I Sale mettono a disposizione vari ambienti per le lezioni del Liceo artistico

Articolo da “La Guida” di giovedì 10 settembre

I Salesiani mettono a disposizione gli spazi parrocchiali. Lezioni del serale “condivise” per quattro istituti
Studenti del Liceo artistico musicale a lezione in cortile e in oratorio, ma per il momento niente laboratori

Cuneo – (gga). Una scuola organizzata su diverse sedi per garantire agli studenti e ai professori di tornare a scuola in sicurezza e nel pieno rispetto della normativa anti Covid. Succede al Liceo artistico musicale di Cuneo dove la mancanza di spazi già sofferta negli scorsi anni, a lungo “tamponata” grazie alla rotazione di studenti e insegnanti, è stata risolta con il dislocamento delle classi in altri locali, grazie alla collaborazione tra gli istituti superiori cittadini, la disponibilità dimostrata dai Salesiani e l’impegno della Provincia per trovare a tutti un posto in cui poter fare lezione.
“Abbiamo fatto del nostro meglio per sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla normativa in tema di ripartenza della scuola – spiega il dirigente scolastico dell’Istituto Bianchi-Virginio Carlo Garavagno -. Nel cortile del Liceo Ego Bianchi è in corso un cantiere che dovrebbe concludersi ad ottobre con la realizzazione di un fabbricato in edilizia leggera rialzato di 38 centimetri che ospiterà quattro aule di 60 mq. Altre quattro classi, inizialmente del Liceo musicale, faranno invece lezione nei locali messi a disposizione dall’oratorio Salesiano. A medio termine poi altri studenti si sposteranno in via Schiaparelli, ma solo quando le classi del Liceo scientifico che attualmente utilizzano l’edificio si sposteranno in via Massimo d’Azeglio. Gli studenti che non potranno usufruire della palestra scolastica faranno invece lezione alla Cuneese Tennis per un totale di 20 ore settimanali spalmate sulla mattina. Bloccati per ora i laboratori artistici che partiranno più avanti, una volta conclusi i lavori di adeguamento delle aule. Per gestire e presidiare tutti gli spazi abbiamo inoltre fatto richiesta del cosiddetto organico Covid e previsto sette varchi per l’ingresso. All’Istituto tecnico Geometri (parte insieme al Liceo Artistico Musicale dell’Istituto Bianchi-Virginio) non abbiamo invece incontrato particolari criticità in quanto la maggiore disponibilità di spazio ci ha permesso di organizzare la ripartenza in modo più semplice. Sicuramente per organizzare questo nuovo e un po’ speciale anno scolastico la sinergia e la rete con le altre scuole è stata fondamentale. Per quanto riguarda il serale, gli studenti di Geometri, Bonelli, Agraria e Alberghiero faranno tutti lezione nella sede del Bonelli, un modo per risparmiare sulle bollette e condividere, oltre che alcune ore di lezione, anche le spese per il personale Ata”.
“L’accordo tra Salesiani e Provincia è stato firmato in questi giorni e nei locali sono già stati portati i banchi per i circa 90 allievi che faranno lezione nei nostri spazi – spiega il parroco dei Salesiani don Mauro Mergola -. Alle quattro aule concesse ad uso degli studenti se ne aggiunge una per i professori oltre agli spazi esterni come terrazzo e campetti che abbiamo messo a disposizione qualora dovessero servire. Accogliere gli studenti è per noi un grande impegno oltre che una responsabilità ma in questa situazione di emergenza abbiamo comunque voluto partecipare e dare una mano anche se ciò ha inevitabilmente comportato alcuni interventi di manutenzione e la messa in sicurezza delle aree. La scuola è prioritaria, oggi più che mai, e noi vogliamo contribuire a costruire quei valori aggiunti che essa sa e deve dare ai giovani. La speranza è che questa nuova esperienza non si limiti all’utilizzo degli spazi ma che sia ponte e stimolo per costruire una rete di collaborazione tra scuola e oratorio anche a carattere culturale, educativo e formativo.”

Incontro di riflessione e confronto sulla situazione dei migranti sul nostro territorio

La lunga fila di persone che tutte le sere attende, a pochi metri dalla nostra chiesa, di trovare un posto per dormire è un fatto che ci interroga come cittadini e come cristiani.

Con questa presenza dei “senza dimora” che cosa ci chiede il Signore? Cosa chiede a noi, realtà parrocchiale, tratto di Chiesa in cammino nel mondo?

Poiché, come ricorda spesso Papa Francesco, il bene va fatto bene, occorre innanzitutto conoscere la realtà, poi interpretarla (capire quali sfide ci propone) e, quindi, decidere il da farsi.

E’ con queste premesse che don Mauro ha presentato l’iniziativa.

Le poche righe che seguono non sono una cronaca di questa prima riunione ma solo alcune impressioni e riflessioni suggerite dalle informazioni ricevute e dalle testimonianze raccolte, proprio per conoscere un po’ meglio questa situazione.

Chi sono queste persone?  Migranti, giovani, in gran parte lavoratori stagionali che raccolgono in estate la frutta qui, nel cuneese, per poi correre in Sicilia e raccoglierla lì nella stagione invernale.

Dal Nord al Sud, da una terra all’altra, ma senza una loro terra, senza un lavoro dignitoso, senza un tetto sotto cui riposare. Tierra, trabajo y tienda (terra, lavoro e casa) dovrebbero essere dei diritti per tutti, insiste il Papa. Ma chi risponde a questo appello?  Il contributo del volontariato è importante ma non sufficiente. E quello della Chiesa, delle sue strutture, del suo popolo? Una domanda, mi pare, che merita ancora risposte.

E’ stato opportunamente osservato che non è solo un problema di accoglienza ma un problema di giustizia sociale. Quale risposta danno, in proposito, le istituzioni? Fanno come possono o come vogliono? La domanda non è banale se, ad esempio, le iniziative di un Comune sono considerate “facoltative” e dettate dalla preoccupazione di non infastidire gli elettori.

E’ stato autorevolmente affermato che c’è bisogno di “intenerire il cuore” di tanti consiglieri comunali e che sarebbe utile, a tal fine, portare proprio nel consiglio comunale le esperienze raccolte nel corso della serata.

Esperienze veramente belle e forti, raccontate con parole semplici e toccanti dalle voci giovani che frequentano il dormitorio, assistendo e dialogando con i migranti.

Ho lasciato l’incontro convinto che la complessità della situazione richiede, per dare risposte adeguate, altre conoscenze ma che i nostri doveri di cittadinanza e di fede possono suggerirci, intanto, iniziative urgenti e, perché no, un po’ provocatorie, per iniziare a scuotere l’indifferenza e scalfire i pregiudizi presenti anche tra non pochi nostri parrocchiani. Una è stata suggerita. Avrà un seguito?

RIFLESSIONI SUI MIGRANTI – 02 settembre 2020 Verbale dell’incontro

Don Mauro: questa sera vogliamo interrogarci sul tema dei migranti non come farebbe una cooperativa o una ONG, bensì chiedendoci cosa possiamo fare come comunità, come possiamo contribuire alla venuta del Regno di Dio su questo nostro territorio.
Non abbiamo la pretesa di avere la soluzione in tasca, ma ci lasciamo suggerire tre passaggi dal Papa.
Conoscenza: innanzitutto è necessario conoscere la situazione aldilà dell’opinione pubblica o della corrente di pensiero che va per la maggiore. È necessaria una conoscenza approfondita.
Secondo: Quali sfide? Quali radici di problematicità leggiamo all’interno della situazione conosciuta?
Terzo passaggio: occorre decidere. Quali orientamenti? Quali scelte e quali atteggiamenti possiamo studiare?
Per continuare il nostro processo di discernimento (ha tre fasi: conoscenza, interpretazione, scelta/decisione) in merito all’emergenza migranti senza fissa dimora vi chiedo di integrare la conoscenza con vostre esperienze e riflessioni alla luce della fede provando a  rispondere alla domanda: che cosa il Signore sta chiedendo alla nostra comunità in questa situazione? Cosa sta chiedendo a me?

Elisa, cooperative e terzo settore. Quali passi?
Apertura straordinaria del dormitorio di questa estate arriva in seguito al cammino fatto nei mesi scorsi.
Nella primavera dell’anno scorso è iniziato un dialogo tra terzo settore e amministrazione comunale sul tema dell’immigrazione. Sul territorio diverse cooperative, associazioni e parrocchie sono attive con obiettivi, capacità e competenze diverse. La croce rossa invece da tanti anni fa un servizio di conforto durante i mesi più freddi.
La comunità di Papa Giovanni XXIII ha una buona conoscenza delle persone, distribuisce beni e spesso riesce a girare i casi ad altri enti per un cammino di accompagnamento.
Le persone del dormitorio sono persone molto diverse: alcuni hanno dipendenze, altri disturbi diversi o sono persone che per varie circostanze hanno perso la casa. Associazione Fiocs ha aiutato molto. Sono attivi già da tempo e molto organizzati.
Il Covid, per i senzatetto ha sollevato due problematiche: di tipo giudiziarie, multe e sanzioni, di tipo sanitario, tutela per loro e per gli altri cittadini.
Da più parti si è sollevata questa preoccupazione e in poco tempo si sono trovati i fondi, i luoghi e le persone per far fronte a questa emergenza.
Questo ha fatto aumentare il confronto tra le varie parti ed è aumentata la conoscenza e la fiducia tra pubblico e privato.
L’estate ha visto l’arrivo dei braccianti per la frutta, che sono una tipologia di senzatetto molto diversa da quella intercettata durante l’inverno e la primavera.
Per il Covid, il Pass, che accoglieva queste persone, non ha aperto.
La prefettura ha firmato un protocollo con 8 comuni per evitare assembramenti. Il comune ha convocato le parti per proporre una tendopoli. Anche se sarebbe stata rischiosa. La CRI allora ha deciso di tenere aperto con l’aiuto delle organizzazioni.

((Ad oggi ci sono 12000 persone sul territorio cuneese inserite a lavoro e ospitate)). 150 a Saluzzo. A cuneo 50 trovano sistemazione al dormitorio della Croce Rossa mentre 75 rimangono in giro.

Guido CRI e Tancredi: noi offriamo uno spazio da 50 posti. Diamo semplicemente da dormire e possiamo accogliere solo i primi che arrivano. Le presenze sono abbastanza costanti, anche se esistono delle persone che sono solo di passaggio. Però storici sono pochissimi. Uno o due. (Quindi si rileva una grande mobilità). Molti di loro sono braccianti agricoli.
L’età media è molto bassa, sono pochi gli over 30. La maggior parte sono centrafricani. Purtroppo alcune sere abbiamo dovuto lasciare fuori anche 20 persone. Generalmente una decina non vengono accolte.
Noi apriamo alle 21 e qualcuno è già in coda dalle 19… e quindi alcuni non tentano nemmeno l’inserimento e vanno direttamente alla stazione.
Di positivo c’è che riusciamo a far fronte a 50 persone. Hanno un letto con un distanziamento buono in un ambiente pulito. Generalmente sono tutti sorridenti, hanno una idea di futuro. Ci stanno provando.
Negativo:

  • quelli che non riusciamo ad accogliere.
  • che esista questa necessità. Chiediamo a loro un lavoro, ma non riusciamo a offrire una sistemazione. Secondo la questura i braccianti non legati a una zona sono sotto il 5%, quindi la maggior parte è stanziata sul luogo di lavoro. (Che comunque è più di 1500 persone)

Inoltre abbiamo notato che loro non hanno nessuna intenzione di stabilizzarsi. Adesso sono qui, in autunno inverno andranno in Sicilia a raccogliere altro… loro puntano a lavorare.

“L’accesso libero funziona oppure no?”
Funziona perché il nostro è l’unico così. Esistono altri dormitori che invece hanno una programmazione di due, quattro, otto settimane. È bene che ci siano entrambe le possibilità. Dipende dalle esigenze delle persone.

“Vi pare che loro apprezzino questo servizio?”
È molto difficile rispondere a queste domande. È difficile generalizzare. Coloro che ringraziano e decidono di condividere qualcosa di sé non sono molti

“Cosa manca?”
Un’assistenza legale e la copertura sanitaria per gli anziani non più autosufficienti.

Chiara Galli, Irene Milone e Giacomo Chiaramello
Chiara: Abbiamo curato l’accoglienza con tutti i DPI e abbiamo compilato i moduli richiesti. Offrivamo anche materiale per l’igiene personale e per la notte. Una volta finita l’accoglienza possiamo dedicare del tempo per dialogare con loro, conoscerli e metterci in gioco.
Giacomo: io sono riuscito a fare una sola serata per ora… ed ho trovato la serata più caotica. All’inizio ero un po’ spaesato, ma poi ci siamo messi al nostro posto e abbiamo iniziato ad accogliere. Sono rimasto colpito del dialogo con un ragazzo che aveva più o meno la mia età.
Irene: sembra una cosa banale, e invece sta cambiando la mia vita e sono convinta di fare del bene a loro.
Io sono venuta anche la domenica quando qui in oratorio c’erano i senzatetto per il covid e anche al Movicentro con don Mauro.

Alessandro Spedale e Tiziana Coraglia nel loro ruolo istituzionale
Tiziana: grazie per il confronto di questa serata, secondo me aiuta a comprendere meglio la situazione e a smorzare le tensioni venutesi a creare in quartiere per il numero di accoglienza del dormitorio. Sappiamo che non tutti i comuni hanno deciso di prendere in mano la situazione.
Molta preoccupazione per l’intervento delle forze dell’ordine proprio il giorno prima dell’apertura del dormitorio con la perdita dei bagagli e degli affetti personali di ognuno.
Il provvedimento inizialmente doveva intervenire sulla vendita di alcolici nella zona della stazione per evitare tafferugli e molestie che si sono verificate.
Il DASPO di Cuneo è stato sollecitato principalmente per motivi sanitari e igienici per evitare bivacchi e quant’altro.
Ora potrebbe aprirsi una accoglienza in Roata Rossi.
Alessandro Spedale: grazie per la condivisione e le testimonianze che abbiamo ricevuto. Queste aiutano a leggere la situazione smarcandosi da facili strumentalizzazioni viziate da stringenti ideologie di fondo.

Don Mauro: però per la situazione del Movicentro cosa si può fare?

Tiziana: L’amministrazione ci sta pensando e ci sono dei possibili margini di intervento. Certo che, sapendo che alcuni di loro si sposteranno e migreranno ci aspettiamo che il numero possa diminuire.

Sabina: non è solo una questione di emergenza e di accoglienza, ma c’è una questione di giustizia sociale. Come è possibile che accettiamo tutto questo lavoro nero, lavoro grigio? Non vengono contrattualizzati secondo il minimo sindacabile. Non hanno una accoglienza. Ricevessero lo stipendio giusto forse potrebbero permettersi qualcosa. Ok l’accoglienza sull’emergenza, ma l’emergenza non può diventare la normalità. Si parlava di tutela legale. Dove sono i sindacati? Benissimo l’accoglienza, però il primo passo dovrebbe essere la giustizia sociale.

Massimiliano Cavallo: come cittadini e come amministrazione dovremmo avere uno sguardo più acuto circa l’urbanizzazione della nostra città e mettercela tutta per far sì che essa possa essere abitabile, che essa possa essere riconosciuta in sé e nei suoi quartiere come un “luogo” da vivere e da abitare. Dovremmo essere pi accorti circa i bandi e i progetti che mirano a riqualificare alcune zone cittadine perché il rischio è quello di creare artificialmente dei “non luoghi” che non intercettano la vita ordinaria delle persone e così si prestano come spazio di accoglienza non sociale per situazioni di disagio (vedi Movicentro).

Benvenuta Suor Ivana nella nostra comunità!

Giovedì 27 agosto alle 16,30 ha fatto il suo ingresso suor Ivana Milesi, nuova direttrice della comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Accompagnata da suor Emma Brigandi, nuova ispettrice, da suor Elide Bongiovanni, ex ispettrice e da suor Anna Torre, nuova vicaria dell’Ispettrice e incaricata dei cooperatori, suor Ivana ha iniziato il suo ministero di animatrice con la preghiera e la consegna delle chiavi. Suor Emma, prima, e suor Ivana, dopo, hanno ringraziato la nostra comunità per la bella e inaspettata accoglienza rappresentativa di tutte le realtà del Galimberti e dei Sale. A suor Ivana il nostro benvenuto e Le auguriamo di potersi sentire bene tra noi e di continuare a fare del Galimberti una bella realtà di famiglia salesiana.

Comunicato del Vescovo sul Catechismo dei bambini e dei ragazzi

In molti ci state chiedendo quando ripartiranno le attività legate al catechismo dei bambini e dei ragazzi delle medie nella nostra parrocchia. In tal senso il nostro vescovo Piero ha inviato per tutta la diocesi un comunicato con indicazioni chiare. Il catechismo, come lo abbiamo inteso finora, non partirà prima di Gennaio. Viene garantita l’opportunità ad ogni parrocchia di creare incontri ad hoc per i ragazzi nei mesi di ottobre, novembre e Dicembre. Con le catechiste ci stiamo interrogando su cosa poter fare e come, al più presto vi faremo sapere. Qui di seguito trovate il comunicato ufficiale

Il saluto di Suor Bertilla alla comunità

LA GIOIA DEL DONO ovvero: la gioia di donare quello che siamo

Carissimi tutti: bambini, ragazzi, giovani, famiglie, ex-allieve, ex-allievi, Salesiani Cooperatori, Catechisti, PGDS Auxilium, insegnanti e personale della scuola dell’infanzia ”T.A.Galimberti”, volontari, collaboratori, fratelli Salesiani, Sorelle FMA della mia comunità e tutti voi amici.  Desidero esprimere i miei sentimenti e quanto mi passa nel cuore attraverso una metafora.

Ogni giorno un contadino portava l’acqua in due grosse anfore, che legava alla groppa dell’asino. Un’anfora, vecchia e piena di fessure, perdeva acqua, l’altra, nuova di zecca, non perdeva nemmeno una goccia. L’anfora vecchia si sentiva umiliata e inutile, ormai da buttare.

Un giorno si confidò con il padrone: “Mi sento davvero inutile, tu sprechi  tempo e fatica per colpa mia.  Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza, le mie ferite”.

Ma il padrone rispose all’anfora: ”Guarda il bordo della strada, com’è bello e pieno di fiori e tutto questo è grazie a te, che ogni giorno lo innaffi senza neanche accorgertiIo ho seminato sementi di fiori lungo i margini della strada e tu ogni giorno li innaffi”. La vecchia anfora quel giorno si sentì piena di gioia perché riconobbe che nella sua povertà poteva fare molto bene agli altri.

Questa metafora esprime bene i miei sentimenti più profondi e più veri in questi giorni che, lentamente, mi preparano al distacco da tutti voi che ho amato intensamente, sinceramente, che ho “servito” con gioia, a volte con più fatica, ma sempre con entusiasmo, con semplicità e con tanto amore.

Le due anfore: mi rivedo nell’anfora nuova nell’anno 1986 quando sono arrivata a Cuneo come insegnante alla scuola materna “T. A. Galimberti” e animatrice  dei giovani nel pre-circolo e circolo all’oratorio dei Sale, con don Michele e tanti indimenticabili animatori. Nel 1991 l’obbedienza mi ha inviata ad Asti responsabile della comunità e della scuola materna “Regina Margherita”……….da allora ho girato il Piemonte sempre come responsabile della comunità, della scuola e dell’oratorio.

Dopo 23 anni l’obbedienza mi ha proposto Cuneo (era l’anno 2014) veramente in quel momento storico ero e lo sono ancora, un’anfora già sgretolata e un po’ bucata……ho fatto presente alla mia superiora le mie difficoltà di salute e ho accettato fidandomi del Signore, della Mamma Maria Ausiliatrice e nella certezza che a Cuneo avrei trovato tanti amici a cui avevo voluto bene e che, certamente, mi avrebbero aiutato. Così è stato. Non faccio nomi ma il mio GRAZIE è immenso come “la Provincia Granda”.

In questi 6 anni, ho cercato di offrire un’amicizia sincera a tutti, ad essere disponibile ed accogliente soprattutto verso i più piccoli ed indifesi.

Ho voluto un grande bene ai bambini che sono sempre stati al centro del mio cuore, dei miei sogni e di tutti i nostri progetti che abbiamo realizzato.

Ho cercato di essere una presenza discreta e costante a cui ciascuno poteva rivolgersi quando lo desiderava o aveva bisogno.

Posso dire di avere amato con CUORE DI MADRE, con tenerezza e con fermezza, cercando di avvicinare le persone all’AMORE MISERICORDIOSO DEL SIGNORE.

Consapevole, anche, dei miei errori, degli sbagli educativi e relazionali invoco la misericordia del Signore ed il vostro perdono.

Ringrazio di cuore tutti, tutti!!!!! Vi voglio bene e non vi dimenticherò mai.

La Madonna sia per me e per voi Madre, Maestra e Guida.

Sr. M.Bertilla    –   Sr Berty

GRAZIE SIGNORE PER LA COMUNITA RELIGIOSA – EDUCATIVA SCOLASTICA – SALESIANA ORATORIANA

O Dio, nostro Padre, ti rendo GRAZIE per questa comunità che mi hai donato: per tutte le Sorelle FMA che sono passate in questi 6 anni, per i bambini, i ragazzi, i giovani, le famiglie, i confratelli Salesiani e per tutte le persone con cui ho condiviso un “pezzo” di storia e di cammino.

Nell’amore, con cui ogni giorno ci accogliamo, ci aiutiamo, ci perdoniamo, ci offri un’immagine della tenerezza con cui Tu hai creato ogni vita e ti prendi cura di ogni persona.

Ti ringrazio perché sei presente nella Parola, nell’Eucaristia, negli esempi di amore fraterno e di donazione che ogni persona mi ha regalato.

La nostra comunità trova nella Trinità un modello e un sostegno per continuare a camminare nell’amore fraterno, nella donazione e nel perdono dato e ricevuto.

Signore fa che la nostra Comunità sia sempre più una famiglia: favorisca l’amicizia fraterna, accolga la collaborazione di tutti, sia attenta a tutti, specialmente ai bambini, alle giovani povere, alle famiglie senza pace, senza affetto, senza lavoro, senza gioia.

Signore fa che la nostra comunità cresca sempre più nella fede in Te, accolga la Parola di Gesù come l’ha accolta Maria, per essere, nella vita di ogni giorno, un Vangelo vivente…disponibili a incontrare, aperti ad ascoltare, capaci di seminare nel cuore dei bambini, delle famiglie, delle giovani, dei giovani il Tuo Amore misericordioso e Materno.   Amen

Nomina del nuovo Consiglio della CEP

Da alcuni anni la congregazione salesiana chiede ad ogni comunità salesiana di coinvolgere sempre più i laici che hanno compiti di responsabilità nell’opera in un ruolo di animazione e di governo. Nasce così il Consiglio della Comunità Educativa Pastorale: è formato dai salesiani che un ruolo di direzione di tutta l’opera dei Sale che formano il Consiglio della Casa (don Mauro, don Alberto e don Vincenzo) e dai laici nominati dall’Ispettore che hanno ruoli di responsabilità diretta in un settore educativo e pastorale dei Sale. Ci incontriamo una volta al mese, ci confrontiamo sul progetto educativo-pastorale, programmiamo gli eventi fondamentali dell’anno e promuoviamo la formazione comune di tutti i volontari dei Sale affinché condividano il progetto salesiano.
Questo gruppo di lavoro fa sintesi di tutti gli altri consigli dei vari gruppi e associazioni e cerca di facilitare la comunione di ideali, di valori e di scelte operative. Ringrazio coloro i quali hanno dato la disponibilità all’Ispettore per questo servizio importante a tutta l’opera dei Sale.

Il carisma salesiano continua a generare scelte di vita: la testimonianza di Lucia

L’ 8 dicembre 2005 sono arrivata per la prima volta in oratorio ai Sale e, siccome mi è piaciuto tanto giocare a palle di neve dopo messa, ho deciso di tornarci. E ho continuato a sentirmi a casa, proprio come quella mattina a sei anni nel cortile innevato, anche durante i pomeriggi in cortile, nelle giornatone di estate ragazzi, ai gruppi elementari e medie, al catechismo, nelle attesissime settimane a San Giacomo, nelle domeniche a messa e poi subito a giocare in cortile! Sono cresciuta nella sicurezza che in oratorio ci fosse qualcuno che ci voleva veramente bene ed era contento di stare con noi: gli animatori, i salesiani e le figlie di Maria Ausiliatrice, ma anche tante mamme e papà della comunità. La loro presenza mi ha fatto conoscere Don Bosco e in Don Bosco ho incontrato Gesù.

Durante le superiori, iniziando a vivere l’oratorio da animatrice ho capito, nell’incontro con alcuni ragazzi in particolare, che l’oratorio non è solo un bel posto dove si fanno tante cose, ma che è un bel posto in cui ci si occupa di anime! E piano piano mi sono accorta che queste anime occupavano tanto spazio dentro di me, ma non erano allo stretto, anzi, più lasciavo loro spazio stando con loro, più riuscivo ad essere me stessa a casa, a scuola, con i miei amici.

E così quest’anno, continuando a frequentare l’università, ho vissuto in comunità proposta a Valdocco dalle FMA, e, dopo l’estate all’oratorio salesiano San Paolo di Torino, a settembre continuerò il cammino andando in postulato. Conto sulle vostre preghiere, chiedete a Maria che veramente custodisca sotto il suo manto ogni ragazzo che passa in un cortile salesiano, per adesso io posso confermare che da quell’8 dicembre mi ha sempre tenuta per mano!

Grata per sempre al Signore per il bene che, attraverso la comunità dei Sale, opera in tante vite, tra cui la mia.

Lucia

Don Michael novello sacerdote!

Carissimi amici dei Sale,

vi scrivo dalla casa salesiana del San Giovannino in San Salvario a Torino. Mi trovo qui per questa “strana” estate ragazzi con un numero ridotto di bambini, ma si respira sempre grande voglia di mettersi in gioco.

Dopo la Professione Perpetua di settembre 2019, che ha concluso il mio servizio di tre anni ai “Sale”, non ho avuto modo di potervi ringraziare come meritavate. La vostra grande presenza in quel giorno importante per me, Matteo e Daniel mi ha riempito ulteriormente di gratitudine. Ancora adesso mi sento in dovere di ringraziarvi per il tempo passato insieme e per le tante occasioni in cui ho potuto sperimentare la vostra accoglienza, simpatia e vicinanza. Con tanti di voi ho potuto stringere amicizie belle che rimangono tutt’ora e che mi hanno segnato profondamente.

Vi confesso che vivere gli anni della teologia con voi sono stati il dono più bello che il Signore potesse farmi. Siete stati il “porto sicuro” nei giorni di gioia maggiore e nei momenti di fatica del cammino, passi in cui consegnarsi al Signore non era per niente facile. Non voglio incensare nessuno, ma semplicemente dire che se oggi sono salesiano prete lo devo anche a voi: lungo la permanenza cuneese diverse volte Egli mi ha indicato che questa era la vita che desiderava per me. Più camminavo con voi, più il Signore mi attirava a sé e mi faceva desiderare di essere tutto Suo per i giovani.

Spero di rivedervi domenica mattina per la Messa che presiederò alle 10.30, per potervi ringraziare in Lui che compie sempre meraviglie nelle nostre vite se lo lasciamo entrare!

Dalla Lituania un post-novizio per l’Oratorio dei Sale

Non si può mai prevedere il piano di Dio, bisogna fidarsi e lasciarsi portare da Lui nella vita. Ogni volta riguardando il mio passato, mi stupisco del modo in cui Dio agisce – mi portava a vivere ciò che non avessi mai immaginato di vivere e tutto quello, per mio stupore, mi portava felicità.
Sono Tomas, salesiano di don Bosco, giovane di età e di professione. Provengo da un luogo non tanto lontano (anche se per alcuni può sembrare il contrario), dalla Lituania. 23 anni fa sono nato in un paese abitato da persone che amano la propria terra e amano il basket (non possiedo questo amore per il basket, però mi sento lituano comunque). Crescendo, mi interrogavo sempre di più sulle questioni esistenziali e sulle questioni riguardanti Dio (come capita a tutti a un certo punto). In Italia sono venuto guidato da don Bosco, lui era così grande che è riuscito ad andare fin lì, prendermi per mano e portarmi qui per insegnarmi come si vive da buoni cristiani e onesti cittadini. In Lituania, ormai 3 anni fa, ho lasciato i miei genitori, mio fratello e un gatto (ormai anche lui era della famiglia). Questo è stato uno dei primi passi, che mi ha introdotto a una vita stupenda (in quanto Dio la rende così).
Durante quest’anno scolastico sono stato a Nave (provincia di Brescia). Lì ho studiato filosofia, dopo l’estate tornerò lì per continuare il mio percorso di studio. Nella vita salesiana, specialmente durante quella iniziale, quando viene l’estate, si abbandona lo studio e si va a fare esperienze estive. Per tale motivo sono qui! Questa tra l’altro sarà la mia prima esperienza estiva da salesiano. Così come dicevo all’inizio, anche questa è una esperienza che non mi aspettavo di vivere – pensavo di vivere qui una semplice estate ragazzi, di vivere in un luogo che sarebbe stato una dimora temporanea prima del ritorno a Nave e più importante non sapevo cosa aspettare dalle persone che sono presenti qui ogni giorno. Invece questa estate ragazzi l’ho trovata stupenda, perché sostenuta dai cuori che ardono di passione per i giovani e che cercano il loro bene. Il luogo che doveva essere una dimora temporanea è diventata la casa dalla quale non vorrò andare via e le persone, che danno vita a questi ambienti, hanno cominciato ad occupare la mia mente giorno e notte. E così, ancora una volta, il Signore mi ha dimostrato che ogni suo piano porta solo il bene.
C’è ancora tanto da vivere prima della fine dell’estate, però sono sicuro che tutto ciò che il Signore mi proporrà, sarà per il bene dei giovani e di me stesso. Sono sicuro che a ognuno di noi Lui propone un viaggio da compiere, l’unica cosa da fare qui sarebbe quella di smettere di remare contro corrente, dove la corrente è Lui, e di lasciarsi andare meravigliandosi di tutto ciò che mi sta attorno.

Da Valdocco a Cuneo per seguire don Bosco

Chi l’avrebbe mai detto che il primo passo di questa nuova avventura l’avrei fatto proprio qui a Cuneo?

Un anno fa di questi tempi ero un giovane, contento di aver finito gli esami di maturità e voglioso di passare l’estate più bella della vita. L’estate della quinta superiore, le prime vacanze  senza pensieri, senza ansie ma con tanti desideri e incertezze sul mio futuro. Un ultimo respiro prima di immergersi in apnea nel mondo dell’università, un mondo che hai sempre ammirato ed atteso ma che pian piano che capisci di essere diventato grande, un po’ ti spaventa. Dodici mesi fa quando partivo per fare una parte del Cammino di Santiago de Compostela (primo step di una lunga estate) non mi sarei mai immaginato di trovarmi oggi qui a Cuneo.

Andiamo con ordine però, sono Pietro ho 20 anni e sono originario di Novara. Ho frequentato la scuola media e il liceo scientifico al San Lorenzo, la scuola dei Salesiani a Novara. Negli anni che ho vissuto a scuola ho iniziato a vedere quegli ambienti, quei corridoi, quei cortili quella mia classe non solo come scuola ma prima di tutto come casa, una casa dove mi sono trovato bene e che mi ha dato tanto. Ho iniziato a vedere quell’uomo, quel padrone di casa di cui tanto mi avevano parlato, don Bosco, non più solo come il nome di una grande persona protagonista di una storia vecchia ma come un padre, un esempio oggi come allora e un modello per la mia vita. Ecco allora come è iniziato il mio cammino, da casa nasce cosa, ho iniziato a fare animazione con i più giovani e a provare a vivere un po’ quello stile salesiano di don Bosco che tanto mi aveva affascinato, come potevo con i miei semplici mezzi, pronto ad ascoltare ogni consiglio e suggerimento che ricevevo da chi era più avanti di me e mi ha accompagnato in questa avventura. Ho scoperto un luogo dove potevo fare del bene, e tutto ciò inspiegabilmente mi faceva del bene e mi faceva stare bene.

Nel frattempo negli anni ho camminato sempre di più, ho conosciuto sempre meglio don Bosco, i Salesiani, tanti giovani dell’MGS (Movimento Giovanile Salesiano) e mi accorgevo che più io ci stavo in questa vita e più davvero mi sentivo contento, sereno, al mio posto. Ed è proprio quest’ultima sensazione che mi ha fatto interrogare. Non è che il Signore stia chiamando proprio me a seguirLo vivendo lo stile di don Bosco? A donare la mia  vita a Lui per i giovani? Una domanda molto scomoda, incompatibile con alcuni dei miei progetti di vita, ma una domanda talmente presente in me da non poterla nascondere. Non senza paura allora ho deciso di provare a verificare se questa cosa che mi girava nella testa potesse essere vera.

Quest’anno ho vissuto a Valdocco (proprio dove don Bosco ha fondato l’oratorio, dove ha vissuto per molti anni) in Comunità Proposta, ovvero insieme ad altri giovani che come me si stavano interrogando sulla loro vita. Un anno impegnativo, intenso ma bellissimo. Un anno nel quale ho fatto tanta verità in me e, aiutato, penso di essere riuscito ad ascoltare ciò che prima non volevo sentire. Ho messo da parte i miei programmi per guardare più in là, o meglio più in alto. Ho provato a prendere in mano seriamente la mia vita e ho provato a capire come farla diventare davvero un capolavoro. Sì, il mio posto era quello, era lì dove stavo bene, in cortile con i giovani a essere testimone di Qualcuno più grande di me provando a seguire l’esempio di quel prete che a Valdocco ha fatto miracoli per migliaia di ragazzi. Ho deciso di fare domanda per entrare nel Noviziato della Congregazione Salesiana per diventare un figlio di Don Bosco. Ed allora dopo un anno di studi, ho frequentato in questi mesi il primo anno di Filosofia all’Univeristà di Torino, sono stato mandato dai superiori qua a Cuneo per provare ancora di più a verificare e a confermare la mia  scelta. Vivere in una comunità salesiana e vivere per i giovani. In questo tempo in cui vivrò qui ai Sale non mi aspetto di vivere esperienze incredibili, straordinarie, meravigliose ma mi aspetto di vivere tanta normalità “salesiana” nella vita comunitaria, all’estate ragazzi, in parrocchia ed in oratorio con la bellezza della semplicità e dell’originalità della nostra vita ed anche di qualche piccola imperfezione o sbavatura. Alle cose indimenticabili non tocca a noi pensare, il Signore fa dei ricami bellissimi sui nostri tagli storti a noi spetta solo il compito di fidarci.

E’ vero non mi sarei mai aspettato un anno fa di essere qui, ma ora sono molto felice e contento e cercherò di dare sempre il mio meglio in quello che sarò chiamato a fare.

Questa è in sintesi un po’ la mia storia, se vedrete in cortile o in parrocchia ai Sale un giovane alto e biondo saprete che non si tratta di un giovane studente norvegese in “Erasmus” ma probabilmente sono io Pietro, giovane pre-novizio di Novara.

Ringrazio di cuore per l’accoglienza di questi primi giorni, mi avete davvero subito fatto sentire a casa.

Vi chiederei inoltre un ricordo nella preghiera per noi giovani che saremo chiamati a Settembre ad iniziare questo nuovo cammino e per i giovani che si stanno interrogando sul proprio futuro, che il Signore li sappia illuminare e doni loro coraggio per fare grandi scelte.

Pietro