Video Pastorale Giovanile

Cari amici, sperando di fare cosa gradita, ogni domenica vi invierò anche i video della Pastorale Giovanile Diocesana riguardanti una frase del Padre Nostro.  Uno strumento utile per la nostra riflessione.

 

Incontro NonPiùTeenagers

Territorio e università: vantaggio o svantaggio? – NonPiùTeenagers

Nella serata di venerdì 12 febbraio il gruppo NonPiùTeenagers (NPT) dell’oratorio salesiano di Cuneo si è riunito per dibattere in merito alla realtà universitaria cuneese. In un primo momento ci si è soffermati sugli aspetti positivi e negativi della sede decentrata a Cuneo. In seconda battuta è intervenuto l’ospite della serata, Alessandro Spedale, attuale presidente del Consiglio Comunale ed esperto locale del tema.

Spedale ha illustrato l’evoluzione dell’università a Cuneo, la quale è nata trent’anni fa nella SAA. A partire dalla riforma del sistema universitario del 1999, nel quale si è passati dal ciclo unico alla combinazione 3+2 anni di studio, l’università di Cuneo ha fatto un salto di qualità. Si sono create facoltà dislocate e si è firmata una convenzione nella quale si coniugavano università e fondi, ossia i comuni pagavano somme per l’assunzione di ricercatori. Inoltre la convenzione era tesa all’insediamento degli universitari nella provincia, pertanto Cuneo ha svolto il ruolo di collettore di denaro da pagare all’Università di Torino per inserire i docenti.

In seguito si è approfondita la questione del decentramento universitario, non facile da realizzare in quanto sono necessari alcuni requisiti: un certo numero di professori ordinari; la parametrazione sulle province attorno a Cuneo e sul collegamento con Torino; il numero di studenti frequentanti. Entrando nel dettaglio, attualmente nel territorio cuneese sono attivi svariati corsi di studio, dislocati sia nella sola città di Cuneo sia nelle realtà circostanti, ad esempio Savigliano, Mondovì e Pollenzo. Tra 2019 e 2020 gli iscritti nella sede decentrata cuneese, spalmati sui diversi indirizzi, erano 1819; tra 2020 e 2021 sono aumentati a 2000.

Spedale ha poi posto in luce vantaggi e limiti delle sedi decentrate che, in parte, richiamano quelli emersi nell’apertura del dibattito. Tra i pro si evidenziano la mobilità sociale, che si pone come strumento per arricchire il proprio bagaglio culturale; un incremento dello sviluppo economico con attori gli studenti, i quali possono garantire un’importante offerta lavorativa e aiuto alle imprese locali; orientare l’università su docenza e ricerca che rappresenterebbero il vero salto di qualità dell’università. Tra i contro spicca il fatto che le facoltà decentrate rischiano di essere una replica dei corsi che esistono già a Torino, sebbene a Cuneo si sia tentato di puntare sulle peculiarità del territorio. Si individua anche una possibile minor qualità della ricerca e della docenza.

Il presidente del Consiglio Comunale ha poi aggiunto che a ottobre è stata siglata una nuova convenzione, in vigore fino al 2041/2042. Si prospetta che l’università diventi un elemento caratterizzante del territorio e di connessione tra città e provincia; si pone l’accento sul passaggio da decentramento a polo universitario, fine primario della convenzione: in tal modo la sede universitaria acquisirebbe una sua visibilità e diventerebbe il punto caratterizzante del territorio.

La serata si è conclusa con un lavoro a gruppi dove si è discusso su eventuali azioni e migliorie da apportare alla sede di Cuneo: si punta sulla sinergia tra aziende e università al fine di inserire i giovani nel mondo del lavoro; si è riflettuto sulla creazione di spazi di aggregazione ed esercizi commerciali a corollario della sede universitaria per meglio definire e inquadrare l’ambiente; si sottolinea una maggiore accessibilità degli spazi dello studio, come le aule e le mense.

Partecipare e dibattere politicamente è mettersi al servizio, come voleva Don Bosco.

Elenco Cresimandi

Elenco dei cresimandi di domenica 14 febbraio:

1. Armando Francesco
2. Baudino Igor
3. Bottino Dario
4. Bruno Karol
5. Carpensano Federico
6. Casamassa Francesco
7. Demaj Klaris
8. De Santo Gabriele
9. De Santo Nicola
10. Fenoglio Filippo
11. Martinengo Cristiano
12. Moratto Andrea
13. Perini Gioele
14. Pinardi Luca
15. Porcedda Leonardo
16. Pulvino Davide
17. Scarmato Michele
18. Torchio Davide

catechisti: diacono Nuccio e Federico Luciano

Presiede mons. Giuseppe Guerrini, vescovo emerito di Saluzzo

 

Messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2021

Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18).
Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità.

Cari fratelli e sorelle,

annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela loro il senso profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza del mondo.

Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.

Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.

1. La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e sorelle.

In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa. Questa Verità non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via – esigente ma aperta a tutti – che conduce alla pienezza della Vita.

Il digiuno vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trovano compimento. Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i poveri e “accumula” la ricchezza dell’amore ricevuto e condiviso. Così inteso e praticato, il digiuno aiuta ad amare Dio e il prossimo in quanto, come insegna San Tommaso d’Aquino, l’amore è un movimento che pone l’attenzione sull’altro considerandolo come un’unica cosa con sé stessi (cfr Enc. Fratelli tutti, 93).

La Quaresima è un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di “prendere dimora” presso di noi (cfr Gv 14,23). Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore.

2. La speranza come “acqua viva” che ci consente di continuare il nostro cammino

La samaritana, alla quale Gesù chiede da bere presso il pozzo, non comprende quando Lui le dice che potrebbe offrirle un’“acqua viva” (Gv 4,10). All’inizio lei pensa naturalmente all’acqua materiale, Gesù invece intende lo Spirito Santo, quello che Lui darà in abbondanza nel Mistero pasquale e che infonde in noi la speranza che non delude. Già nell’annunciare la sua passione e morte Gesù annuncia la speranza, quando dice: «e il terzo giorno risorgerà» (Mt 20,19). Gesù ci parla del futuro spalancato dalla misericordia del Padre. Sperare con Lui e grazie a Lui vuol dire credere che la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore. Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre.

Nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione. Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata (cfr Enc. Laudato si’, 32-33.43-44). È speranza nella riconciliazione, alla quale ci esorta con passione San Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Ricevendo il perdono, nel Sacramento che è al cuore del nostro processo di conversione, diventiamo a nostra volta diffusori del perdono: avendolo noi stessi ricevuto, possiamo offrirlo attraverso la capacità di vivere un dialogo premuroso e adottando un comportamento che conforta chi è ferito. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità.

Nella Quaresima, stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Enc. Fratelli tutti [FT], 223). A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» (ibid., 224).

Nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce interiore, che illumina sfide e scelte della nostra missione: ecco perché è fondamentale raccogliersi per pregare (cfr Mt 6,6) e incontrare, nel segreto, il Padre della tenerezza.

Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose” (cfr Ap 21,1-6). Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita sulla croce e che Dio risuscita il terzo giorno, «pronti sempre a rispondere a chiunque [ci] domandi ragione della speranza che è in [noi]» (1Pt 3,15).

3. La carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza.

La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione.

«A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti» (FT, 183).

La carità è dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello. Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità. Così avvenne per la farina e l’olio della vedova di Sarepta, che offre la focaccia al profeta Elia (cfr 1 Re 17,7-16); e per i pani che Gesù benedice, spezza e dà ai discepoli da distribuire alla folla (cfr Mc 6,30-44). Così avviene per la nostra elemosina, piccola o grande che sia, offerta con gioia e semplicità.

Vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19. Nel contesto di grande incertezza sul domani, ricordandoci della parola rivolta da Dio al suo Servo: «Non temere, perché ti ho riscattato» (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio.

«Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità, che lo porta a cogliere la dignità dell’altro, i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura, e pertanto veramente integrati nella società» (FT, 187).

Cari fratelli e sorelle, ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.

Maria, Madre del Salvatore, fedele ai piedi della croce e nel cuore della Chiesa, ci sostenga con la sua premurosa presenza, e la benedizione del Risorto ci accompagni nel cammino verso la luce pasquale.

Roma, San Giovanni in Laterano, 11 novembre 2020, memoria di San Martino di Tours

Francesco

http://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/lent/documents/papa-francesco_20201111_messaggio-quaresima2021.html

Cammino quaresimale in famiglia

Carissimi amici,
per aiutare i giovani, i bambini e i ragazzi dell’Iniziazione Cristiana e le loro famiglie a vivere con coraggio e serietà il tempo di Quaresima e la Pasqua (nel probabile protrarsi dell’emergenza Covid-19), l’ufficio catechistico diocesano propone in forma agevole ed essenziale alcuni sussidi, volti anche all’approfondimento del Padre Nostro nella nuova formulazione, proposta dalla 3^edizione del Messale Romano ormai in uso dal tempo di Avvento. Qui trovate quello inerente al mercoledì delle ceneri con un video testimonianza di una coppia della nostra parrocchia.

 

Proposta per la Quaresima di fraternità 2021

Gemellaggio con l’ispettoria del Medio Oriente

Su proposta dell’animazione missionaria dell’ispettoria, anche noi partecipiamo alla raccolta fondi per aiutare i Salesiani presenti in Siria ad accompagnare i giovani verso una ripresa del proprio progetto dopo l’esperienza bellica. Qui di seguito potete leggere quanto don Fabio Mamino, animatore missionario, ha scritto a tutte le opere salesiane.

 

Cari confratelli e collaboratori laici,

sappiamo da sempre come i confini dell’ICP siano sempre stati più larghi del nordovest.

Il nostro sguardo va dal nord della Lituania al Medio Oriente, che da un paio di anni abbiamo a cuore come frontiera missionaria anche a noi affidata.

In dialogo con l’ispettore don Alejandro Mendoza, ci pare opportuno segnalarvi gli attuali progetti in cantiere, ponderati sul lungo periodo.

Come ispettoria, proponiamo di indirizzare la generosità di eventuali offerte o raccolte per le proposte che trovate in allegato, in un formato comodo da affiggere in luoghi di passaggio.

Le offerte potranno essere versate al seguente conto:

beneficiario:  CIRCOSCRIZIONE “MARIA AUSILIATRICE” PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

IBAN: IT80B0306909606100000115761

causale: erogazione liberale per i progetti MOR

Grazie della collaborazione,

buon cammino quaresimale

Cresime di domenica 7 febbraio

Dopo un anno d’attesa dovuto all’improvviso lockdown per emergenza covid-19, l’annata del 2006 è finalmente riuscita a concludere il suo cammino di catechismo. Al seguito dell’ultimo comunicato del vescovo, noi catechisti ci siamo ritrovati per pensare alla parte finale di questo importante percorso organizzando diversi incontri, online ed in presenza, in cui abbiamo trattato con i ragazzi dei diversi temi relativi alla cresima.

I momenti più salienti sono stati: il primo incontro in presenza dopo diversi mesi, il ritiro di domenica 31 gennaio e infine le confessioni.

Quello che ha più stupito positivamente noi catechisti è stato ritrovare i ragazzi più consapevoli, partecipi e maturi. Ci sembra proprio che il lockdown li abbia aiutati a riflettere sui valori della vita e della salute e li abbia trasformati. Li abbiamo seguiti per tre anni e più, alcuni momenti sono stati veramente faticosi, mentre altri molto gratificanti. Alla conclusione del cammino dobbiamo proprio dire che ne è valsa la pena!

All’incontro, dove i ragazzi si sono finalmente potuti rivedere, abbiamo parlato dei sette doni dello Spirito Santo e don Alberto ha presentato loro il rito della celebrazione della cresima.

Nel ritiro del 31 abbiamo presentato loro i quattro elementi della cresima. Ci sembra proprio che lo Spirito Santo si sia manifestato nella loro mente e nel loro cuore, abbia acceso con la sua luce, dissetato con la sua acqua, riscaldato col suo calore e riposato con la sua brezza. Perché poi alla fine, ne siamo convinti, al di là dei nostri sforzi e del nostro fare, è Lui che agisce in ciascuno e opera meraviglie.

Dopo il pranzo, i ragazzi hanno vissuto un bel momento di svago ritrovando finalmente la vera gioia dell’oratorio.

Toccante è stato il momento delle confessioni, in cui, aiutati dall’esame di coscienza, esaminando i doni dello Spirito, i ragazzi sono stati invitati a riflettere su ciò che occorre buttar via dai nostri cuori e quello che invece è bello ricevere in dono per vivere una vita da cristiani.

Ed infine, ce l’abbiamo fatta! Domenica scorsa i primi due gruppi hanno ricevuto questo grande sacramento, mentre gli altri due non aspettano altro che il loro momento questo weekend.

A servizio dei senza fissa dimora: bilancio di un’esperienza

Un gruppo di giovani dell’oratorio salesiano ha svolto un servizio di volontariato, continuativo, al centro diurno di ospitalità per senza fissa dimora, presente al Cuore Immacolato di Maria, che è stato poi chiuso lo scorso 31 gennaio. Al termine di questa esperienza tracciano un bilancio.

Cosa ti spinge ad andare a fare questo servizio?

Le motivazioni che ci spingono a partecipare a questo progetto nascono da un senso di gratitudine per quello che si ha e dalla volontà di non voler essere indifferenti di fronte a chi ha di meno, oltre alla rabbia nei confronti delle disparità, delle disuguaglianze, della necessità di vivere per sopravvivere. Siamo consapevoli della povertà che abbiamo intorno e l’abbiamo percepita più vicina che mai, anzi, abbiamo avuto la possibilità di incontrarla, attraverso i volti dei ragazzi ospitati. Ci siamo resi conto di quanto sia importante accorgersi di chi spesso dalla società viene visto con sospetto, o non viene visto proprio. Ci muove pensare che, oltre ad avere un posto dove stare, questi ragazzi hanno bisogno di persone con cui parlare, confrontarsi o, semplicemente, giocare. Il tempo speso lì con loro viene percepito come un tempo arricchente sotto un duplice aspetto: per noi, perché abbiamo modo di metterci in gioco in una necessità reale, e per loro perché attraverso di noi possono respirare un po’ di normalità. Questo servizio ci sembra anche un modo bello di staccare dalla routine in modo costruttivo, utile. Da giovani cristiani, non può mancare anche un aspetto spirituale; incontrare i ragazzi ci permette di scorgere il volto di Dio in loro e nel nostro modo di stare con loro.

Cosa pensi che manchi e cosa potremmo fare di più?

In generale riteniamo che sia la nostra presenza, sia la loro presenza al Cim, possa essere più utile e produttiva. Sentiamo che la nostra presenza possa essere molto di più di una semplice assistenza. È bene entrare in relazione con loro attraverso il gioco, ma sentiamo che l’impegno dei volontari possa essere sostenuto da iniziative, previste nel progetto, per incentivare i ragazzi accolti ad essere più attivi, per permettere loro un più agevole inserimento nella comunità in cui vivono e, successivamente, nella società. Sentiamo che il loro stare non debba appoggiarsi su delle comodità e noi volontari possiamo essere quel motore che li smuove e li spinge ad essere socialmente utili; alcuni esempi possono essere togliere la neve, pulire le strade dalle sporcizie, imparare l’italiano, imparare a fare qualcosa di pratico e a prendersi cura degli ambienti a loro disposizione. Mettendosi alla prova, i ragazzi hanno la possibilità di riscoprirsi sotto diversi punti di vista e di rivalutare le proprie capacità.

Che contributo stiamo dando a questo progetto?

Il contributo più grande che sentiamo maggiormente è semplicemente la nostra presenza, una presenza che non sa solo di assistenzialismo, ma che ci vede partecipi nel dono di un servizio. Ci riconosciamo come presenza al di fuori di alcune figure più formali, come possono essere gli operatori, e questo per noi e per loro è una grande risorsa, in quanto possiamo figurare come amici, persone con cui passare il tempo, con cui chiacchierare, con cui spezzare la monotonia. In noi possono trovare delle persone pronte ad ascoltarli, ad ascoltare le loro storie, a giocare. Siamo la società che volontariamente cerca un contatto con loro e questo può fargli un gran bene, perché possono davvero sentirsi guardati per quel che sono e non per quel che non hanno.

Tesseramento ACLI

Riapre la segreteria del Circolo don Bosco.

Ogni martedì dalle 14,00 alle 15,30 Mirella Massa, segretaria del Circolo don Bosco, è a disposizione nei locali del circolo per tesserare alle ACLI i nuovi o per rinnovare la propria adesione.

Il tesseramento ACLI non serve solo per chi desidera frequentare il circolo, ma è una proposta per tutti e qui di seguito trovate la carta dei servizi che i tesserati possono utilizzare.

questo è il link per accedere alla carta servizi:

https://www.aclicuneo.it/public/PDF/Carta_Servizi_2021_web.pdf

Elenco Cresimandi

Elenco dei cresimandi di questa domenica 7 febbraio:

Bacco Elisa
Barale Arianna
De Simone Francesca
De Virgilio Silvia
Dutto Elisa
Falanga Francesca
Fraire Anna
Froni Anna
Gagliardi Roberto
Galli Alice
Giordanengo Vittoria
Isoardi Elisabetta
Isoardi Emanuele
Kretly Emma
Lamarca Giovanni Battista
Luciano Martina
Masia Martina
Perri Rachele
Roasio Francesco
Saba Matilda

catechiste: Suor Bruna e Cristina