Comunità FMA da 63 anni a Cuneo

La nostra casa/comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice si è costituita qui a Cuneo il 1° settembre 1958.

E’ stata denominata “Casa S. Giovanni Bosco” e fu costruita dal Comune, poiché l’insediamento di giovani famiglie nella zona, rese necessario il funzionamento di un Asilo nel rione.

In seguito il Comune delegò il Parroco della Parrocchia S. Giovanni Bosco, Don Mauro Bava il quale si adoperò affinché NOI FMA arrivassimo in parrocchia.

Il 1° settembre 1958 si apre ufficialmente la Scuola Materna con Sr Filomena Teresa Rinaldi, direttrice, Sr Anna Maria Scarzello, tirocinante, Sr Maria Lari insegnante di taglio e cucito, Sr Rita Rivera insegnante dell’asilo e Sr. Luigina Morra cuoca.

Nei 63 anni, trascorsi da allora, tante sono state le FMA che si sono succedute, ma la pastorale scolastica salesiana e la collaborazione con i Salesiani di Don Bosco presenti sullo stesso territorio è sempre la stessa.

Oggi fanno parte di questa comunità Sr Ivana Milesi, Sr Dorotea Dametto, Sr Bruna Carretto, Sr Candida Sartor, siamo “unite in comunità nel nome del Signore” per “vivere la nostra identità di educatrici salesiane nello spirito del “da mihi animas”, con la certezza che, attraverso ruoli diversificati e complementari, tutte cooperiamo alla salvezza dei giovani.

A volte, ci capita di incontrare persone che ci chiedono: “Ma voi cosa fate?” e sono certa anche voi sarete curiosi di scoprire che cosa fa una FMA tutto il giorno; perché non accontentarvi? In famiglia è sempre bello condividere.

Al mattino alle h. 6,10 inizia la nostra preghiera davanti a Gesù Eucarestia nella piccola cappellina che è il cuore della nostra casa, poi l’Angelus, l’affidamento a Maria a cui segue la preghiera delle Lodi e la meditazione.

Verso le 6,50 partiamo per la Parrocchia dei Sale dove partecipiamo all’Eucarestia.

Alle 7,30 iniziamo ad accogliere il personale dipendente della scuola per poi aprire le diverse porte d’entrata ai bambini (in questo tempo di Covid si sono moltiplicate!). Tutte e 4 siamo impegnate in questa accoglienza mattutina dove si accoglie il bimbo che piange, quello che ti porta un bel lavoretto per augurarti una bella giornata e chi spavaldo, ormai si sente grande e va, dritto dritto in classe dicendo: “io sono grande”.

Poi ognuna durante la mattinata va a vivere il suo “essere dono” nei vari luoghi della casa e della scuola, dove l’obbedienza la invia, chi in portineria accoglie con il sorriso e la disponibilità ogni arrivo aspettato e inaspettato. Chi gestisce, organizza cura le relazioni con le tante famiglie e il personale della scuola, perché siano vere, fraterne e di famiglia. Chi pensa al riordino del parco giochi, all’abbellimento del giardino, alle sostituzioni in classe e all’assistenza durante il riposo dei bambini o durante i diversi laboratori, chi al servizio a tavola durante il pranzo ed infine chi pensa a mandar avanti tutto ciò che in una famiglia è necessario per vivere.

Tutte e 4 siamo impegnate a 360° perché la vita della scuola sia davvero, così come Don Bosco e Madre Mazzarello ci hanno insegnato, casa che accoglie, scuola che prepara alla vita, cortile per incontrarsi e vivere nell’allegria.

Oltre alla missione presso la scuola siamo parte attiva e viva della “Parrocchia che Evangelizza” dei Sale e così’ i nostri pomeriggi si animano anche nell’alternarsi in quella realtà.

Chi tutti i giorni nel pomeriggio è presenza assidua in cortile, tre di noi si prestano per il catechismo durante la settimana e nel sabato, per una presenza con i ragazzi dell’oratorio delle elementari e delle medie. C’è anche chi, insieme ai salesiani e agli animatori, si presta per l’animazione del biennio, triennio e il gruppo “non più teenagers”. Chi, con alcuni gruppi di ragazze dell’elementari di ginnastica ritmica dell’Auxilium, anima un breve momento iniziale di formazione e preghiera.

Tanti sono gli incontri di riflessione e condivisione con i salesiani e tutta la famiglia salesiana sull’identità carismatica della nostra presenza sul territorio.

Forse la domanda più importante però potrebbe essere ma voi chi siete? Perché crediamo fortemente che il valore della nostra vocazione non è dato dalle cose che facciamo ma dal “per chi” viviamo insieme in comunità, ci spendiamo nella missione fra i giovani e incanaliamo le nostre energie.

Se questa è la domanda di fondo della nostra vocazione di Figlie di Maria Ausiliatrice ci sembra bello dire che, siamo il monumento vivo all’Ausiliatrice che don Bosco ha voluto dopo aver costruito la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino perché lei è stata l’ispiratrice del nostro Istituto e continua ad esserne la maestra e la madre, siamo perciò una Famiglia religiosa che è “tutta di Maria”.

Nate da una forte passione educativa che Madre Mazzarello ha sviluppato a Mornese, (piccolo paesino dell’alto Monferrato), da un incontro davvero provvidenziale con Don Bosco  e da un sì detto a Dio che si è fatto mediazione attraverso la richiesta di Don Bosco di fondare un istituto che si facesse carico delle ragazze così come Don Bosco faceva a Valdocco.

È per questo che, oggi, come allora la nostra comunità vive momenti di preghiera condivisa con i nostri confratelli Salesiani, perché è nella preghiera che troviamo la forza, la gioia del nostro annuncio in stile salesiano e del nostro camminare insieme, con uno stesso carisma declinato però, al maschile e al femminile.

Noi 4 FMA di Cuneo

Serata Gruppo Savio – Figli della Luce

Domenica 31 ottobre si è svolta la prima serata del nuovo Gruppo Savio con i ragazzi che frequentano le scuole medie.

Durante la serata abbiamo mangiato cena insieme, giocato ed infine concluso con un momento di adorazione in chiesa.

Il tema della serata era quello di essere considerati dei “figli della luce”.

Abbiamo giocato sia all’interno dell’oratorio che all’esterno per far sì che i ragazzi riuscissero a divertirsi nel miglior modo possibile.

I prossimi appuntamenti per loro saranno:

– sabato sera per i ragazzi di terza media ci sarà il primo incontro della terza media cittadina per il pellegrinaggio verso Roma che si svolgerà dal 22 aprile al 25 aprile 2022, presso il Cuore Immacolato di Maria a partire dalle ore 18 fino alle 22. (cena al sacco)

– domenica 7 novembre ci sarà il Gruppo Savio al Colle Don Bosco a Torino; iscrizioni presso Don Thierry.

A nome degli animatori del gruppo Savio vi ringraziamo per essere venuti alla serata e vi aspettiamo ai prossimi incontri.

Carola Albanese

(Tutti gli incontri si svolgono nel pieno rispetto delle norme anti Covid-19 in vigore.)

 

 

Giovani a Lourdes

La sera di venerdì 29 ottobre, 10 giovani dei Sale sono partiti per una giornata a Lourdes, accompagnati da don Thierry e suor Ivana. Hanno condiviso l’esperienza con alcuni giovani di Fossano, l’oratorio di Venaria e l’istituto di Lanzo, grazie al quale questa iniziativa è attiva da diversi anni.

Sabato 30 è stata una giornata intensa, in cui hanno riscoperto l’unità nella preghiera e nei sacramenti, insieme a pellegrini provenienti da tutto il mondo, e la bellezza dell’affidarsi a Maria attraverso il rosario.

Sono rientrati domenica mattina, dopo un viaggio in pullman di dodici ore.

 

 

 

Festa Medie 31 ottobre

Incontro genitori e figli di terza elementare

Domenica 24 ottobre nel nostro oratorio i bambini del catechismo di 3a elementare con le loro famiglie hanno partecipato separatamente a un incontro di formazione.
I bambini hanno passato il primo pomeriggio nel cortile ascoltando con attenzione una spiegazione del Vangelo della domenica e facendo un gioco divertente legato all’argomento.
I genitori, invece, hanno seguito un incontro sul battesimo, partendo da una catechesi di papa Francesco fino a scoprire le attività della nostra comunità salesiana.
Dopo una merenda tutti insieme, c’è stata la Messa delle 16, ricca di canti e allegria.
È stato un pomeriggio in cui le famiglie e i bambini hanno consolidato il loro legame con l’oratorio e l’ambiente religioso dei Salesiani tra momenti di formazione e serenità.

 

 

 

 

 

Animazione Missionaria – Ottobre missionario 2021 – 4^ settimana

Proposta di percorso per il mese

Dal 4 al 29 ottobre 2011, l’équipe dell’Animazione Missionaria del Piemonte e Valle d’Aosta propone un percorso rivolto ad incaricati, animatori, formatori e catechisti per animare al meglio ogni giornata del mese missionario con testimonianze, spunti di preghiera, riflessioni e attività dedicate.
Per ogni giornata, una parola chiave e un video di innesco sul tema del “sogno dei 9 anni” frutto dell’esperienza vissuta dai giovani in missione quest’estate; un passo del Vangelo inerente; qualche spunto per ideare delle attività legate al tema proposto; alcune semplici domande per la riflessione personale e una preghiera dedicata.
Il materiale di ciascun giorno del mese missionario è fruibile sia in versione web (ideale per la proiezione) che in PDF (adatto per la stampa).
Di seguito il materiale per la 4° settimana di ottobre, dal 25/10 al 29/10.

 

Lunedì 25 ottobre

Martedì 26 ottobre

Mercoledì 27 ottobre

Giovedì 28 ottobre

Venerdì 29 ottobre

 

 

 

Dopo lo tsunami

La pandemia ha cambiato il modo in cui ci relazioniamo con il mondo, con gli altri e con noi stessi. Abbiamo bisogno di ricostruire e rinascere con più solidarietà e consapevolezza per riprenderci da una calamità silenziosa, segnata dal dolore, dal confino, dal lutto, dalla paura.

Cosa farebbe Don Bosco oggi?

Inizio da un piccolo racconto sapienziale: Un funambolo aveva steso una corda, ad una discreta altezza, sull’ampio mercato. Dapprima si erano esibiti alcuni giocolieri, ma il loro spettacolo era durato più a lungo del previsto e la piazza era stata avvolta dall’oscurità. L’esibizione dell’equilibrista si sarebbe svolta sotto la luce di un riflettore.

Nella penombra, l’artista non si accorse che un ragazzino lo aveva tranquillamente seguito su per la scaletta e quando mosse i primi passi sulla corda se lo trovò dietro.

«Che cosa fai qui?» gli chiese. «Voglio venire con te sulla corda». «Non hai paura?»

«Finché sto con te, no». Gli spettatori trattenevano il fiato.

Il funambolo si prese il bambino a cavalcioni sulle spalle e per distrarlo dall’altezza, dall’oscurità e dal pericolo delle vertigini, gli disse: «Guarda come sono belle le stelle lassù! Tieni gli occhi puntati sulle stelle!» E finché il ragazzo guardò il bagliore delle stelle scintillanti, non pensò al pericolo dei passi esitanti sulla corda sottile, alla profondità sotto di loro e si lasciò trasportare sulla corda per tutta la larghezza della piazza.

Don Bosco sarebbe il primo a “salire sulla corda” con i ragazzi e i giovani. Sarebbe il primo ad essere presente, facendo uso di tutta la sua creatività, capacità, competenze per muovere, preventivamente, i giovani alla speranza, credendo in loro stessi, offrendo protagonismo, parlando a ciascuno della gioia di vivere e di crescere in armonia, formandoli all’impegno coraggioso con e per gli altri, soprattutto i più bisognosi.

Ecco la speranza in questo tempo: l’opportunità di crescere e imparare insieme come squadre di studenti, famiglie, insegnanti e specialisti. Dobbiamo valorizzare quanto abbiamo guadagnato da questa crisi (ambiente migliore, vita più lenta, stare insieme come famiglia) e quanto creativi e innovativi siano stati tanti educatori nel rispondere rapidamente ed efficacemente, per esempio con il digitale.

Le cose saranno diverse e noi le vogliamo diverse. Niente è come prima: la vita, i legami, lo spazio e il tempo. Non vogliamo tornare dove eravamo, ma vogliamo cambiare in meglio, innovare, creare, credere in noi stessi, nelle nostre risorse, nell’educazione come fattore di cambiamento.

Abbiamo bisogno di creatività per creare nuovi paradigmi e nuove risposte. L’audacia di una vita che è portatrice di qualcosa di veramente nuovo. Abbiamo bisogno di un sogno di una nuova vita che diventi realtà, perché il compito è arduo e durerà a lungo. Non richiede improvvisazioni ma la sicurezza di una testimonianza, la gioia della nostra speranza, la sicurezza del nostro accreditamento. Più che mai, la nostra presenza e la nostra testimonianza sono necessarie. E più che mai i giovani che non possiamo lasciare soli (mai, ma ancor meno ora!): ci aspettano, a braccia aperte, per vivere ancora una volta la loro vita, con la forza di un amore capace di superare tutto, perché in tutto questo, solo l’amore può trionfare! Dobbiamo sognare di nuovo il sogno dei giovani.

Spero che abbiamo imparato ad essere più consapevoli della connessione umana, più determinati ad educare bene tutti i bambini e i giovani, più consapevoli del potere della gentilezza umana e più concentrati a lavorare con le famiglie e le organizzazioni per educare al futuro.

Con metodo salesiano, che significa:

Accoglienza completa e cordiale. I dialoghi di Don Bosco con i giovani rivelano la sua capacità di accoglienza piena e cordiale, elemento fondamentale della relazione educativa salesiana. In un modello di comunicazione informale, situazionale e amichevole, Don Bosco arriva al cuore, superando le barriere di “distanziamento sociale” (“Fai che tutti quelli che ti parlano diventino tuoi amici” – MB X, 1085) e in questo modo tutti si sentono accolti e amati (ogni ragazzo si sentiva “il preferito di Don Bosco”). Nella crescita umana, l’importante è che l’individuo sia il protagonista della sua vita e della sua storia.

Sintonia e apertura empatica. Don Bosco raccomanda ai suoi salesiani la vicinanza ai giovani, ricca di attenzioni e gentilezza.

Conoscenza del giovane e delle sue possibilità. Secondo la pedagogia di Don Bosco, il giovane può sempre trovare dentro di sé delle risorse personali che, messe in gioco, insieme alla “grazia”, lo portano a proporre e raggiungere nuove mete di miglioramento e conquista di sé.

Esperienza educativa e pastorale nella vita quotidiana. L’accompagnamento educativo si realizza nella vita quotidiana del cortile, per esempio, lo spazio (informale) per eccellenza per conoscere e accompagnare i giovani. Lo straordinario avviene nell’ordinario: nei momenti di vita quotidiana, educatore e studente si impegnano in frequenti conversazioni, condividono momenti di lavoro e di svago in un rapporto di conoscenza reciproca, spesso anche di intensa amicizia, che prepara alla fiducia, alla dedizione e alla docilità (“Fatti amare, non temere”).

Ambiente educativo e stile familiare. Cercando di imitare ciò che sperimentava nella propria famiglia, Don Bosco volle trasferire questo spirito familiare alla vita quotidiana di Valdocco. La convivenza tra gli educatori e i bambini doveva essere simile a quella tra genitori e figli.

La tecnologia non può sostituire gli insegnanti; l’educazione rimarrà (e dovrebbe) un’attività ad alta intensità di interazione umana. In futuro, la sfida principale sarà quindi quella di trovare il giusto equilibrio tra sostenere l’adozione di strumenti digitali e continuare a investire nel fattore umano.

La prevenzione come sistema. Il concetto di “prevenzione” trattato da Don Bosco non è di natura puramente “assistenziale” e “protettiva”. È “promozionale”, mira al “potenziamento” per superare i fattori negativi che possono distruggere la persona.

Nel caso di Covid-19, sono necessarie nuove strategie educative per sensibilizzare e preparare gli studenti, che saranno i prossimi nuovi cittadini, a cercare soluzioni che tengano conto del rispetto della vita, dello sviluppo sostenibile e dell’impegno etico.

L’accompagnamento personale come direzione spirituale: la santità. L’educatore di Don Bosco non si limita all’umano, ma va allo spirituale. Il suo fine è la felicità totale (“il Paradiso”). E per questo fine va “fino alla temerarietà”: camminare sulla corda è sempre difficile e rischioso, ma sulle spalle di Don Bosco andiamo senza paura verso il futuro. Tenendo gli occhi fissi sulle stelle del Cielo.

Riparte il gruppo elementari

Parte da sabato 16 ottobre anche il gruppo elementari.

Con l’inizio delle attività in oratorio, parte da sabato 16 ottobre anche il gruppo elementari, l’attesissimo momento di giochi e divertimento per i ragazzi delle elementari, che si ritrovano ogni sabato pomeriggio tra le 17 e le 19.
L’unico obbligo che c’è per partecipare è quello di essere sempre allegri, e di portare con sé un amico. Più siamo e più ci divertiamo!
Ci vediamo sabato alle 17.
L’equipe del gruppo

Giornata di inizio anno pastorale

Domenica 10 ottobre ha ufficialmente preso avvio l’anno pastorale, che quest’anno è improntato sullo slogan “Amàti e chiamàti. Make the dream!”. Il cammino educativo pastorale dei Salesiani di tutt’Italia, infatti, fa riferimento al sogno che Giovannino Bosco fece all’età di nove anni e nel quale incontrò un uomo, ossia Gesù, e una donna, Maria, che gli suggerirono come affrontare i lupi (i compagni turbolenti) e farli diventare pecore. È un sogno che don Bosco comprenderà pienamente solo nel 1887, pochi mesi prima di morire. Nell’ottica di renderci “umili, forti e robusti” la proposta pastorale ci invita pertanto a curare la nostra formazione spirituale e la dimensione dell’amorevolezza.

La giornata si è aperta con il mandato per tutti gli operatori pastorali (educatori, animatori, catechisti, allenatori dell’Auxilium e collaboratori della Sale Academy) nella messa delle 10.30. A seguire si è tenuto un piccolo momento di convivialità, sempre nel rispetto delle restrizioni e della normativa Covid-19, con un aperipranzo pensato e offerto dal gruppo degli Ex Allievi. Nel pomeriggio la festa è proseguita con i giochi, preparati dagli animatori, per i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie. Dalle 17 alle 19 si sono svolti tornei a squadre per i ragazzi delle superiori, mentre alle 17,15 è stata offerta la possibilità di vedere al cinema “I Croods 2”, con biglietto ridotto a tre euro per coloro che partecipavano alle attività del pomeriggio.

La giornata si è conclusa con il rosario delle 19 e la cena preparata dai braccianti agricoli ospitati nelle strutture dell’oratorio. Al termine del rosario don Thierry ha lasciato una buonanotte incentrata sul desiderio più intimo di don Bosco: vedere felici i giovani “nel tempo e nell’eternità”, pensiero che richiama la locuzione latina “hic et nunc”, “qui e ora”. Don Bosco ci parla di un tempo materiale, quello della vita terrena, ma anche di un tempo che va oltre a quello terreno, ossia la dimensione dell’eternità. Il tutto ha come filo conduttore la fede, che si pratica e si manifesta in oratorio, e si auspica venga mantenuta anche in età adulta, quando le attività legate all’oratorio e alla parrocchia diminuiranno gradualmente. Come sosteneva madre Mazzarello: «l’importante non è cominciare: l’importante è continuare», incipit per l’apertura dell’anno pastorale, che sollecita a mantenere fede agli impegni presi.