papa Francesco: i catechisti, testimoni coraggiosi e creativi del Vangelo

Nell’ultimo video del 2021 con le intenzioni di preghiera per il mese di dicembre, il Papa ricorda che quella del catechista è una missione da svolgere non “strombazzando” l’annuncio ma facendolo con mitezza attraverso un linguaggio nuovo

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“Che cosa dobbiamo fare? Accordiamoci!” 1^ sett. Avvento 2021

STATE ATTENTI

Cammino di Avvento 2021 predisposto dagli uffici del Settore Evangelizzazione e Sacramenti delle diocesi di Cuneo e di Fossano sul tema della sinodalità a partire dalla Parola di Dio e dall’immagine

Video testimonianza ragazzi e famiglie

Video Bambini 7-10 anni

I problemi abitativi al centro dell’Avvento di prossimità – Diocesi di Cuneo

“Case senza abitanti, abitanti senza casa”: la proposta delle Caritas diocesane di Cuneo e di Fossano

“Il tema scelto invita a riflettere sui problemi abitativi legati a situazioni di impoverimento, all’indisponibilità di alloggi a canone moderato, alle spese gravose delle garanzie richieste, al numero consistente di alloggi sfitti, al clima di ostilità verso chi è straniero”, dicono Enrico Manassero e Nino Mana, direttori delle Caritas di Cuneo e di Fossano. “La casa è il simbolo della vita di una famiglia, il luogo della sua unità. Casa vuol dire stabilità e sicurezza. Abitare una casa significa ritrovarsi dopo il lavoro, rinforzare abitudini buone; favorisce conoscenze e relazioni, dà sicurezza per il futuro. Permette di sposarsi, di avere dei figli, di consolidare la propria presenza in un luogo, dare stabilità all’esistenza”. Da alcuni anni, attraverso i dati rilevati dai Centri di ascolto, si assiste ad una importante emergenza abitativa, che pone in drammatiche condizioni molte famiglie impoverite o per qualche ragione disagiate o immigrate, mentre sono molti gli alloggi sfitti.

Aumentano situazioni di impoverimento e cresce il numero di persone, famiglie, giovani coppie che non riescono a sostenere un mutuo o non dispongono delle garanzie per ottenerlo. Aumentano anche i casi di anziani con redditi molto bassi, insufficienti anche solo per pagare le spese condominiali.

Quanto verrà raccolto durante l’Avvento servirà a costituire un fondo di garanzia che sarà gestito dai Centri di ascolto diocesani e parrocchiali per sostenere persone e famiglie in difficoltà nell’affrontare spese per la ricerca della casa, copertura di caparra o fidejussione e per il mantenimento della stessa con il pagamento delle prime mensilità.

Per fare un’offerta alla Caritas diocesana di Cuneo:
Via Amedeo Rossi 28, telefono 0171.605151.
Attraverso il bonifico intestato a “Fondazione Opere Diocesane Cuneesi”
iban: IT 96 N030 6910 2001 0000 0075 579
indicando nella causale “Avvento di prossimità 2021”.

Due nuovi salesiani cooperatori ai Sale. Conosciamoli.

Sabato 27 Novembre alle ore 16:30 presso la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino Valdocco 51 Aspiranti dell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta celebrano la Promessa per diventare Salesiani Cooperatori.

Dopo un anno di corso di preparazione e discernimento, la nostra parrocchiana Palomino Yuvana ed il parroco di Roccavione don Erik Turco faranno la Promessa da Salesiano Cooperatore.

Abbiamo rivolto a Yuvana alcune domande perchè ci aiutino a capire le motivazioni della sua scelta e cosa sia per lei vivere il carisma di don Bosco.

 Che cosa ti ha spinto a diventare Salesiano Cooperatore/Salesiana Cooperatrice?

Mi ha spinto il bisogno di dare un senso alla mia vita ed accogliendo il Progetto di Vita Apostolica, con il suo Statuto e Regolamento dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, cerco di costruire ragioni di Speranza nelle prospettive di futuro delle persone e della società.

Che cosa ti ha maggiormente colpito del carisma Salesiano?

Mi ha colpito la novità del Sistema Preventivo, che è il cuore pulsante del carisma Salesiano, fatto di Ragione, Religione e Amorevolezza. E’ una proposta che fa diventare i giovani Buoni cristiani ed Onesti cittadini.

Che cosa ti porterai dentro per il tuo futuro del cammino che hai fatto in preparazione alla promessa che sarà sabato 27 novembre in Basilica a Torino?

Mi porterò nel cuore che i cooperatori camminano insieme perché camminare insieme è l’unico modo per seguire il Signore. La comunione è per me la prima e la più importante testimonianza che il mondo, ed in particolare i giovani, attendono da noi in questo momento.

Mi porto dentro anche la consapevolezza che Dio ci dona ai giovani come fratelli maggiori per vivere con loro e per loro le cinque “A” in cui si declina il verbo Amare: Attendere, Accogliere, Ascoltare, Accompagnare, Affidare!!

 

A don Erik abbiamo invece chiesto di presentarsi perché molti della nostra Parrocchia lo conoscono solo di nome. Ecco cosa ci racconta di lui!!!!

Sono don Erik Turco, parroco a Roccavione e vice rettore al Santuario di Sant’Anna di Vinadio. Cosa dire? A febbraio saranno 15 anni dalla mia ordinazione. Sono prete e questo “sono” è la sfida più grande che mi tocca affrontare ogni giorno. in lotta con “fare” il prete che sempre rischia di avere il sopravvento. La mia vita è una vita data a Cristo che mi ha chiamato e mi chiama ogni giorno e data alla gente che ha bisogno di compagnia e di rocce, alle quali guardare e alle quali aggrapparsi.

Sono contento di essere prete e non cambierei questa vita per nessun’altra! Non mi posso immaginare prete senza guardare costantemente a don Bosco e grazie alla sua compagnia (che ho scoperto da sacerdote però, non prima), vedo accadere tanti miracoli nel quotidiano. Se forse l’avessi scoperto e conosciuto prima chissà…  Ho sempre avuto accanto a me preti (parroci e vice parroci) brillanti e innamorati di Cristo e questo, anche se diversissimi tra loro per stile e età mi ha sempre attratto tanto e interrogato. Mi ha spinto ad intraprendere il cammino la testimonianza gioiosa e seria di tanti salesiani passati a Cuneo e che ho avuto la gioia di incontrare. Sono stato colpito anche dalla serietà di vita e dalla voglia di fare che i salesiani cooperatori che ho incontrato nella formazione trasmettono, avendo a cuore la Famiglia salesiana.

Don Bosco mi aiuta ad essere contento e a riconoscere Dio all’opera, un Dio provvidente! Sono contento perché ho scoperto che la gioia è data dal dare la vita ed è disponibilità ad andare dove Dio ti vuole condurre. Alla fine del Vangelo di Giovanni Gesù dice a Pietro: “quando sarai vecchio (presbitero) un altro ti condurrà dove tu non vorresti…”: il prete, il presbitero è l’uomo che riconosce di essere condotto da un Altro. condotto dove Lui mi porta, attraverso la gente e la realtà. “va per la città e guardati intorno”, disse don Cafasso al giovane pretino Giovanni Bosco arrivato a Torino. Ebbene, guardandomi intorno vedo che dove Lui mi chiama è il posto per me e vedo sempre il bisogno che c’è!

Sono contento di diventare cooperatore – cioè di portare agli altri Cristo nello stile di Don Bosco – contento perché Dio, giorno dopo giorno, mi aiuta a vivere e mi dà forma, MI FA, preparandomi a cosa sa Lui e a cosa vuole Lui! Contento perché mi scopro PONTE che mette in collegamento Dio e l’uomo, contento perché scopro ogni giorno, che ogni circostanza della vita è occasione di novità che Cristo mi mette davanti non perché mi scopra capace di affrontare tutto, ma perché io mi riscopra FIGLIO. Contento perché so che la Pienezza che vedo nel Signore e che desidero per la mia vita, passa attraverso un lavoro che inizia con un e terminerà con l’amen dell’ultimo mio respiro! Il carisma del salesiano cooperatore è vocazione che dura tutta la vita, come il mio sì, e passa attraverso la testimonianza e l’apostolato nelle diverse forme di servizio. Mi colpisce la disponibilità al servizio che vedo nei cooperatori che ho avuto la fortuna di incontrare e l’affetto che lega i diversi membri.

Cosa mi porterò del cammino fatto? Gli incontri insieme a Valdocco, la giornata del Cooperatore e il clima sereno e pieno di fiducia che ho respirato. Il rosario al quale ho partecipato al 24 del mese ai Sale di Cuneo e il giorno in cui ho ricevuto il Progetto di Vita Apostolica.

Chiedo a don Bosco di potermi sempre stupire e appassionare ai giovani e di diventare, sempre più come lui mi vuole. Sogno di amare sempre la Chiesa che è la compagnia con cui Cristo mi ha raggiunto e mi viene dato. Chiedo di amare ciò che mi viene affidato perché se non ami non costruisci, se non ami fuggi e se non ami il piede è in due scarpe!

Diceva don Bosco, “un prete non va mai in Paradiso o all’Inferno da solo: vanno sempre con lui quelli salvati dal suo ministero e col suo buon esempio, o con la sua negligenza…”. Che il mio essere salesiano cooperatore mi renda sempre più finestra che faccia conoscere il cielo bello di Dio Padre.

Grazie a voi Yuvana e don Erik per la vostra autentica testimonianza!!!! Benvenuti nella nostra Associazione!!!!

I Salesiani Cooperatori di Cuneo!!

 

Esercizi Spirituali 2021/2022 Universitari e Giovani lavoratori

Nel cuore del mondo – canzone

“Nel cuore del mondo” è una canzone che prende il titolo dalla proposta pastorale dello scorso anno (2020-2021). Nasce durante un pellegrinaggio alle cinque terre nell’estate 2020, per poi trovare posto nel Don Bosco Youth Film Festival, organizzato dal rettor maggiore a livello globale, nel quale viene classificata in terza posizione nella categoria “video musicali”.

Dopo “Fino all’ultimo respiro”, con un gruppetto di ragazzi ci siamo resi conto quanto la musica possa aiutare, sostenere, incoraggiare, ma soprattutto lanciare messaggi positivi di speranza. Ed è proprio nel tema della strenna del rettor maggiore che abbiamo deciso di inserire questa nuova canzone, il cui titolo completo è “Nel cuore del mondo mossi dalla speranza”.

La canzone parla di un viaggio, in cui ciascuno di noi può immedesimarsi. Un viaggio che comincia dalla scelta concreta di partire, dal desiderio di smuovere qualcosa nella propria vita. Solo il coraggio della partenza ci permette di ascoltare la voce di Dio, che ama e chiama. Scoprire questa chiamata significa portare con sé il desiderio di rimanere lì ed approfondire. Non è una chiamata distratta, ma un incontro reale, fatto di relazione e sguardi, che entra nel deserto delle nostre vite per portare quella luce che tutti cerchiamo quando scegliamo di partire. È bello scoprire che Dio ama e chiama tutti. Il viaggio acquista un senso ulteriore quando è condiviso, quando si scopre che c’è un filo che lega tutti i volti e le storie che abitano questo mondo. Questo passaggio è possibile solo se il nostro cuore è libero, se educhiamo il nostro cuore a guardare oltre ciò che ci divide. Solo con questo cuore, carico ma leggero, è possibile entrare nel cuore del mondo, nel senso della storia. Solo con questo cuore è possibile scoprire che “fra mille posti che parlano di te scopro me e non mi resta che lasciarmi abitare da te”.

Link al video: https://player.vimeo.com/video/631237262?h=573d889ff1

Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù

21 novembre 2021

“Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (cfr. At 26,16)

Carissimi giovani!

Vorrei ancora una volta prendervi per mano per proseguire insieme nel pellegrinaggio spirituale che ci conduce verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona nel 2023.

L’anno scorso, poco prima che si diffondesse la pandemia, firmavo il messaggio il cui tema era “Giovane, dico a te, alzati!” (cfr Lc 7,14). Nella sua provvidenza, il Signore già ci voleva preparare per la durissima sfida che stavamo per vivere.

Nel mondo intero si è dovuta affrontare la sofferenza per la perdita di tante persone care e per l’isolamento sociale. L’emergenza sanitaria ha impedito anche a voi giovani – per natura proiettati verso l’esterno – di uscire per andare a scuola, all’università, al lavoro, per incontrarvi… Vi siete trovati in situazioni difficili, che non eravate abituati a gestire. Coloro che erano meno preparati e privi di sostegno si sono sentiti disorientati. Sono emersi in molti casi problemi familiari, come pure disoccupazione, depressione, solitudine e dipendenze. Senza parlare dello stress accumulato, delle tensioni ed esplosioni di rabbia, dell’aumento della violenza.

Ma grazie a Dio questo non è l’unico lato della medaglia. Se la prova ci ha mostrato le nostre fragilità, ha fatto emergere anche le nostre virtù, tra cui la predisposizione alla solidarietà. In ogni parte del mondo abbiamo visto molte persone, tra cui tanti giovani, lottare per la vita, seminare speranza, difendere la libertà e la giustizia, essere artefici di pace e costruttori di ponti.

Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Cari giovani, quale grande potenzialità c’è nelle vostre mani! Quale forza portate nei vostri cuori!

Così oggi, ancora una volta, Dio dice a ciascuno di voi: “Alzati!”. Spero con tutto il cuore che questo messaggio ci aiuti a prepararci a tempi nuovi, a una nuova pagina nella storia dell’umanità. Ma non c’è possibilità di ricominciare senza di voi, cari giovani. Per rialzarsi, il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione. È in questo senso che insieme a voi vorrei meditare sul brano degli Atti degli Apostoli in cui Gesù dice a Paolo: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16).

Paolo testimone davanti al re

Il versetto a cui si ispira il tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2021 è tratto dalla testimonianza di Paolo di fronte al re Agrippa, mentre si trova detenuto in prigione. Lui, un tempo nemico e persecutore dei cristiani, adesso è giudicato proprio per la sua fede in Cristo. A distanza di circa venticinque anni, l’Apostolo racconta la sua storia e l’episodio fondamentale del suo incontro con Cristo.

Paolo confessa che nel passato aveva perseguitato i cristiani, finché un giorno, mentre andava a Damasco per arrestarne alcuni, una luce “più splendente del sole” avvolse lui e i suoi compagni di viaggio (cfr At 26,13), ma solo lui udì “una voce”: Gesù gli rivolse la parola e lo chiamò per nome.

“Saulo, Saulo!”

Approfondiamo insieme questo avvenimento. Chiamandolo per nome, il Signore fa capire a Saulo che lo conosce personalmente. È come se gli dicesse: “So chi sei, so che cosa stai tramando, ma ciò nonostante mi rivolgo proprio a te”. Lo chiama due volte, in segno di una vocazione speciale e molto importante, come aveva fatto con Mosè (cfr Es 3,4) e con Samuele (cfr 1 Sam 3,10). Cadendo a terra, Saulo riconosce di essere testimone di una manifestazione divina, una rivelazione potente, che lo sconvolge, ma non lo annienta, anzi, lo interpella per nome.

In effetti, solo un incontro personale, non anonimo con Cristo cambia la vita. Gesù mostra di conoscere bene Saulo, di “conoscerlo dentro”. Anche se Saulo è un persecutore, anche se nel suo cuore c’è l’odio per i cristiani, Gesù sa che questo è dovuto all’ignoranza e vuole dimostrare in lui la sua misericordia. Sarà proprio questa grazia, questo amore non meritato e incondizionato, la luce che trasformerà radicalmente la vita di Saulo.

“Chi sei, Signore?”

Di fronte a questa presenza misteriosa che lo chiama per nome, Saulo chiede: «Chi sei, o Signore?» (At 26,15). Questa domanda è estremamente importante e tutti, nella vita, prima o poi la dobbiamo fare. Non basta aver sentito parlare di Cristo da altri, è necessario parlare con Lui personalmente. Questo, in fondo, è pregare. È un parlare direttamente a Gesù, anche se magari abbiamo il cuore ancora in disordine, la mente piena di dubbi o addirittura di disprezzo verso Cristo e i cristiani. Mi auguro che ogni giovane, dal profondo del suo cuore, arrivi a porre questa domanda: “Chi sei, o Signore?”.

Non possiamo dare per scontato che tutti conoscano Gesù, anche nell’era di internet. La domanda che molte persone rivolgono a Gesù e alla Chiesa è proprio questa: “Chi sei?”. In tutto il racconto della vocazione di San Paolo, è l’unica volta in cui lui parla. E alla sua domanda, il Signore risponde prontamente: «Io sono Gesù, che tu perseguiti» (ibid.).

“Io sono Gesù, che tu perseguiti!”

Attraverso questa risposta, il Signore Gesù rivela a Saulo un mistero grande: che Lui si identifica con la Chiesa, con i cristiani. Fino ad allora, Saulo non aveva visto nulla di Cristo se non i fedeli che aveva rinchiuso in prigione (cfr At 26,10), per la cui condanna a morte egli stesso aveva votato (ibid.). E aveva visto come i cristiani rispondevano al male con il bene, all’odio con l’amore, accettando le ingiustizie, le violenze, le calunnie e le persecuzioni sofferte per il nome di Cristo. Dunque, a ben vedere, Saulo in qualche modo – senza saperlo – aveva incontrato Cristo: lo aveva incontrato nei cristiani!

Quante volte abbiamo sentito dire: “Gesù sì, la Chiesa no”, come se l’uno potesse essere alternativo all’altra. Non si può conoscere Gesù se non si conosce la Chiesa. Non si può conoscere Gesù se non attraverso i fratelli e le sorelle della sua comunità. Non ci si può dire pienamente cristiani se non si vive la dimensione ecclesiale della fede.

“È duro per te rivoltarti contro il pungolo”

Queste sono le parole che il Signore rivolge a Saulo dopo che è caduto a terra. Ma è come se già da tempo gli stesse parlando in modo misterioso, cercando di attirarlo a sé, e Saulo stesse resistendo. Quello stesso dolce “rimprovero”, nostro Signore lo rivolge a ogni giovane che si allontana: “Fino a quando fuggirai da me? Perché non senti che ti sto chiamando? Sto aspettando il tuo ritorno”. Come il profeta Geremia, noi a volte diciamo: “Non penserò più a lui” (Ger 20,9). Ma nel cuore di ognuno c’è come un fuoco ardente: anche se ci sforziamo di contenerlo, non ci riusciamo, perché è più forte di noi.

Il Signore sceglie uno che addirittura lo perseguita, completamente ostile a Lui e ai suoi. Ma non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile. Attraverso l’incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare. Nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio. Per nessuno si può dire: è troppo lontano… è troppo tardi… Quanti giovani hanno la passione di opporsi e andare controcorrente, ma portano nascosto nel cuore il bisogno di impegnarsi, di amare con tutte le loro forze, di identificarsi con una missione! Gesù, nel giovane Saulo, vede esattamente questo.

Riconoscere la propria cecità

Possiamo immaginare che, prima dell’incontro con Cristo, Saulo fosse in un certo senso “pieno di sé”, ritenendosi “grande” per la sua integrità morale, per il suo zelo, per le sue origini, per la sua cultura. Certamente era convinto di essere nel giusto. Ma, quando il Signore gli si rivela, viene “atterrato” e si ritrova cieco. Improvvisamente scopre di non essere capace di vedere, non solo fisicamente ma anche spiritualmente. Le sue certezze vacillano. Nel suo animo avverte che ciò che lo animava con tanta passione – lo zelo di eliminare i cristiani – era completamente sbagliato. Si rende conto di non essere il detentore assoluto della verità, anzi di esserne ben lontano. E, insieme alle sue certezze, cade anche la sua “grandezza”. Improvvisamente si scopre smarrito, fragile, “piccolo”.

Questa umiltà – coscienza della propria limitatezza – è fondamentale! Chi pensa di sapere tutto di sé, degli altri e persino delle verità religiose, farà fatica a incontrare Cristo. Saulo, diventato cieco, ha perso i suoi punti di riferimento. Rimasto solo, nel buio, le uniche cose chiare per lui sono la luce che ha visto e la voce che ha sentito. Che paradosso: proprio quando uno riconosce di essere cieco, comincia a vedere!

Dopo la folgorazione sulla via di Damasco, Saulo preferirà essere chiamato Paolo, che significa “piccolo”. Non si tratta di un nickname o di un “nome d’arte” – oggi tanto in uso anche tra la gente comune: l’incontro con Cristo lo ha fatto sentire veramente così, abbattendo il muro che gli impediva di conoscersi in verità. Egli afferma di sé stesso: «Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio» (1 Cor 15,9).

Santa Teresa di Lisieux, come altri santi, amava ripetere che l’umiltà è la verità. Oggigiorno tante “storie” condiscono le nostre giornate, specialmente sulle reti sociali, spesso costruite ad arte con tanto di set, telecamere, sfondi vari. Si cercano sempre di più le luci della ribalta, sapientemente orientate, per poter mostrare agli “amici” e followers un’immagine di sé che a volte non rispecchia la propria verità. Cristo, luce meridiana, viene a illuminarci e a restituirci la nostra autenticità, liberandoci da ogni maschera. Ci mostra con nitidezza quello che siamo, perché ci ama così come siamo.

Cambiare prospettiva

La conversione di Paolo non è un tornare indietro, ma l’aprirsi a una prospettiva totalmente nuova. Infatti, lui prosegue il cammino verso Damasco, ma non è più quello di prima, è una persona  diversa (cfr At 22,10). Ci si può convertire e rinnovare nella vita ordinaria, facendo le cose che siamo soliti fare, ma con il cuore trasformato e motivazioni differenti. In questo caso, Gesù chiede espressamente a Paolo di andare fino a Damasco, dove era diretto. Paolo obbedisce, ma adesso la finalità e la prospettiva del suo viaggio sono radicalmente cambiate. D’ora in poi, vedrà la realtà con occhi nuovi. Prima erano quelli del persecutore giustiziere, d’ora in poi saranno quelli del discepolo testimone. A Damasco, Anania lo battezza e lo introduce nella comunità cristiana. Nel silenzio e nella preghiera, Paolo approfondirà la propria esperienza e la nuova identità donatagli dal Signore Gesù.

Non disperdere la forza e la passione dei giovani

L’atteggiamento di Paolo prima dell’incontro con Gesù risorto non ci è tanto estraneo. Quanta forza e quanta passione vivono anche nei vostri cuori, cari giovani! Ma se l’oscurità intorno a voi e dentro di voi vi impedisce di vedere correttamente, rischiate di perdervi in battaglie senza senso, perfino di diventare violenti. E purtroppo le prime vittime sarete voi stessi e coloro che vi sono più vicini. C’è anche il pericolo di lottare per cause che all’origine difendono valori giusti, ma che, portate all’esasperazione, diventano ideologie distruttive. Quanti giovani oggi, forse spinti dalle proprie convinzioni politiche o religiose, finiscono per diventare strumenti di violenza e distruzione nella vita di molti! Alcuni, nativi digitali, trovano nell’ambiente virtuale e nelle reti sociali il nuovo campo di battaglia, ricorrendo senza scrupoli all’arma delle fake news per spargere veleni e demolire i loro avversari.

Quando il Signore irrompe nella vita di Paolo, non annulla la sua personalità, non cancella il suo zelo e la sua passione, ma mette a frutto queste sue doti per fare di lui il grande evangelizzatore fino ai confini della terra.

Apostolo delle genti

Paolo in seguito sarà conosciuto come “l’apostolo delle genti”: lui, che era stato un fariseo scrupoloso osservante della Legge! Ecco un altro paradosso: il Signore ripone la sua fiducia proprio in colui che lo perseguitava. Come Paolo, ognuno di noi può sentire nel profondo del cuore questa voce che gli dice: “Mi fido di te. Conosco la tua storia e la prendo nelle mie mani, insieme a te. Anche se spesso sei stato contro di me, ti scelgo e ti rendo mio testimone”. La logica divina può fare del peggior persecutore un grande testimone.

Il discepolo di Cristo è chiamato ad essere «luce del mondo» (Mt 5,14). Paolo deve testimoniare quello che ha visto, ma adesso è cieco. Siamo di nuovo al paradosso! Ma proprio attraverso questa sua personale esperienza Paolo potrà immedesimarsi in coloro ai quali il Signore lo manda. Infatti, è costituito testimone «per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce» (At 26,18).

“Alzati e testimonia!”

Nell’abbracciare la vita nuova che ci è data nel battesimo, riceviamo anche una missione dal Signore: “Mi sarai testimone!”. È una missione a cui dedicarsi, che fa cambiare vita.

Oggi l’invito di Cristo a Paolo è rivolto a ognuno e ognuna di voi giovani: Alzati! Non puoi rimanere a terra a “piangerti addosso”, c’è una missione che ti attende! Anche tu puoi essere testimone delle opere che Gesù ha iniziato a compiere in te. Perciò, in nome di Cristo, ti dico:

– Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine.

– Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani.

– Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati.

– Alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale.

– Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza.

– Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all’università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque.

Il Signore, la Chiesa, il Papa, si fidano di voi e vi costituiscono testimoni nei confronti di tanti altri giovani che incontrate sulle “vie di Damasco” del nostro tempo. Non dimenticate: «Se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 120).

Alzatevi e celebrate la GMG nelle Chiese particolari!

Rinnovo a tutti voi, giovani del mondo, l’invito a prendere parte a questo pellegrinaggio spirituale che ci porterà a celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona nel 2023. Il prossimo appuntamento, però, è nelle vostre Chiese particolari, nelle diverse diocesi ed eparchie del mondo, dove, nella solennità di Cristo Re si celebrerà – a livello locale – la Giornata Mondiale della Gioventù 2021.

Spero che tutti noi possiamo vivere queste tappe come veri pellegrini e non come “turisti della fede”! Apriamoci alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino. Apriamoci ad ascoltare la sua voce, anche attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle. Così ci aiuteremo gli uni gli altri a rialzarci insieme, e in questo difficile momento storico diventeremo profeti di tempi nuovi, pieni di speranza! La Beata Vergine Maria interceda per noi.

Roma, San Giovanni in Laterano, 14 settembre 2021, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

Francesco

MGS DAY a Valdocco – Domenica 14 novembre 2021

Domenica 14 novembre si è svolto nel cuore di Valdocco il tradizionale appuntamento dell’MGS Day, che ha radunato più di 500 giovani del Movimento Giovanile Salesiano, ripercorrendo il tema della proposta pastorale di quest’anno che ci accompagna verso il Sogno dei 9 anni di don Bosco: “Amati e chiamati“. Una giornata intensa e ricca di spunti, nonostante il tempo non favorevole. Coloro che hanno partecipato alla giornata hanno potuto vivere la testimonianza dei genitori di Giulia Gabrieli, giovane ragazza mancata a 14 anni nel 2011 e proclamata Serva di Dio dalla Chiesa.

Proviamo a sognare con i ragazzi e a portare avanti questo sogno!
(suor Carmela Busia)

È stato bellissimo rincontrare quelle vite che ormai mi porto dentro da qualche anno, è un’emozione indescrivibile.
( Silvia)

Abbiamo la fortuna di avere con noi i genitori di una ragazzina normale ma straordinaria, Giulia Gabreli, che pur nella sofferenza e nella malattia è riuscita a testimoniare tantissima gioia e tantissimo amore.
(Don Alberto Goia)