. I genitori hanno tolto un po’ di polvere (e ruggine) dai muscoli intorpiditi da anni di divano… le ragazze volevano ben figurare, inoltre non pareva loro vero di avere i genitori in squadra e poterli bonariamente spronare e/o redarguire in caso di errore… tutto questo ha portato a grandi gesta sportive, interrotte solo da una sana merenda insieme, che hanno alla fine decretato la vittoria della squadra di Giada, Alessia, Roberto e Andrea…. Ma a vincere è stato soprattutto lo sport, la voglia di stare insieme in modo allegro e aggregativo per le famiglie e la comunità. La giornata è stata magistralmente organizzata e diretta da Andrea, Marco, Anna e Chiara, i coach di questa stagione Under 12 di pallavolo, che hanno saputo creare un gruppo coeso e grintoso. Forza AUXILIUM!!







IV Domenica di Pasqua – Giovanni 10, 27-30
«27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».
Le poche righe del Vangelo di Giovanni (10,27-30) proposte dalla liturgia domenicale non toccano direttamente il tema della risurrezione, anche se siamo nel tempo pasquale, ma vanno, per così dire, ancora più indietro, al mistero trinitario («Io e il Padre siamo una cosa sola»). Fra Gesù pastore e i suoi discepoli corre una profonda comunione: le pecore ascoltano la voce del pastore e il pastore conosce le sue pecore. Conoscere e ascoltare sono verbi che indicano un dialogo profondo, una comunione nell’esistenza, non soltanto nelle idee.
La comunione fra Gesù e i suoi discepoli coinvolge l’uomo intero: idee, amore, comportamento.
Oltre a quanto detto, il passo di Giovanni sottolinea con forza l’idea dell’appartenenza: Gesù può dire le «mie» pecore e «il Padre me le ha date». Gesù è il Signore delle pecore, a lui appartengono e a nessun altro. Ed è da Gesù che le pecore ricevono la vita: «Io do loro la vita eterna». Ed è affermato infine, polemicamente, un dato consolante: nessuno può strappare a Gesù le sue pecore. È questo il motivo della sicurezza, sulla quale si fonda tutta la speranza del discepolo e della Chiesa.
Dopo aver commentato il brano in modo sintetico e nella sua globalità, penso utile almeno due precisazioni particolari. La prima: due sono le note che caratterizzano, come dice Gesù, le sue pecore: ascoltare e seguire. Con una precisazione: ascoltare la sua voce e percorrere la strada che Egli stesso percorre. Dunque la comunità cristiana se vuole essere sale e luce anche in un mondo che cambia, come oggi si è soliti dire, non deve affannarsi in ricerche inutili e progetti diversi: la voce di Gesù è già risuonata e la direzione del suo cammino è già tracciata. Alla comunità cristiana è richiesta anzitutto la fedeltà della memoria, non anzitutto la genialità dell’invenzione.
E la seconda precisazione: Gesù dice di donare la vita. Affermazione già ripetuta qualche riga prima del nostro passo (vv. 17-18): «Offro la mia vita per poi riprenderla. Nessuno me la toglie, la offro da me stesso… Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Gesù, stando a queste parole, dona la sua vita in piena libertà e, al tempo stesso, per un comando del Padre. Strana nozione di libertà. Strana per il mondo, ma non per il discepolo. Gesù ha più volte detto che la sua libertà non sta nel prendere le distanze dal Padre, ma nel fare in tutto al sua volontà. Libertà e obbedienza al Padre (che è sempre l’obbedienza al dono di sé) coincidono. Lo spazio vero della libertà è l’amore.
Maggioni, biblista.

Elenco Cresimandi
Elenco dei cresimandi di domenica 8 maggio ore 16,00:
| n. | COGNOME | NOME | CATECHISTA |
| 1 | BELLONE | ILARIA | PAOLA M. |
| 2 | CAVALLO | GIACOMO | |
| 3 | FANTINI | ANDREA | |
| 4 | GORZEGNO | CATERINA | |
| 5 | LUBATTI | FRANCESCO | |
| 6 | NARDINI | ALESSIO | |
| 7 | PERFETTI | MANUEL | |
| 8 | UNGUREANU | ALESSANDRO | ANNA C. |
| 9 | BONAITI | CLARA | MARIA E ELENA |
| 10 | CARPENSANO | LEONARDO | |
| 11 | GIORDANO | AMBRA | |
| 12 | GIRAUDO | NICOLO’ | |
| 13 | PERNICE | TOMMASO | |
| 14 | RAVERA | MARCO | |
| 15 | SACCHETTO | MICHELE | |
| 16 | SERRA | ANDREA | |
| 17 | STASSI | LORENZO | |
| 18 | VARENGO | MATILDE | |
| 19 | VASCO | PAOLO | |
| 20 | KALASTRA | ERION | 1 superiore |
Messaggio di Papa Francesco per la 59^ Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni
Chiamati a edificare la famiglia umana
Cari fratelli e sorelle!
Mentre in questo nostro tempo soffiano ancora i venti gelidi della guerra e della sopraffazione e assistiamo spesso a fenomeni di polarizzazione, come Chiesa abbiamo avviato un processo sinodale: sentiamo l’urgenza di camminare insieme coltivando le dimensioni dell’ascolto, della partecipazione e della condivisione. Insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà vogliamo contribuire a edificare la famiglia umana, a guarirne le ferite e a proiettarla verso un futuro migliore. In questa prospettiva, per la 59a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, desidero riflettere con voi sull’ampio significato della “vocazione”, nel contesto di una Chiesa sinodale che si pone in ascolto di Dio e del mondo.
Chiamati a essere tutti protagonisti della missione
La sinodalità, il camminare insieme è una vocazione fondamentale per la Chiesa, e solo in questo orizzonte è possibile scoprire e valorizzare le diverse vocazioni, i carismi e i ministeri. Al tempo stesso, sappiamo che la Chiesa esiste per evangelizzare, uscendo da sé stessa e spargendo il seme del Vangelo nella storia. Pertanto, tale missione è possibile proprio mettendo in sinergia tutti gli ambiti pastorali e, prima ancora, coinvolgendo tutti i discepoli del Signore. Infatti, «in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 120). Bisogna guardarsi dalla mentalità che separa preti e laici, considerando protagonisti i primi ed esecutori i secondi, e portare avanti la missione cristiana come unico Popolo di Dio, laici e pastori insieme. Tutta la Chiesa è comunità evangelizzatrice.
Chiamati a essere custodi gli uni degli altri e del creato
La parola “vocazione” non va intesa in senso restrittivo, riferendola solo a coloro che seguono il Signore sulla via di una particolare consacrazione. Tutti siamo chiamati a partecipare della missione di Cristo di riunire l’umanità dispersa e di riconciliarla con Dio. Più in generale, ogni persona umana, prima ancora di vivere l’incontro con Cristo e abbracciare la fede cristiana, riceve con il dono della vita una chiamata fondamentale: ciascuno di noi è una creatura voluta e amata da Dio, per la quale Egli ha avuto un pensiero unico e speciale, e questa scintilla divina, che abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna, siamo chiamati a svilupparla nel corso della nostra vita, contribuendo a far crescere un’umanità animata dall’amore e dall’accoglienza reciproca. Siamo chiamati a essere custodi gli uni degli altri, a costruire legami di concordia e di condivisione, a curare le ferite del creato perché non venga distrutta la sua bellezza. Insomma, a diventare un’unica famiglia nella meravigliosa casa comune del creato, nell’armonica varietà dei suoi elementi. In questo senso ampio, non solo i singoli, ma anche i popoli, le comunità e le aggregazioni di vario genere hanno una “vocazione”.
Chiamati ad accogliere lo sguardo di Dio
In questa grande vocazione comune, si inserisce la chiamata più particolare che Dio ci rivolge, raggiungendo la nostra esistenza con il suo Amore e orientandola alla sua meta ultima, a una pienezza che supera persino la soglia della morte. Così Dio ha voluto guardare e guarda alla nostra vita.
Si attribuiscono a Michelangelo Buonarroti queste parole: «Ogni blocco di pietra ha al suo interno una statua ed è compito dello scultore scoprirla». Se questo può essere lo sguardo dell’artista, molto più Dio ci guarda così: in quella ragazza di Nazaret ha visto la Madre di Dio; nel pescatore Simone figlio di Giona ha visto Pietro, la roccia sulla quale edificare la sua Chiesa; nel pubblicano Levi ha ravvisato l’apostolo ed evangelista Matteo; in Saulo, duro persecutore dei cristiani, ha visto Paolo, l’apostolo delle genti. Sempre il suo sguardo d’amore ci raggiunge, ci tocca, ci libera e ci trasforma facendoci diventare persone nuove.
Questa è la dinamica di ogni vocazione: siamo raggiunti dallo sguardo di Dio, che ci chiama. La vocazione, come d’altronde la santità, non è un’esperienza straordinaria riservata a pochi. Come esiste la “santità della porta accanto” (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 6-9), così anche la vocazione è per tutti, perché tutti sono guardati e chiamati da Dio.
Dice un proverbio dell’Estremo Oriente: «Un sapiente, guardando l’uovo, sa vedere l’aquila; guardando il seme intravvede un grande albero; guardando un peccatore sa intravvedere un santo». Così ci guarda Dio: in ciascuno di noi vede delle potenzialità, talvolta ignote a noi stessi, e durante tutta la nostra vita opera instancabilmente perché possiamo metterle a servizio del bene comune.
La vocazione nasce così, grazie all’arte del divino Scultore che, con le sue “mani” ci fa uscire da noi stessi, perché si stagli in noi quel capolavoro che siamo chiamati a essere. In particolare, la Parola di Dio, che ci libera dall’egocentrismo, è capace di purificarci, illuminarci e ricrearci. Mettiamoci allora in ascolto della Parola, per aprirci alla vocazione che Dio ci affida! E impariamo ad ascoltare anche i fratelli e le sorelle nella fede, perché nei loro consigli e nel loro esempio può nascondersi l’iniziativa di Dio, che ci indica strade sempre nuove da percorrere.
Chiamati a rispondere allo sguardo di Dio
Lo sguardo amorevole e creativo di Dio ci ha raggiunti in modo del tutto singolare in Gesù. Parlando del giovane ricco, l’evangelista Marco annota: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò» (10,21). Su ciascuno e ciascuna di noi si posa questo sguardo di Gesù pieno di amore. Fratelli e sorelle, lasciamoci toccare da questo sguardo e lasciamoci portare da Lui oltre noi stessi! E impariamo a guardarci anche l’un altro in modo che le persone con cui viviamo e che incontriamo – chiunque esse siano – possano sentirsi accolte e scoprire che c’è Qualcuno che le guarda con amore e le invita a sviluppare tutte le loro potenzialità.
La nostra vita cambia, quando accogliamo questo sguardo. Tutto diventa un dialogo vocazionale, tra noi e il Signore, ma anche tra noi e gli altri. Un dialogo che, vissuto in profondità, ci fa diventare sempre più quelli che siamo: nella vocazione al sacerdozio ordinato, per essere strumento della grazia e della misericordia di Cristo; nella vocazione alla vita consacrata, per essere lode di Dio e profezia di nuova umanità; nella vocazione al matrimonio, per essere dono reciproco e generatori ed educatori della vita. In generale, in ogni vocazione e ministero nella Chiesa, che ci chiama a guardare gli altri e il mondo con gli occhi di Dio, per servire il bene e diffondere l’amore, con le opere e con le parole.
Vorrei qui menzionare, al riguardo, l’esperienza del dott. José Gregorio Hernández Cisneros. Mentre lavorava come medico a Caracas in Venezuela, volle farsi terziario francescano. Più tardi, pensò di diventare monaco e sacerdote, ma la salute non glielo permise. Comprese allora che la sua chiamata era proprio la professione medica, nella quale egli si spese in particolare per i poveri. Allora, si dedicò senza riserve agli ammalati colpiti dall’epidemia di influenza detta “spagnola”, che allora dilagava nel mondo. Morì investito da un’automobile, mentre usciva da una farmacia dove aveva procurato medicine per una sua anziana paziente. Testimone esemplare di cosa vuol dire accogliere la chiamata del Signore e aderirvi in pienezza, è stato beatificato un anno fa.
Convocati per edificare un mondo fraterno
Come cristiani, siamo non solo chiamati, cioè interpellati ognuno personalmente da una vocazione, ma anche con-vocati. Siamo come le tessere di un mosaico, belle già se prese ad una ad una, ma che solo insieme compongono un’immagine. Brilliamo, ciascuno e ciascuna, come una stella nel cuore di Dio e nel firmamento dell’universo, ma siamo chiamati a comporre delle costellazioni che orientino e rischiarino il cammino dell’umanità, a partire dall’ambiente in cui viviamo. Questo è il mistero della Chiesa: nella convivialità delle differenze, essa è segno e strumento di ciò a cui l’intera umanità è chiamata. Per questo la Chiesa deve diventare sempre più sinodale: capace di camminare unita nell’armonia delle diversità, in cui tutti hanno un loro apporto da dare e possono partecipare attivamente.
Quando parliamo di “vocazione”, pertanto, si tratta non solo di scegliere questa o quella forma di vita, di votare la propria esistenza a un determinato ministero o di seguire il fascino del carisma di una famiglia religiosa o di un movimento o di una comunità ecclesiale; si tratta di realizzare il sogno di Dio, il grande disegno della fraternità che Gesù aveva nel cuore quando ha pregato il Padre: «Che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Ogni vocazione nella Chiesa, e in senso ampio anche nella società, concorre a un obiettivo comune: far risuonare tra gli uomini e le donne quell’armonia dei molti e differenti doni che solo lo Spirito Santo sa realizzare. Sacerdoti, consacrate e consacrati, fedeli laici camminiamo e lavoriamo insieme, per testimoniare che una grande famiglia umana unita nell’amore non è un’utopia, ma è il progetto per il quale Dio ci ha creati.
Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il Popolo di Dio, in mezzo alle vicende drammatiche della storia, risponda sempre più a questa chiamata. Invochiamo la luce dello Spirito Santo, affinché ciascuno e ciascuna di noi possa trovare il proprio posto e dare il meglio di sé in questo grande disegno!
Roma, San Giovanni in Laterano, 8 maggio 2022, IV Domenica di Pasqua.
FRANCESCO
Il Papa ai giovani: rischiate, se volete costruire un mondo migliore
Nel video con l’intenzione di preghiera per il mese di maggio, dedicato a ragazzi e ragazze di tutto il mondo, Francesco domanda “coraggio” e “ascolto” ed esorta a vivere una vita piena, frutto del donarsi al servizio degli altri. L’invito a parlare con i nonni: “La loro saggezza porta oltre i problemi del momento”. Primo video di un trittico che vedrà protagonisti la famiglia e gli anziani
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