Solennità di San Giovanni Bosco – Matteo 18, 1-6 / 10

Solennità di San Giovanni Bosco – Matteo 18, 1-6 / 10 – Anno C

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

Esegesi
II brano proposto per la festa di San Giovanni Bosco si trova all’inizio del quarto discorso programmatico di Matteo (discorso ecclesiastico), che si compone di vari brani messi insieme, senza uno stretto nesso logico: l’idea madre che li unisce è l’insegnamento impartito da Gesù ai suoi discepoli circa la condotta da tenere nella loro mutue relazioni. Tra le fondamentali disposizioni vengono indicati lo spirito d’infanzia (1-4) e la sollecitudine per i deboli (5-9) della nostra pericope.

CHI E’ IL PIÙ’ GRANDE (1)
La domanda è importante, perché viene riportata dai tre Sinottici (Me 9, 45-50; Le 9, 46-48) e perché sono i Dodici che la fanno. Gesù aveva sempre presentato la vita con il Padre nell’ai di là come un regno, quindi come una gerarchia, nella quale gli Apostoli sperano di avere il posto migliore. La madre dei figli di Zebedeo tornerà alla carica nello stesso senso (20, 20). La domanda dei discepoli guarda in primo luogo all’aspetto gerarchico. Gesù risponde con un chiaro insegnamento, che mette in primo piano l’aspetto spirituale: chi nella vita cristiana è degno di maggior stima davanti a Dio.

UN BAMBINO (2)
Ai tempi di Gesù il bambino ricordava un essere dipendente, a carico degli altri, che non rendeva, un essere bisognoso di protezione, non era tenuto in conto ed era anche disprezzato. Quando Gesù accoglie il bambino il suo atteggiamento è sulla stessa linea del suo atteggiamento di fronte ai poveri, ai pubblicani, ai peccatori.

SE NON VI CONVERTIRETE (3)
II termine greco “strefo”, traduce l’ebraico “sub”, tornare indietro. Proprio nel “tornare indietro” e nel riprendere le buone qualità del bambino: semplicità, remissività, accondiscendenza, umiltà, convinzione dia aver bisogno di Dio, ecc.., sta il segreto della vera grandezza.

NON ENTRERETE (3)
Ogni aspirazione alla preminenza e agli onori invece costituisce un ostacolo insormontabile per l’ingresso nel regno messianico.

DIVENTERA PICCOLO (4)
Quel che è niente e disprezzabile agli occhi del mondo, secondo una certa scala di valori, è grande agli occhi di Dio.

E CHI ACCOGLIE (5)
“Uno solo di questi bambini”, cioè un uomo, che messosi alla sequela di Gesù si è rivestito dello spirito di infanzia. “Accoglie me”. Gesù si identifica con questo discepolo, che si è fatto bambino e ha acquistato il primo posto nel regno. Gesù è presente dove c’è una persona disprezzata dal mondo. E ciò che dirà anche parlando dell’affamato, del prigioniero, dello straniero (25, 31-46)

CHI SCANDALIZZA… PICCOLI (6)
Gesù passa dai ” bambini” ai “piccoli”. I piccoli sono i discepoli, tra i quali possono esserci naturalmente anche i bambini, che hanno cominciato a seguire Gesù. Sono nulla per la loro condizione, non hanno una preminenza, ne vi aspirano, ma sono i più grandi, i più cari a Dio.

Sono persone dalla fede ancora fragile: non bisogna scandalizzarli ne abbandonarli, potrebbero smarrirsi. “Scandalo” etimologicamente è la pietra sul cammino sulla quale s’inciampa e fa cadere. Essere “pietra di scandalo” o “scandalo” significa essere per gli altri causa di stupore, spinta al peccato, scuotimento per la fede.

MEGLIO PER LUI (6)
“Meglio per lui”: è un’iperbole che serve a mettere in risalto la gravita del crimine di colui che col suo comportamento o per diretta seduzione fa deviare un credente dalla fede in Cristo. ” macina… da asino” è la pesante ruota di pietra che, fatta girare da un animale da tiro, serviva per macinare il frumento.

E’ INEVITABILE (7)
Seguono i v. 7-9 che parlano dell’inevitabilità degli scandali, cioè del fatto che sono una conseguenza logica e storica della natura umana corrotta e della necessità di essere drastici nell’evitarli: S’è la tua mano… se il tuo piede…

GUARDATEVI (10)
Dopo aver ammonito di non “‘disprezzare uno solo di questi piccoli”, asserisce che”;’ loro angeli in ciclo vedono sempre la faccia del Padre “. Gesù presuppone la dottrina degli angeli custodi, sviluppatasi nell’ A.T, (SI 91,11), e dice che gli angeli dei più piccoli tra i fedeli appartengono alla corte celeste e possono deferire al supremo tribunale divino ogni ingiustizia spirituale, come lo scandalo, subita dai loro protetti