Domenica di Pasqua – Giovanni 20, 1-9

Dal Vangelo secondo Giovanni (giorno di Pasqua) 20, 1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il messaggero celeste rivela alle donne che Gesù, il Crocifisso, è risorto. Una notizia sconcertante, si direbbe la lieta notizia lungamente attesa, ma la reazione delle donne è sorprendente. Avrebbero dovuto gioire, invece ammutoliscono. Marco probabilmente vuole dirci che l’uomo non soltanto ha paura della Croce, ma anche di fronte all’evento, che la capovolge e la trasforma in vita e gloria, resta stupito, immobile, come se non riuscisse a crederci.

«Voi cercate Gesù il Nazareno, il Crocifisso, è risorto» (16,6): un annuncio, questo, che attira volutamente l’attenzione sul Crocifisso. La risurrezione è la manifestazione del senso vero, profondo e misterioso del cammino terreno di Gesù, che trova il suo culmine nella crocifissione. Fra i due momenti – il Gesù di Nazareth e il Gesù risorto – vi è un rapporto di profonda continuità, come tra ciò che è nascosto e ciò che è svelato. La risurrezione è la verità della Croce. Non è cambiato il volto della dedizione, dell’amore e del servizio che Gesù ha mostrato nel suo cammino terreno, ma è divenuto luminoso e vittorioso. Senza la memoria della Croce la risurrezione perderebbe il suo significato. La risurrezione di Gesù non è semplicemente la notizia di una generica vittoria della vita sulla morte. È una notizia molto più precisa: è l’amore che vince la morte. Una vita egoisticamente trattenuta non vince la morte, ma va incontro a una seconda morte. La risurrezione di Gesù celebra un preciso modo di vivere. Si tratta di una notizia lieta e impegnativa. Di più: la Croce dice il volto nuovo del Dio rivelato da Gesù: un volto rifiutato perché troppo distante da come gli uomini lo pensano. Qui si apre lo spazio per quella profonda conversione teologica a cui ogni cristiano è invitato. Dio ha veramente il volto che Gesù ha rivelato: in questo volto il Padre si è riconosciuto. È dunque la nostra immagine di Dio che va cambiata.

«Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete, come vi ha detto» (16,7). Gesù, appena risorto, pensa ai discepoli. Lo hanno abbandonato, ma per lui sono sempre i «suoi discepoli». La risurrezione è anche il trionfo di una duplice fedeltà: quella del Padre che non abbandona Gesù nella morte, e quella di Gesù che non abbandona i discepoli nella dispersione. (B. Maggioni, biblista)

Lettera Ispettore marzo 2021

Don Leonardo Mancini, ispettore dei Salesiani del Piemonte e Valle d’Aosta, invia a tutta l’opera dei Sale una sua lettera in occasione della Pasqua.

LETTERA ISPETTORE MARZO 2021 + AUGURI PASQUALI

Messaggio del vescovo Piero per la Pasqua 2021

“Non abbiate paura!”, sono le parole del Risorto nelle apparizioni. Risuonano con forza ogni volta che il Signore prende l’iniziativa per consolare i suoi. Erano rimasti attoniti e disorientati dopo i fatti della Pasqua. Avevano seguito Gesù per le strade della Palestina; erano stati letteralmente conquistati da Lui. Avevano rischiato tutto lasciando le loro occupazioni. Erano i testimoni di parole e gesti inauditi. Eppure non è bastato. Ancora una ennesima volta Il Signore interviene: entra in luoghi a porte chiuse, mangia con loro, si fa toccare. È proprio Lui.

Sono passati duemila anni e noi sentiamo risuonare le stesse parole.

È il Signore Risorto che oggi si rivolge a noi. Stiamo percorrendo una strada simile a quella percorsa dai Dodici. Pensavamo d’essere sicuri delle nostre conquiste. Avevamo un discreto standard di vita. E poi ecco la pandemia che ci ha colti di sorpresa ed ha rivelato a noi la nostra fragilità. Il silenzio ci ha avvolti, sono saltate tutte le nostre presunte sicurezze, siamo stati presi dalla paura di non farcela e ora si spera che la scienza ci salvi. Siamo passati dentro il nostro ‘Sabato Santo’; forse ne siamo ancora dentro.

 

Ipotesi di intervento dei Sale per i braccianti agricoli

Mercoledì 24 marzo si è svolta l’assemblea parrocchiale on line inerente alla disponibilità che i Sale possono dare alla Caritas Diocesana per accogliere i migranti e i braccianti agricoli che arriveranno appena partirà la stagione lavorativa.
Trovate qui di seguito la presentazione di tre piste di riflessione. Chi fosse interessato a dare il proprio contributo di pensiero e di riflessione contatti le persone indicate.
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Come ogni anno, con l’inizio della stagione calda stanno arrivando sul territorio molti lavoratori per la raccolta della frutta, tra di loro alcune decine rimangono senza sistemazione abitativa. A questi si vanno ad aggiungere i senza dimora già presenti nel cuneese per il resto dell’anno.

La Caritas diocesana, in collaborazione con il comune, si è azionata per evitare la situazione di emergenza emersa lo scorso anno, quando i posti forniti dai vari dormitori del territorio non sono stati sufficienti ad accogliere tutti. Le proposte sono di organizzare un’accoglienza diffusa e formare un infopoint dove le persone in bisogno di aiuto possano registrarsi così da poter gestire al meglio i vari servizi: mensa, dormitori, appartamenti e servizi di segretariato sociale per citarne alcuni.

Come Sale Cuneo, a partire dalle idee di alcuni giovani già coinvolti nell’accoglienza dei senza dimora e da alcuni adulti che si sono mostrati interessati, partiranno tre gruppi di lavoro per rispondere all’esigenza.

ospitalità per dormire

A partire dalla richiesta della Caritas, innanzitutto sarà necessario capire la disponibilità nella comunità di eventuali alloggi vuoti che possano essere affittati e informarsi sulla tutela e le garanzie che il Comune può dare. In aggiunta a questi spazi, bisognerà valutare la possibilità di accogliere alcuni senza dimora all’interno dell’oratorio, nelle stanze vicino alla mansarda. L’idea è di affiancare a ogni ospite una famiglia dell’oratorio in modo che gli accolti abbiano un riferimento per eventuali domande o richieste, facilitandone l’integrazione nella comunità. Da valutare anche l’assistenza notturna di un adulto che dorma in una stanza adiacente alle loro per garantire una maggior sicurezza durante la loro permanenza.

Per far presente la propria disponibilità di spazi o per contribuire all’organizzazione o anche per dare eventuali idee, scrivere a Irene Milone (3270586188)

corsi e laboratori

Le difficoltà linguistiche sono spesso un ostacolo invalicabile per l’inserimento nel mondo lavoro e non solo. Sfruttando la creazione dell’infopoint della Caritas sarebbe possibile sondare le necessità degli interessati e far partire gradualmente dei piccoli gruppi seguiti da uno o due volontari per insegnare la lingua. Questa idea potrà essere sviluppata ulteriormente, attivando altri corsi o laboratori in base alle esigenze dei senza dimora e alle idee della comunità.

Per aiutare a pensare a questo progetto e/o dare disponibilità ad insegnare scrivere ad Anna Daniele (annina.daniele2003@gmail.com)

interculturalità

Parlando e stando a contatto con alcuni senza dimora, dalle origini più disparate, ci siamo resi conto della ricchezza che portano nelle loro storie. Da qui nasce l’idea di far partire alcuni laboratori che in base alle nostre e loro capacità e predilezioni possano portare all’espressione della nostra e loro creatività. I lavori potranno quindi dar vita a mostre o esibizioni, a seconda dei progetti.

L’incontro con queste realtà può sensibilizzare la nostra comunità, e non solo, e arricchirla nel conoscere esperienze e modi di vivere diversi dalla nostra ‘normalità’. D’altra parte, può essere un modo, per chi di loro vorrà mettersi in gioco, di esprimersi e di portare una parte di sé agli altri.

Per eventuali idee e disponibilità scrivere a Federico Luciano (federico.luciano01@gmail.com)

Compartir

E’ uscito l’ultimo numero di collegamento tra i sostenitori delle missioni salesiane in Bolivia tramite l’associazione Compartir. E’ possibile sostenere questa realtà anche con il 5 per mille.

compartir pasqua 2021

Dacci un 5… per noi vale 1000!!!

Carissimi genitori, amici e sostenitori dell’Auxilium.

La legge finanziaria consente anche in questo anno di destinare una quota pari al 5×1000 delle proprie imposte ad una serie di realtà tra cui le Associazioni Sportive Dilettantistiche regolarmente iscritte all’apposito Registro del CONI.

La nostra società sportiva Auxilium Cuneo ha i requisiti per ottenere questa quota.

Fare la propria donazione è semplicissimo: nel modulo della Dichiarazione dei redditi (730, CU, Unico) si trova un riquadro specifico per la “SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF”.

Firma e inserisci il codice fiscale dell’Auxilium Cuneo

01772030043

nello spazio dedicato al “Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute ai fini sportivi dal CONI a norma di legge che svolgono una rilevante attività di interesse sociale” e la donazione è fatta.

Considerando che non costa nulla, in quanto il 5×1000 è una frazione dell’IRPEF e non una spesa aggiuntiva, diventa ancora più semplice scegliere di donare. Se per esempio si decide di non destinare a nessuno il 5×1000, quella quota dell’IRPEF sarà comunque versata allo Stato.

Grazie anche al tuo sostegno continueremo a promuovere lo sport come mezzo di prevenzione ed educazione, di crescita sia umana che sportiva, di aggregazione, ma soprattutto uno sport aperto a tutti e fruibile da tutti.

Grazie per il sostegno che vorrai darci!

Preghiera del Padre Nostro

Proposta di preghiera e di riflessione in famiglia.  “Preghiera del Padre Nostro”.

La testimonianza di una famiglia per la Domenica di Pasqua- VIDEO

Alessio e Valentina, due figli, di San Rocco Castagnaretta, si sono chiesti a cosa pensano quando pregano il Padre Nostro e come cercano di spiegarlo ai figli. Per un loro scritto e altro materiale cliccare QUI
https://youtu.be/imtiYa-o7nQ.
https://youtu.be/imtiYa-o7nQ

Lettera del Direttore, avvisi e appuntamenti – settimana dal 26 marzo al 4 aprile

Domenica delle Palme – Marco 14,1 – 15,47

1Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

6Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.

28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

32Giunsero a un podere chiamato Getsemani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

43E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!».

50Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

53Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.

55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58«Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

venire con le nubi del cielo».

63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.

65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

6A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 28[..]

29Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!». 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

40Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

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Possiamo definire il Getsemani come la passione interiore del Messia: gli episodi successivi raccontano ciò che gli uomini hanno fatto a Gesù, qui viene rivelato ciò che Egli ha provato nel suo animo. Nella prima parte del racconto è dominante un movimento di separazione: Gesù si separa dai discepoli, poi da tre discepoli prediletti, infine resta solo. Con questo si fa risaltare la solitudine di Gesù: nella prova Egli è solo di fronte al Padre. Lo invoca, ma anche il Padre sembra rimanere in silenzio. Gesù cerca la compagnia dei discepoli, ma essi dormono. Gesù è veramente solo. Ma il punto centrale dell’episodio è la preghiera di Gesù al Padre, che esprime una sorta di lacerazione interiore. Al di là di tutto c’è un punto fermo: la consapevolezza del proprio rapporto filiale con Dio: «Abbà», babbo. È una consapevolezza che non viene mai meno neppure nella prova. Ed è proprio qui che nasce l’implorazione: «Tutto è possibile a te. Allontana da me questo calice». Se Dio è Padre e può tutto, perché non sottrae alla prova? È questa la domanda spontanea dell’uomo, anche dell’uomo-Gesù. Ma dopo l’implorazione, ecco la fiducia rinnovata, l’abbandono senza riserve: «Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». E se all’inizio dell’episodio ci viene descritto un Gesù angosciato e impaurito, alla fine – dopo la preghiera – ci viene descritto un Gesù che ha ritrovato la serenità e la fermezza: «Alzatevi, andiamo, colui che mi tradisce è vicino». Il Padre non ha sottratto Gesù alla Croce, ma lo ha aiutato ad attraversarla. Il silenzio di Dio è un modo diverso di parlare. Nella scena degli oltraggi Gesù è negato nella sua duplice identità. Negato in quella logica di donazione che ha guidato tutta la sua vita: donazione che qui viene capovolta, incompresa e ritorta contro di Lui: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso». Ed è negato nella sua origine, nella sua messianicità e nella sua filiazione, nella sua comunione con Dio: «Il Messia scenda dalla Croce e crediamo». Di fronte a Gesù – se guardiamo la scena dal punto di vista dei presenti – si scorgono due tipi di fede, e Gesù in Croce ne è lo spartiacque: da una parte, la fede di chi pretende che il Messia abbandoni la Croce e compia miracoli (passanti, scribi e sacerdoti); dall’altra, la fede di chi, come il centurione, coglie la divinità di Gesù proprio nella Croce: «Vedendolo morire in quel modo disse: costui è veramente Figlio di Dio». È sulla Croce che si conosce veramente chi è Gesù e in che senso Egli è Messia e Figlio. Sorprende, ma secondo Marco il vero credente è un centurione pagano.

 

Rito dell’assoluzione comunitaria

Martedì 30 marzo alle 18,30 vivremo la liturgia penitenziale con l’assoluzione generale. E’ una concessione che i Vescovi ci offrono per poter celebrare la Pasqua in grazia di Dio essendo timorosi a causa del covid-19 di accostarsi personalmente al sacramento della confessione. Vi allego una presentazione di questa opportunità.